Si affittano camere ai lavoratori e le famiglie restano a bocca asciutta

1.600. Tanti erano gli appartamenti sfitti a Carpi alla fine dello scorso anno ma in città la fame di case non si arresta. A cosa è riconducibile questo apparente paradosso? Come mai sempre più famiglie faticano a trovare un alloggio sul mercato dell’affitto? Cosa è cambiato rispetto al passato?

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1.600. Tanti erano gli appartamenti sfitti a Carpi alla fine dello scorso anno ma in città la fame di case non si arresta. A cosa è riconducibile questo apparente paradosso? Come mai sempre più famiglie faticano a trovare un alloggio sul mercato dell’affitto? Cosa è cambiato rispetto al passato?

“Le cause che hanno portato a questa emergenza, peraltro non solo carpigiana ma estesa a tutto il territorio emiliano,  – spiega Maria Femminella, presidente di Confabitare – sono molteplici. Da un lato abbiamo assistito a un elevato numero di compravendite dopo la pandemia e ciò ha di fatto sottratto numerosi immobili al mercato dell’affitto. D’altro canto questo mercato ha subito una forte trasformazione: molti proprietari infatti allo scadere dei contratti tradizionali a lungo termine, hanno chiesto agli inquilini di liberare gli alloggi per poterli riconvertire. La richiesta di camere è altissima e, di conseguenza, a fronte di una domanda forte, gli appartamenti hanno cambiato volto”.

La tendenza è quella di affittare “camere a uso esclusivo con contratti temporanei ai tanti lavoratori che transitano nel nostro territorio. Insegnanti, infermieri, operai impegnati nei cantieri e studenti. Veri e propri pacchetti duttili e all inclusive che variano dai 400 ai 550 euro – precisa Maria Femminella – e che comprendono l’affitto della stanza, l’uso delle parti comuni, le spese delle utenze e quelle condominiali. Formule che rappresentano un grande vantaggio per i proprietari dei muri poiché, tendenzialmente, le camere tornano libere in pochi mesi e questo consente loro di riaffittarle velocemente o di vendere. In questo modo si riduce il rischio di incorrere in mancati pagamenti del canone e al contempo aumentano le rendite”.

Tutto questo, ovviamente va a scapito delle famiglie che faticano sempre più a trovare un appartamento. La scarsa disponibilità ha fatto schizzare le quotazioni dei canoni di locazione, basti pensare che oggi, nel carpigiano, un bilocale può arrivare a costare 600 euro al mese.

“A fronte di lavoratori con famiglie al seguito che, non trovando un’abitazione adeguata rinunciano all’incarico, le aziende private, magari vincitrici di appalti in zona, stanno correndo ai ripari ponendosi quali intermediari diretti con i proprietari. In questo modo – spiega Femminella – gli appartamenti mantengono quotazioni altissime: d’altronde perchè affittare ai singoli se si possono mettere a disposizione delle imprese a un prezzo più alto e con un ritorno sicuro?”. In realtà, in termini di convenienza economica, le cose sono più complesse: “chi affitta a un’azienda non ha diritto ad agevolazioni fiscali e quindi viene maggiormente tassato”.

Le associazioni degli inquilini e dei proprietari, compresa Coabitare, hanno sottoscritto un nuovo accordo territoriale per i contratti di locazione a canone concordato per i comuni dell’Unione delle Terre d’Argine, entrato in vigore il 16 ottobre 2023, con l’auspicio di ampliare il portafoglio di immobili da rimettere sul mercato dell’affitto e di vincere la diffidenza di certi proprietari usando sostanzialmente due leve: il beneficio fiscale (ndr – Imu agevolata e accesso alla cedolare secca) e maggiori garanzie contrattuali che di fatto limitano litigiosità e contenziosi.

“Insomma meno tasse per i proprietari e affitti più contenuti e dunque maggiormente sostenibili per gli inquilini. Affidarsi a un consulente per capire quali sono le agevolazioni fiscali, spesso del tutto ignorate, è la scelta migliore affinché tutti possano guadagnarci”, aggiunge Femminella.

Vi sono poi proprietari – per la maggior parte artigiani o pensionati che hanno acquistato un alloggio per avere una piccola rendita –  che dopo aver vissuto brutte e onerose esperienze, dai danneggiamenti dei locali all’iter tanto logorante quanto infinito di uno sfratto, hanno deciso di non affittare più.

L’Unione delle Terre d’Argine dal canto suo ha aderito al programma regionale Patto per la casa mettendo a disposizione fino a 12.000 euro di garanzie per il proprietario di case sfitte e fino a 2.000 euro di contributo a fondo perduto per l’inquilino che stipulano un contratto d’affitto 3+2 a canone concordato. Un’altra agevolazione significativa riguarda la riduzione dell’IMU, con aliquota al 0,0050 per i proprietari che affideranno al Patto per la casa il loro immobile. Ma quanti sono coloro che hanno aderito?

“La formula – conclude Maria Femminella – è piaciuta, ma incontra ancora delle resistenze perché nonostante l’ente pubblico faccia da garante e si assuma anche l’onere del pagamento di eventuali danni, per tanti è difficile pensare di affidare il proprio immobile, spesso frutto di tanti sacrifici, a uno sconosciuto. Vogliono essere loro a scegliere l’inquilino”.

Jessica Bianchi