Il Governo e la maggioranza hanno approvato alla Camera (ma non si annunciano ripensamenti) un provvedimento che vieta la produzione e commercializzazione della canapa light e dei suoi derivati. Compresi estratti, resine, olii, pomate lenitive, farine… Proteste, appelli alla ragionevolezza, l’allarme per la sopravvivenza del settore e le argomentazioni scientifiche pare non siano serviti a nulla. Sarà un duro colpo per una filiera completamente italiana, costituita da circa 2mila aziende che danno lavoro a 10mila addetti e un fatturato annuo di 150 milioni. Alcune, importanti, anche nelle Terre d’Argine: coltivatori a Carpi e Rovereto e villa Canapa a Campogalliano ad esempio. Come ha dichiarato Federcanapa, “restano come uniche spiegazioni razionali il furore ideologico misto ad ignoranza, o una particolare volontà di affidare tutta la partita del fiore di canapa a qualche benedetta multinazionale farmaceutica”. Quel tanto di coltivazione e di filiera agroindustriale della canapa che si è faticosamente realizzato in Italia e in Emilia rischia di essere spazzato via. Non solo. Questo provvedimento scoraggia ogni sforzo di promuovere la coltivazione della canapa e sua trasformazione per uso industriale, mentre altri Paesi non solo europei stanno moltiplicando gli investimenti. Il Comitato ProCanapa di Carpi si era impegnato per promuovere la realizzazione di una filiera territoriale della canapa, dalla coltivazione in campo alla estrazione della fibra per il tessile e del canapulo per la bioedilizia. In questi due anni dalla costituzione, l’interesse verso questo progetto è cresciuto da parte di numerosi coltivatori, delle imprese e delle Istituzioni regionale e comunali. “C’è da chiedersi se in tale clima ostile e oscurantista, valga la pena continuare questo impegno” spiegano dal comitato. “La canapa è una pianta ecologica, cattura Co2 più degli alberi, rigenera terreni esausti (quindi ottima per le rotazioni) o li bonifica. Ma soprattutto può fornire derivati che sarebbero preziosi – se lavorati su scala industriale – per accompagnare la transizione ecologica e la decarbonizzazione di molti settori produttivi e altamente inquinanti, come la moda del fast fashion. Se fossimo un Paese avveduto con governanti lungimiranti, dovremmo predisporre un piano nazionale di produzione e trasformazione della canapa. Invece di smantellare ciò che c’è. Sarebbe un bene per l’agricoltura, per l’industria e per l’ambiente. Si può ancora nutrire questa speranza?”.
Guerra alla canapa: una straordinaria opportunità già finita?
Il Governo e la maggioranza hanno approvato alla Camera (ma non si annunciano ripensamenti) un provvedimento che vieta la produzione e commercializzazione della canapa light e dei suoi derivati. Compresi estratti, resine, olii, pomate lenitive, farine… Proteste, appelli alla ragionevolezza, l'allarme per la sopravvivenza del settore e le argomentazioni scientifiche pare non siano serviti a nulla. “Se fossimo un Paese avveduto con governanti lungimiranti, dovremmo predisporre un piano nazionale di produzione e trasformazione della canapa. Invece di smantellare ciò che c'è. Sarebbe un bene per l'agricoltura, per l'industria e per l'ambiente. Si può ancora nutrire questa speranza?” di domandano i componenti del Comitato ProCanapa di Carpi.