“Prosegue il bollettino di guerra: ieri mattina, 28 ottobre, due infermieri sono stati pestati nel Reparto di cardiologia di Baggiovara, dai congiunti di una paziente che aveva rifiutato il prelievo di sangue da un tirocinante. Un far west inaccettabile che conferma l’urgente necessità di rapide misure di protezione per i nostri sanitari”.
Così Gennaro Ferrara, leader della Cisl Fp Emilia Centrale, rende noto l’ennesima storia violenta che stavolta è costata “venti giorni di prognosi a due professionisti che hanno il solo torto di aver fatto il loro lavoro”.
“NON FACCIO LA CAVIA”
Erano le ore 7:15 quando una anziana paziente, ricoverata in cardiologia per accertamenti, si è dovuta sottoporre al prelievo di sangue necessario prima di eseguire gli esami diagnostici.
L’infermiere in servizio ha chiesto, con gentilezza, se il prelievo poteva essere eseguito da un tirocinante universitario, al terzo anno di studi, così come previsto dal piano formativo.
La paziente, peraltro ex professionista sanitaria, ha declinato, asserendo “non faccio la cavia”. L’infermiere ha preso atto, eseguendo personalmente il prelievo, spiegando alla signora che l’impiego di tirocinanti è assolutamente previsto dalle regole di ingaggio ed evidenziando quanto sia fondamentale il percorso esperienziale di questi giovani professionisti.
IL RAID
Sembrava tutto a posto, fino a quando, intorno alle 8:30, il marito della paziente insieme ad altre due persone – tutti italiani – sono entrati in reparto, fuori dall’orario di visita, chiedendo di poter incontrare l’infermiere autore del prelievo.
Il professionista si è presentato, qualificandosi. La discussione con il trio è degenerata e il marito della paziente ha sferrato un pugno al volto del sanitario, facendolo accasciare a terra. Il branco degli aggressori ha iniziato a infierire sul giovane, bersagliandolo con calci e pugni davanti agli occhi di numerosi testimoni, tra i quali altri infermieri, due medici specializzandi, un tecnico della cardiologia e un oss.
Proprio un infermiere è intervenuto a difesa del collega, cercando di sottrarlo alla furia dei tre violenti e rimediando, pure lui, un pugno e delle contusioni multiple.
I due infermieri hanno ottenuto 10 giorni di prognosi ciascuno. Il primo dei due ad essere aggredito è rimasto a lungo sotto osservazione nel pronto soccorso, riportando contusioni ed escoriazioni in molte parti del corpo. Gli aggressori sono stati fermati e identificati dalla Polizia.
“Ringraziamo la Dirigenza dell’Azienda Ospedaliero Universitaria di Modena per la grande professionalità con cui sta seguendo il caso. Il personale del reparto si è dovuto fermare a causa di quello che è descritto come uno scenario apocalittico in un luogo di cura, tra lo sgomento dei pazienti. Si tratta di interruzione di pubblico servizio, ci sono i testimoni, c’è tutto quel che serve per vedere gli aggressori sbattuti in galera e sanzionati come prevedono le nuove norme. Ce lo auguriamo ma, purtroppo, non basta. Pochi minuti di follia hanno messo fuori servizio due infermieri che dovevano servire la comunità dei pazienti e dei ricoverati nella cardiologia di Baggiovara. Per il gesto di alcuni violenti tutti dovremo pagare il conto. E’ importante richiamare alla civiltà dei comportamenti: se anche ci fossero state ragioni, i canali da utilizzare erano la segnalazione all’Urp o alla direzione sanitaria, non certo l’uso della violenza”, attacca Cisl Fp.
Che aggiunge: “Non è solo necessario, è un dovere chiedere che la mattanza si fermi e lo si faccia con nuovi strumenti: apparecchi per la chiamata tempestiva dei soccorsi in caso di pericolo e la piena assistenza da parte del team legale, in questo caso dell’Azienda Ospedaliero Universitaria, durante la denuncia e il successivo ed eventuale processo. Vogliamo vedere gli aggressori davanti a un giudice e chiederemo all’Azienda di costituirsi parte civile, destinando i soldi del risarcimento a un fondo per il sostegno delle vittime di aggressione”.
A causa delle violenze verbali e fisiche, aggiungono Giulia Casamassima e Giuseppe Fornaro della Fp Cgil Sanità Modena “continuiamo a registrare una disaffezione per la professione che si traduce anche nella diminuzione delle iscrizioni alle facoltà infermieristiche. Basti pensare che nel concorso per personale amministrativo appena bandito dalle aziende sanitarie pubbliche dell’Emilia Romagna, dove l’Ausl di Modena è capofila, registriamo oltre 50 richieste di partecipazione da parte di personale sanitario e socio-sanitario che sono attualmente in forza in azienda, un dato che non si è mai registrato in precedenza e la dice lunga sulle condizioni di lavoro e lo stress psicologico e fisico che gli infermieri e gli Oss vivono ogni giorno”.