J’Accuse è il titolo di DIG Festival 2024, giunto alla sua decima edizione, che si tiene a Modena dal 18 al 22 settembre. DIG Festival è il più importante evento europeo dedicato al giornalismo investigativo e di reportage, un punto di riferimento per addetti ai lavori a livello internazionale, ma anche un evento culturale sempre più apprezzato dal grande pubblico che chiede informazione e approfondimento. Tra gli ospiti principali ci saranno Francesca Albanese, attuale relatrice speciale delle Nazioni Unite sui territori palestinesi occupati, il magistrato antimafia Nino Di Matteo, la leggenda del giornalismo israeliano Meron Rapoport, l’attivista attivista e ricercatrice palestinese Mona Shtaya, la data journalist statunitense Premio Pulitzer Julia Angwin. Con loro tanti reporter, autori e autrici: tra questi Eddi Marcucci, Francesca Coin, Stefano Liberti, Christian Raimo, Janek Gorczyca, Matteo Nucci, Valerio Bassan, Nancy Porsia, Gianluca Costantini, Alberto Nerazzini, Diletta Bellotti, Laura Silvia Battaglia, Giuliano Battiston, Philip Di Salvo, Gianni Barbacetto, Saverio Lodato. Con il titolo «J’accuse» DIG Festival 2024 vuole rendere omaggio al giornalismo indipendente, a chi ha il coraggio di mettere «la verità prima di tutto», a chi prende posizione e ci mette la faccia. In un anno come questo, la scelta di questo tema è anche un omaggio alla memoria delle giornaliste e dei giornalisti che sono stati uccisi raccontando cosa succede in Palestina e più ampiamente in Medio Oriente. «J’accuse» ricorda a tutti che il ruolo del giornalismo, in quest’epoca di crisi e di guerra, è sempre lo stesso: denunciare l’ingiustizia, anche quando è rischioso o svantaggioso, perché solo così il giornalismo può salvarsi dalla bancarotta e riportare la politica entro il perimetro della democrazia.
Giovedì 19 settembre, nella cornice della Chiesa di San Carlo, si terrà la lectio magistralis di Francesca Albanese, Relatrice Speciale delle Nazioni Unite nei territori palestinesi occupati, e del giornalista freelance esperto di Medio Oriente Christian Elia. I due hanno scelto la locuzione «J’accuse» come titolo per il loro libro con cui invocano la fine del massacro in Palestina (Fuoriscena, 2023). La lectio sarà un’occasione per far luce sull’apartheid nei territori occupati in Palestina e sull’urgenza della questione arabo-israeliana ben prima dell’attacco terroristico di Hamas del 7 ottobre, e ispirerà con il suo messaggio l’intero programma del Festival.
I DIG talk pubblici saranno poi dedicati ai temi quali l’indagine dei disastri ambientali in Europa, gli estremismi e i nuovi fascismi, gli scenari di guerra a Gaza e in Ucraina, le disuguaglianze sociali e civili, la criminalità organizzata, l’intelligenza artificiale e il futuro di Internet, l’attacco alla libertà di informazione. Ne parleranno ospiti da oltre 30 paesi, tra cui Safwat Kahlout, giornalista palestinese e producer di Al Jazeera, arrivato in italia con la sua famiglia dopo aver documentato per mesi l’assedio di Gaza; Meron Rapoport, giornalista delle testate israeliane di opposizione +927 Magazine e Local Call; Jake Hanrahan, giornalista e documentarista britannico, fondatore di Popular Front, piattaforma indipendente che negli ultimi dieci anni ha riscritto le regole del reportage di guerra. E ancora l’attivista e ricercatrice palestinese Mona Shtaya, massima esperta di questioni tecnologiche connesse al conflitto israelo-palestinese, la data journalist statunitense Premio Pulitzer Julia Angwin e la teorica Tiziana Terranova saranno invece i fulcri della discussioni attorno alla tecnologia e alla società dei dati. In ordine cronologico, sarà la sera di mercoledì 18, nella Chiesa di San Carlo, grazie all’incontro esclusivo con il pm antimafia Nino Di Matteo, il primo «j’accuse» di DIG 2024: contro la rimozione della Trattativa Stato-mafia, contro una giustizia che non è uguale per tutti, contro le mordacchie che le riforme del governo vogliono stringere al giornalismo d’inchiesta e alla magistratura. Il magistrato che più di ogni altro ha proseguito la battaglia di Falcone e Borsellino, dialogherà con Saverio Lodato, il cronista che più di ogni altro ha scritto la storia di Cosa Nostra, e Alberto Nerazzini, giornalista investigativo e Presidente di DIG. Janek Gorczyca dialogherà con Christian Raimo di Storia di mia vita, il memoir – pubblicato da Sellerio e diventato un caso editoriale – che racconta senza filtri e ipocrisie trent’anni vissuti per strada a Roma, senza casa, documenti e un posto di lavoro fisso. Tra gli ospiti confermati anche lo scrittore Matteo Nucci, l’esperto di tecnologia Tiziano Bonini e il visual artist Salvatore Vitale, che presenterà a Modena i il suo nuovo video essay I Am a Human dedicato ai temi dello sfruttamento digitale dei lavoratori della gig economy in Sud Africa. Inoltre, il regista Michele Rho porterà il suo Benvenuti in galera, documentario sul primo ristorante al mondo aperto dentro un carcere, quello di Bollate, alle porte di Milano, in un doppio evento che vedrà anche la proiezione di 11 giorni di Nicola Zambelli, documentario che racconta la vita di un gruppo di detenuti della casa circondariale “Nerio Fischione” di Brescia. La proiezione di questi due film sarà anticipata da un panel dedicato ai temi delle carceri cui interverranno l’autrice e militante Eddi Marcucci e Valentina Calderone, Garante per i diritti delle persone private della libertà personale di Roma Capitale. Spazio anche al tema del cambiamento climatico, alle sue ripercussioni sull’ambiente italiano e il ruolo del giornalismo, cui saranno dedicati diversi panel cui interverranno esperti ed esperte quali Silvia Lazzaris, Diletta Bellotti e Stefano Liberti. Come avviene dal 2015, al centro del festival spazio ai DIG Awards, i premi annuali assegnati dalla giuria internazionale ai quali concorrono ogni anno i maggiori broadcaster e le più prestigiose testate giornalistiche al mondo – tra cui BBC, The Guardian, Al-Jazeera, Le Monde, CBC/Radio-Canada, France TV, PBS, ARTE, SVT – oltre a registi e registe indipendenti. I venticinque film e reportage d’inchiesta finalisti ai DIG Awards 2024 – selezionati tra centinaia di candidature – saranno proiettati non-stop al Cinema Astra, nel centro di Modena, con sottotitoli in italiano. Alla programmazione dei film in concorso si affiancheranno una serie di documentari «extra», in molti casi anteprime nazionali o regionali, tra cui No other land, opera di un collettivo israelo-palestinese di quattro registi e attivisti (Basel Adra, Hamdan Ballal, Yuval Abraham, Rachel Szor) realizzato in sei anni come atto di denuncia dell’occupuazione israeliana in Cisgiordania, che sarà proiettato per la prima volta in Emilia-Romagna proprio in occasione del Festival. Le mattine del 18 e 19 settembre saranno invece dedicate alle scuole superiori di Modena e Bologna, con l’adesione di oltre 800 studenti, invitati a partecipare alla proiezione di due documentari, seguita da incontri e Q&A in sala con gli autori.
Fiore all’occhiello del Festival e unicum nel panorama globale è il DIG Pitch, il premio dedicato ai progetti ancora in fase di sviluppo che mette in palio un contributo fino a 15mila euro. Nel corso degli anni, tramite il suo Pitch, DIG ha contribuito alla realizzazione di una trentina di documentari che, in molti casi, hanno poi raggiunto la distribuzione e il successo, e anche importanti palcoscenici internazionali, tra cui il Sundance e il Tribeca. Dal 2023 il premio è sostenuto dalla Fondazione Matteo Scanni, costituitasi a Milano per tenere viva e diffondere la passione per il giornalismo investigativo di Scanni, presidente di DIG fino al 2022, anno della sua prematura scomparsa.Il compito di assegnare i premi sarà affidato, come ogni anno, a una giuria internazionale composta da professionisti provenienti dal mondo del documentario, del giornalismo investigativo e della produzione cinematografica.
Il programma integrale dell’edizione 2024 è disponibile sul sito dig-awards.org