Rita Cucchiara si candida come rettore dell’Università di Modena e Reggio Emilia

“La visione che vorrei condividere con tutta la nostra comunità è quella di una Università dinamica e rinnovata, protesa a costruire il futuro, a rinnovare la propria reputazione e a garantire il benessere delle persone” scrive nella lettera indirizzata a tutto il personale. Cucchiara è una delle grandi eccellenze di Unimore. Se eletta sarebbe la prima donna a ricoprire quel ruolo.

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Lo ha annunciato con una lettera recapitata a tutto il personale dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia: studenti, ricercatori, professori e personale tecnico. Rita Cucchiara, professore ordinario di Ingegneria Informatica presso il Dipartimento di Ingegneria Enzo Ferrari, modenese classe 1965, sposata con due figli, ha più di trent’anni di esperienza nella ricerca scientifica in intelligenza artificiale e un curriculum che ne sostiene a pieno titolo la candidatura a rettore per il prossimo mandato 2025-2031. Per il Governo italiano ha svolto innumerevoli attività, così come tanti sono stati gli incarichi per Enti nazionali e internazionali.

L’annuncio della scelta

“La decisione di propormi come prossima Rettrice – si legge nella lettera – è maturata dopo molti mesi di riflessione e preparazione, ben consapevole dell’onore e del carico di responsabilità che implica la guida di un Ateneo. Unimore in questi decenni mi ha dato il massimo supporto per raggiungere in piena libertà risultati nella ricerca, nella formazione di giovani; mi ha permesso di acquisire esperienze nazionali ed internazionali nella gestione di iniziative e strutture, esperienze che penso sia giusto ora porre a servizio di tutta la comunità. In questi mesi, ho incontrato molte persone, vecchie amicizie e nuove conoscenze, raccogliendo incoraggiamenti, critiche, suggerimenti, entusiasmi, timori e speranze. A loro va il mio primo ringraziamento. Mi scuso per non aver ancora ascoltato le voci di ognuno di voi, ma sarà mia cura farlo nei prossimi mesi per costruire un programma corale, di ampio respiro, concreto e realizzabile.

Orgoglio e motivi di preoccupazione

Per Cucchiara, sono motivo di orgoglio la forza pluridisciplinare, l’unicità organizzativa della “Reti di Sedi” arricchita dalla collaborazione con l’Accademia Militare e recentemente da altri campus distribuiti sul territorio emiliano e lombardo, la promozione del pensiero libero ed eticamente valoriale, dell’inclusione e della parità di genere, le eccellenze nella didattica, nella ricerca, l’apporto “silente, tenace e caparbio” del personale amministrativo, tecnico e bibliotecario, ma non mancano i motivi di preoccupazione.

“La situazione geo-politica, con il ruolo ridimensionato dell’Europa nel panorama internazionale, richiederà uno sforzo ancora maggiore di sprovincializzazione e stabile collaborazione internazionale per il nostro Ateneo. Le difficoltà economiche di molte famiglie, la fragilità dei giovani post-pandemia, che spesso rinunciano alla sfida universitaria di tradizione o preferiscono alternative allettanti come le università telematiche, e, infine, il calo demografico dovranno far ripensare con flessibilità e coraggio le nostre iniziative di formazione pre- e post-laurea e i servizi che dovremo offrire in chiave moderna, attrattiva e concreta. Le risorse economiche limitate che ci attendono, sia per il termine di finanziamenti PNRR, sia per i tagli di recente prospettati, ci dovranno dare l’abbrivio per uscire dai nostri studi e laboratori, far conoscere meglio i nostri risultati, alla ricerca anche di nuove modalità e canali di finanziamento. In un mondo sempre più complesso, la nostra Università come ente pubblico autonomo, artefice del proprio destino, deve ritrovare la forza per plasmare nuove idee generatrici di pianificazioni lungimiranti e visionarie, e riappropriarsi del ruolo cardine nella società come interlocutore autorevole di enti pubblici, privati, sociali, sanitari, modello propulsivo della cultura, della scienza e dell’innovazione”.

Costruire il futuro

Quando guarda al futuro Cucchiara invita a ripensare le infrastrutture di Unimore e i suoi servizi “con paradigmi moderni, efficaci ed iniziative innovative pluridisciplinari e multidisciplinari, in linea con i migliori esempi del panorama nazionale ed internazionale. Il futuro, però, non si costruisce da soli ma trovando alleati nelle istituzioni cittadine, regionali e statali, nei Ministeri di riferimento, in Europa, nelle aziende. Servono co-investimenti ingenti, per iniziative a lungo termine quali studentati e foresterie, laboratori, aree congressuali, sale studio e zone ricreative. Metterò a disposizione il mio impegno e la mia lunga esperienza accademica, istituzionale e di collaborazione con forze economiche e industriali per coinvolgerli in un grande patto per Unimore, perché le sfide che ci pone il futuro si possono vincere solo con grandi idee e la tangibile e fattiva co-partecipazione di tutti gli interessati. Questo avviene, oggi, in tante parti dell’Europa e del mondo e questo il nostro passato ci insegna.

Rinnovare la reputazione

“Il nostro posizionamento negli ultimi anni si sta purtroppo offuscando rispetto ad altri Atenei (come rilevano diversi trend statistici, quali CENSIS, QS Ranking, ARWU Ranking…), malgrado il persistere di punte di eccellenza in campo umanistico, scientifico, medico e tecnologico. Nella mia vita di scienziata ho condiviso l’anelito verso la buona ricerca internazionale, base di una didattica consapevole e di un “give-back” concreto nella terza missione. Per questo profonderò il massimo impegno nel favorire strategie premianti e incentivanti per chi si adopera per la reputazione dell’Ateneo in tutti i suoi aspetti, quali ricerca, formazione, assistenza sanitaria, governance, supporto alla società e all’assolvimento degli obiettivi ONU 2030, la nostra “quarta missione”. Un buon posizionamento dell’Ateneo è richiamo per colleghi di valore, favorisce nelle collaborazioni con centri di ricerca, imprese di prestigio e qualifica la formazione delle competenze delle nuove generazioni, migliora gli indicatori su cui si basano i finanziamenti ministeriali, ci offre un viatico per l’Europa e per il mondo e ci dà la misura della qualità dello svolgimento della Missione dell’Università.

Benessere e sostenibilità

Il benessere e la sostenibilità che un Ateneo ha come obiettivi per la società, permettetemi l’egoismo, vanno rivolti anche a noi stessi, ponendo al centro chi studia e lavora in Università prima dei processi. Sono obiettivi che possiamo raggiungere non lavorando di più, ma lavorando meglio. Due le strade primarie da percorrere: semplificazione (“come Rettrice mi farò promotrice di una olistica riprogettazione digitale dei nostri processi, sfruttando ogni tecnologia che semplifichi il nostro lavoro ed abiliti modelli previsionali efficaci per rendere sostenibile ogni nuova iniziativa”)  e valorizzazione delle competenze (“per ottenere questo dovremo far ricorso a modelli più flessibili nella gestione del tempo per la didattica, ricerca e terza missione per il personale docente, nella formazione alla ricerca delle giovani leve accademiche, nella personalizzazione dei curricula per una maggiore motivazione degli studenti, nel mutuo riconoscimento dell’importanza paritetica di ogni ambito del sapere dell’ateneo, umanistico, tecnico, scientifico e medico, e nella riqualificazione dell’essenziale contributo del personale tecnico, amministrativo e bibliotecario, anche ricorrendo a nuove forme di welfare, di flessibilità lavorativa e di coinvolgimento nelle fasi decisionali del nostro ateneo”).

Il programma definitivo sarà reso noto nei prossimi mesi e Cucchiara chiude la propria lettera con l’invito a collaborare: “spero nel vostro coinvolgimento per la stesura di un impegnativo programma a medio e lungo termine, innovativo e caratterizzante del prossimo mandato rettorale”.

S.G.

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