Chi sono i ragazzi hikikomori?

In provincia di Modena nel primo semestre 2023 sono state 100 le situazioni di ritiro sociale che hanno giovato di una consulenza del progetto del Centro Adolescenza, equamente divisi tra maschi e femmine (48). Nel Distretto di Carpi i casi sono stati 20 (8 ragazzi, 12 ragazze).

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Li chiamano i ritirati. Gli eremiti dei tempi moderni. Per loro però, alla fine degli Anni Novanta, lo psichiatra giapponese Tamaki Saitō ha coniato un termine ad hoc: hikikomori, dalla fusione dei due verbi ritirarsi e stare in disparte. I ragazzi hikikomori scelgono di prendere distanza dal mondo e trascorrono la maggior parte del loro tempo chiusi nella propria stanza, alle volte isolandosi persino dal resto della famiglia. Spesso l’unica finestra dal cui guardano “fuori” è quella mediata da Internet. In Italia si stima siano oltre 50mila gli studenti di scuola superiore che si identificano con una situazione di ritiro sociale e il nostro territorio purtroppo non sfugge al fenomeno. Alla psicologa Maria Corvese, responsabile del Centro di Psicologia dell’adolescenza dell’Ausl, chiediamo:

Dottoressa, in cosa consiste il fenomeno dell’Hikikomori e chi colpisce maggiormente?

“Il fenomeno del ritiro sociale è caratterizzato dal progressivo restringimento dei contatti sociali con i pari. L’insorgenza si colloca perlopiù tra i 12 e i 16 anni. In questo momento la condizione di ritiro sociale riguarda in ugual modo le adolescenti e gli adolescenti, senza differenza di genere”.

Come riconoscere i sintomi?

“Il fenomeno si rende evidente attraverso la riduzione della frequenza scolastica motivato, spesso, da ansia e malesseri somatici di tipo gastroenterologico o mal di testa che non trovano riscontro in una causa organica. Le assenze da scuola non sono però l’unico indicatore: per parlare di ritiro sociale infatti è necessario che vi siano segnali di restringimento delle occasioni di incontro con i pari e delle attività extrascolastiche precedentemente frequentate. E’ possibile che le relazioni sociali vengano cercate o spostate on line. In questo caso non è Internet che ruba gli adolescenti alla realtà, sono gli adolescenti che cercano di coltivare la propria nascita sociale nello spazio virtuale. Dietro lo schermo la paura di essere giudicati male e di fare brutta figura è più gestibile. Non assente, ma gestibile”.

Quali le cause?

“Si tratta di un segnale di crisi nel continuum della costruzione del sé: ci si sente inadatti, impresentabili, si sperimenta vergogna al cospetto dei coetanei di cui si teme e anticipa un giudizio negativo. Di fatto si tratta dello sguardo eccessivamente critico con cui si guarda a se stessi a causa del confronto con l’immagine ideale di ciò che si pensa di dover essere: sempre felici, prestazionali, di successo, approvati dagli adulti e dai pari”.

Dal vostro osservatorio il fenomeno è in crescita?

“Il Centro Adolescenza del Servizio di Psicologia dell’Ausl di Modena ha avviato un progetto di prevenzione chiamato Ri.So. (Ritiro Sociale) che dal 2021 realizza attività di sensibilizzazione, promuove la rete tra le risorse del territorio che già lavoravano a favore degli adolescenti e fornisce consulenza a insegnanti, operatori sociali, sanitari e a genitori in tema di ritiro sociale.

I dati del primo semestre 2023 fotografano che in tutta la provincia sono state 100 le situazioni di ritiro sociale che hanno giovato di una consulenza del progetto del Centro Adolescenza, equamente divisi tra maschi (52) e femmine (48), frequentanti le scuole secondarie di primo (47 situazioni) e di secondo grado (53). Le situazioni di ritiro sociale sono sempre seguite in rete tra più servizi; lavorare insieme, tra scuola, genitori e servizi territoriali, è il migliore antidoto al sintomo dell’isolamento. Intercettate precocemente, queste situazioni non hanno bisogno di servizi sanitari di secondo livello: i dati del primo semestre indicano che 60 casi su 100 non hanno necessitato della presa in carico da parte di un servizio del Dipartimento di Salute Mentale-Dipendenze patologiche e il lavoro è stato impostato in rete o con il servizio di psicologia o con i servizi sociali ed educativi dell’Ente Locale. Nel Distretto di Carpi i casi sono stati 20 (8 ragazzi, 12 ragazze). Gli iscritti alla scuola secondaria di primo grado sono 11”.

Jessica Bianchi

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