Termoablazione di tumore maligno della tiroide al Ramazzini: la paziente è stata dimessa un’ora dopo

Risolta un’importante neoplasia in appena 8 minuti: l’intervento, il primo in Azienda per questo tipo di patologia, è stato eseguito nelle scorse settimane all’Ospedale Ramazzini di Carpi dall’équipe della Struttura complessa di Endocrinologia diretta dal Professor Giampaolo Papi su una paziente affetta da carcinoma papillare tiroideo e si è concluso senza alcuna complicanza.

0
1465

È stata eseguita nelle scorse settimane all’Ospedale Ramazzini di Carpi dall’équipe della Struttura Complessa di Endocrinologia dell’Azienda Usl di Modena una procedura di Termoablazione Laser, sotto guida ecografica, in una paziente affetta da microcarcinoma papillare della tiroide. Si tratta di una operazione – la prima in Azienda per questo tipo di patologia – veloce e poco invasiva, che consente, su una certa tipologia di pazienti, di “bruciare” il tumore in modo completo e definitivo, riducendo il rischio di ripresentazione, e consentendo inoltre una rapida ripresa post-operatoria.

L’équipe è stata guidata dal Direttore dell’Unità Operativa Giampaolo Papi, ed era composta inoltre dalle dottoresse Francesca Piccinini, Martina Cicia e Maria Laura Monzani e dalle infermiere Viviane Ardente e Giulia Portente. L’intervento si è svolto su una paziente di 69 anni portatrice di neoplasia differenziata di 6 mm del lobo tiroideo destro, che aveva sempre rifiutato di sottoporsi a intervento chirurgico. È stata sottoposta ad anestesia locale ed è rimasta sempre sveglia e collaborante; al termine della procedura, che è durata complessivamente 8 minuti, non si sono registrate complicanze e non è residuata alcuna cicatrice. La permanenza della paziente in ospedale è stata di poche ore, con ingresso alle ore 7.30 e dimissione alle 12 in ottime condizioni generali.

“La procedura è assolutamente innovativa e al tempo stesso, in mani esperte, di semplice esecuzione – dichiara il Professor Giampaolo Papi – e risulta altamente efficace nel trattamento dei noduli tiroidei benigni sintomatici e in quelli maligni di piccole dimensioni, cosiddetti intraparechimali. I pazienti si dichiarano generalmente molto soddisfatti, perché, contrariamente a quanto avviene con la chirurgia tradizionale, non devono restare ricoverati per giorni in ospedale, non vanno incontro ad anestesia generale, non hanno sul collo una cicatrice permanente e, soprattutto, conservano pienamente la funzionalità della propria tiroide”.

“L’area sede del tumore in questa paziente – spiega la dottoressa Martina Cicia – è stata trattata con la somministrazione di calore generato da una fibra Laser. Le alte temperature raggiunte con questa tecnica consentono, infatti, di uccidere le cellule maligne e di ottenere la guarigione”.

“La selezione del paziente – afferma la dottoressa Maria Laura Monzani – è molto importante per poter curare il tumore in modo completo e definitivo, riducendo al minimo il rischio della sua persistenza in sede. Le dimensioni della neoplasia, le sue caratteristiche ecografiche e citologiche e, in particolare, la sua posizione precisa all’interno della tiroide sono elementi fondamentali per candidare il paziente alla procedura o escluderlo”.

La Struttura Complessa di Endocrinologia dell’AUSL di Modena ha iniziato le procedure di Termoablazione dei noduli tiroidei, sia EchoLaser che con Radiofrequenza, dal 2019: un’esperienza ormai quinquennale che l’ha resa uno dei Centri in Italia a maggior volume, avendo trattato finora 272 pazienti. Fa parte del MITT, il gruppo italiano dei trattamenti mini-invasivi della tiroide che include i centri di riferimento italiani per questa tipologia di procedure.