Aveva solo 31 anni Valentina Fino, l’infermiera bolognese che nel pomeriggio di sabato 10 agosto ha perso la vita precipitando in un dirupo per circa 100 metri, mentre stava percorrendo un sentiero insieme al compagno, il 34enne carpigiano Andrea Pedata, sull’Alpe di Succiso, nel comune di Ventasso, sull’Appennino Reggiano. Una tragedia enorme che lascia un grande vuoto in tutti coloro che l’hanno conosciuta e amata.
“Ci siamo conosciuti sui sentieri – racconta Andrea – e c’è stata un’immediata e fortissima connessione. Come se fossimo legati nel profondo. E non solo dalla passione per la montagna. Entrambi molto sensibili, riservati e introversi. Ma la nostra priorità era essere sempre gentili verso il prossimo. Avevamo una vita totalmente salutare, piena di allenamento e alimentazione sana. Non ci piaceva frequentare locali o aree cittadine. Amavamo moltissimo la natura incontaminata, il silenzio e le cose semplici”.
Entrambi appassionati di escursionismo da molti anni, camminavano per ore mei weekend ma anche nella quotidianità dopo il lavoro. “Aspettavamo il tramonto per vedere che effetto ci faceva. Ci scambiavamo pensieri profondi e ci baciavamo sotto quella luce magica. Avevamo tanti progetti insieme. Di vita soprattutto ma anche di escursionismo. Avevamo da poco percorso la Via Vandelli da Modena a Massa per un totale di 180 chilometri e saremmo partiti per l’Alta via dei parchi il 1° settembre, partendo da Parma per arrivare a Bologna, 12 giorni dopo”, prosegue Andrea. Al loro ritorno avrebbero affrontato a metà settembre l’esame d’ammissione per il corso di guide ambientali escursionistiche a cui erano iscritti, “con la prospettiva di dedicarci insieme a ciò che amavamo”.
Valentina “era una compagna sempre premurosa, dolce e attenta. Eravamo entrambi molto precisi: programmavamo tutte le uscite in montagna in ogni dettaglio. Seguivamo solo percorsi Cai e studiavamo per giorni le tracce gps. Non abbiamo mai acceso la tv insieme. Valentina era molto coscienziosa e minuziosa nello studio dei tracciati. Chiunque abbia girato in montagna con lei lo può confermare. Questo mi dà la certezza che non avrebbe mai imboccato un sentiero se l’avesse reputato pericoloso, soprattutto avendo un occhio di riguardo percorrendolo con me. Purtroppo è successa una cosa terribile. Ancora non me lo riesco a spiegare. Il dolore è troppo forte. Ho sentito un urlo e l’ho vista volare. Mi sono sporto e non c’era più”.
In passato Andrea ha partecipato a corsi di soccorso in montagna, “sono preparato anche a condizioni di valanga, conosco le procedure. Ho chiamato il 115, ho dato le coordinate gps e fornito tutti i dettagli. Poi il pensiero che potesse essere spaventata e dolorante giù da quel burrone mi ha fatto prendere la decisione di calarmi. Ho affrontato una discesa molto ripida di 100 metri, senza mai pensare che lei non ci fosse più. In qualche modo l’ho raggiunta. Respirava ancora. Senza toccarla ho provato a chiamarla, ma era incosciente. A quel punto sotto indicazione telefonica del soccorso Alpino sono risalito in un punto ben visibile per segnalare la posizione esatta di Valentina.
Dopo poco avevamo sopra la testa un elicottero dei vigili del fuoco e uno del Soccorso Alpino. I soccorritori si sono calati 35 minuti dalla mia prima chiamata. Un intervento impeccabile. Poco dopo la notizia. Valentina non ce l’ha fatta.
Mi è crollato il mondo addosso”.
“Andrea e Valentina, per sempre insieme”. Valentina aveva scritto queste parole un’ora prima di andarsene, sul libro di vetta custodito sulla croce del monte Casarola. “L’unica consolazione è che se n’è andata felicissima, facendo ciò che più amava al mondo”.
Jessica Bianchi