Sempre più di frequente si sente parlare di apnee notturne ostruttive (OSA) e capita non di rado di conoscere persone a cui è stata diagnosticata questa patologia. Un russamento particolarmente forte, una stanchezza eccessiva durante la giornata, disturbi di concentrazione e memoria, sono i principali campanelli d’allarme che inducono le persone a rivolgersi allo specialista per approfondire, scoprendo poi di avere a che fare con vere e proprie apnee notturne ostruttive che, in quanto tali, devo essere opportunamente trattate e curate. A spiegarci l’importanza di una diagnosi corretta, che consenta poi di intraprendere un percorso specifico per trattare questa patologia, è la dottoressa Rosita Melara, responsabile del centro disturbi del sonno e della sindrome delle apnee ostruttive notturne all’Ospedale di Mirandola.
Che cosa si intende per apnee notturne ostruttive?
“L’OSA è una patologia cronica che interessa il 20% della popolazione in Emilia-Romagna (in Italia la prevalenza è maggiore), indistintamente dal genere e che non risparmia nemmeno i bambini. Questa patologia è caratterizzata da episodi di ostruzione completa o parziale delle alte vie aeree, in modo intermittente. Si tratta di un’ostruzione in grado di determinare episodi apnoici o ipopnoici della durata di almeno dieci secondi che si ripetono nella notte, con forme da lievi a gravi caratterizzate, dal punto di vista sintomatologico, in un sonno non ristoratore con notevoli ripercussioni sulla vita diurna del paziente. Può manifestarsi in qualunque età anche se è prevalente dopo i 35 anni”.
Quando queste apnee notturne ostruttive diventano preoccupanti ed è opportuno rivolgersi allo specialista?
“Sono preoccupanti quando diventano causa di sintomi che interferiscono con le attività della vita quotidiana, cioè molto spesso il paziente afferisce all’ambulatorio del medico di base o dello specialista riferendo tutta una serie di sintomi che non sono da sottovalutare, ad esempio una sonnolenza diurna marcata, un sonno non ristoratore, alterazioni della concentrazione o della memoria, alterazioni della libido, fino ad avere delle vere e proprie patologie anche in età giovanile, come un’ipertensione resistente ai farmaci, un diabete resistente all’insulina oppure, molto più frequentemente, aritmie cardiache. Sono poi gli stessi specialisti o il medico di base che, conoscendo meglio la patologia rispetto a 20 anni fa, indirizzano il paziente al centro OSA, al fine di eseguire una poligrafia”.
Le apnee notturne ostruttive vengono solitamente associate al russamento. Quali campanelli d’allarme ci dovrebbero indicare che ci troviamo di fronte ad apnee ostruttive e non a un semplice russamento?
“Sicuramente il russamento è un sintomo riferito dal paziente, ma il russamento può anche essere fine a se stesso e quindi bisogna indagare: lo specialista, che conosce l’OSA, chiede ulteriori informazioni al paziente, ad esempio se il russamento sia associato a interruzioni del respiro, aspetto spesso riferito dagli stessi familiari che accompagnano il paziente, o se sia seguito da una sonnolenza patologica durante il giorno (Scala di Epworth). Bisogna approfondire dal momento che non è detto che chi russa abbia un’OSA: va prevista, ad esempio, la visita dall’otorinolaringoiatra”.
Quali sono le cause delle apnee notturne ostruttive?
“Le cause che possono determinare l’insorgere di questa patologia sono diverse: si ha spesso una correlazione tra obesità e l’OSA, per cui il sovrappeso è sicuramente un fattore di rischio. Ma non è l’unico. Vi possono essere ad esempio anche delle alterazioni strutturali anatomiche presenti nel paziente dalla nascita o dall’età infantile, come l’ipertrofia tonsillare o ipertrofia adenoidea, ma anche la macroglossia (una lingua particolarmente grossa) o ipertrofia del palato, così come delle malformazioni a livello mandibolare. Per questo è importante avere un team multidisciplinare che possa fare una valutazione completa del paziente da tutti i punti di vista”.
Una volta che lo specialista ha riscontrato la presenza di questa patologia, qual è il percorso che il paziente deve intraprendere?
“È importante rivolgersi a un centro specializzato come il nostro, Centro OSA Area Nord a Mirandola, dove da circa 20 anni esiste un percorso diagnostico- terapeutico – di follow up (PDTA) in grado di prendere in carico il paziente OSA a tutto tondo. Si tratta di un’unità operativa multidisciplinare, dove lo pneumologo collabora con altri colleghi, come otorinolaringoiatri, cardiologi, dietisti, chirurghi maxillofacciali.
Il paziente arriva al centro per una visita pneumologica di screening attraverso la quale viene valutata la presenza di presupposti per poter eventualmente proseguire un percorso di tipo strumentale. È importante questa prima indagine specialistica, al fine di sondare il sospetto più o meno fondato di OSA, dopo di che si programmerà, se necessario, un monitoraggio cardiorespiratorio notturno domiciliare ossia una registrazione multiparametrica, essenziale per poter avere una diagnosi precisa.
Una volta arrivati alla diagnosi, collegialmente definiamo il percorso terapeutico da seguire, non esclusivamente un percorso ventilatorio, ma può trattarsi di un percorso nutrizionale, di un intervento otorino o maxillo-facciale, di una prescrizione di dispositivo di avanzamento mandibolare (MAD) o di un accertamento polisonnografico completo con EEG (elettroencefalogramma associato). L’ aspetto fondamentale è che il paziente venga seguito e controllato nel tempo, migliorando l’aderenza ai trattamenti terapeutici in relazione alle fasi della patologia”.
Un’apnea non diagnosticata a quali conseguenze può portare?
“Dipende molto dal numero delle apnee, dalla storia clinica del paziente e dalle comorbilità esistenti: generalmente le apnee ostruttive di grado moderato-severo non diagnosticate, e di conseguenza non trattate, espongono a grossi rischi dal punto di vista cardio-vascolare, neuro-vascolare e metabolico e questo è uno dei punti su cui focalizziamo il nostro percorso terapeutico. È importante spiegare questo aspetto, vale a dire i rischi che si corrono non curando le apnee, sia nell’adulto che nel bambino. Fortunatamente negli ultimi anni si parla di più di questa patologia ed è maggiormente conosciuta sia dai pazienti che dai medici di medicina generale.
Si pensi che spesso sono le Forze dell’Ordine che ci inviano, tramite il medico curante, i pazienti sospetti OSA. L’OSA rappresenta infatti un fattore di rischio di sonnolenza diurna patologica e quindi può essere la causa di incidenti stradali e sul lavoro. I “colpi di sonno alla guida”, possono essere secondari, determinati dalla presenza di OSA misconosciuta la cui diagnosi è garantita solo dall’esecuzione di esame strumentale poligrafico”.
Federica Boccaletti