Tantissima gente ha partecipato nella sala del Parco Cascina lunedì 9 settembre all’assemblea pubblica organizzata dal Comune di Fabbrico per dare risposte ai cittadini sull’allevamento intensivo di tacchini autorizzato in via Bonifica 7 nelle campagne tra Fabbrico, la zona industriale Ranaro e Rolo. Il coinvolgimento della cittadinanza è arrivato fuori tempo utile perché i lavori di realizzazione dei tre capannoni su una superficie di 8mila metri quadrati sono partiti ed è ormai trascorso quasi un anno dall’approvazione del progetto con delibera di Giunta dell’ottobre scorso.
Alle domande puntuali del pubblico ha cercato di rispondere il Sindaco di Fabbrico, con toni anche accesi, per ribadire che il Comune non aveva margini per bloccare l’allevamento, autorizzato in conformità con le norme vigenti. All’incontro c’erano anche Arpae e Servizio Veterinario provinciale. Al termine della serata i dubbi e le preoccupazioni sono rimasti gli stessi, così i cittadini che non vogliono l’allevamento intensivo di tacchini sul loro territorio si sono costituti nel Comitato Ambiente e Salute di Fabbrico per tutelare il territorio, l’ambiente e la salute delle persone.
“Vista la classificazione di questo impianto, sarebbe stato opportuno – sottolineano – porsi delle domande come amministrazione, valutare costi e benefici, coinvolgendo e informando i cittadini, condividere le osservazioni sull’impatto ambientale e la ricaduta sulla salute delle persone, affrontare la questione etica rispetto al benessere animale negli allevamenti intensivi. Oltre alla relazione tecnica fornita dall’azienda sarebbe stato opportuno chiedere un parere a figure professionali competenti”.
Sebbene il Sindaco Ferrari abbia ribadito più volte di non aver avuto margini per bloccare l’allevamento, “sappiamo che non è così, perché in altri comuni, amministrazioni dello stesso colore politico, sono riuscite a opporsi insieme ai propri cittadini in modo assolutamente legale e rispettando la costituzione. Diversi aspetti tecnici sono stati tralasciati: gli impatti sulla viabilità, l’utilizzo smodato dell’acqua (in una zona in cui l’anno scorso sono state emanate ordinanze per limitarne l’uso a causa della siccità), le emissioni di polveri sottili, l’impatto odorigeno sul territorio circostante. Se inoltre non è previsto alcun onere di urbanizzazione, quali sono le ricadute positive sul paese a fronte di soli tre posti di lavoro?”.
Infine c’è la questione etica, tant’è che anche uno dei tecnici ha definito questi impianti un inferno per gli animali. “Al di là della sensibilità che può essere diversa da persona a persona – conclude Paolo Ascari – è il momento di fare una profonda riflessione. Animali allevati all’ingrasso, su una lettiera dove restano per tre mesi… è questa la contropartita che dobbiamo accettare in cambio di malattie, consumo del territorio e abuso sugli animali?”.
Cosa deve fare la politica se non dire cosa è meglio per la propria comunità in un futuro migliore per tutti? Le norme vanno cambiate, non solo rispettate. La politica serve a questo.
Sara Gelli
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