I risultati di una ricerca per la cura del tumore al polmone condotta da Rita Leporati, oncologa, nata a Carpi nel 1991, le sono valsi un premio internazionale che le verrà consegnato la prima settimana di aprile a San Diego, negli Stati Uniti, nell’ambito del congresso mondiale AACR Annual Meeting 2024.
“Sono ancora incredula per aver vinto questo premio che viene attribuito ogni anno a ricercatori di tutto il mondo ma prevalentemente americani”.
Dopo essersi laureata in Medicina e Chirurgia presso l’Università di Modena nel 2017, Rita Leporati ha completato la specializzazione in Oncologia Medica all’Università di Milano presso l’Istituto Nazionale dei Tumori, dove attualmente lavora come oncologa.
Qui ha vinto un premio finanziato dall’Associazione Americana per la Ricerca sul Cancro (The American Association for Cancer Research, AACR) per supportare la sua partecipazione al congresso annuale dell’AACR che quest’anno si terrà a San Diego, California, dal 5 all’11 aprile, e dove potrà presentare i risultati di uno studio a cui sta collaborando.
In cosa consistono i risultati del tuo studio?
“Il progetto per cui mi è stato assegnato questo premio, e che presenterò al congresso, riguarda l’analisi delle cellule tumorali circolanti in pazienti affetti da tumore del polmone in stadio precoce candidati a chirurgia, per studiare il ruolo di queste cellule come potenziali biomarcatori prognostici e predittivi di risposta ai trattamenti. Ricevere questo premio rappresenta un motivo di orgoglio nel vedere riconosciuti gli sforzi che insieme al gruppo di ricerca dell’Istituto Nazionale dei Tumori abbiamo compiuto nel corso degli ultimi anni, oltre che una preziosa opportunità per presentare i risultati preliminari a livello internazionale, anche nell’ottica di instaurare collaborazioni”.
Quali progressi sono stati fatti negli ultimi anni nella cura del tumore al polmone?
“Negli ultimi anni abbiamo assistito a un rapido sviluppo delle prospettive di cura per le neoplasie polmonari, grazie soprattutto all’immunoterapia e a terapie biologiche target. Un importante chiave di volta rimane quindi imparare a selezionare quali pazienti possono beneficiare di queste cure, per personalizzare sempre di più i trattamenti”.
Da dove deriva la tua vocazione per questa branca della Medicina?
“Spesso la scelta di combattere il cancro come mestiere deriva da esperienze di vissuto personale, unite alla passione per le sfide difficili e alla presunzione di poter impattare positivamente sulla vita degli altri. Nel mio caso la scelta ha compreso la combinazione di questi fattori oltre alla curiosità verso un campo in rapida evoluzione sotto vari aspetti”.
In futuro vorresti continuare a svolgere la tua attività di Oncologa a Milano o desidereresti tornare a Carpi?
“L’esperienza a Milano è stata una tappa essenziale per la mia crescita personale e professionale, ma non ho mai considerato Milano la mia città e il mio desiderio sarebbe di tornare a lavorare in Emilia Romagna, con la speranza di poter portare avanti anche attività di ricerca, che considero una parte integrante e preziosa del lavoro dell’oncologo, anche se in Italia questo non sempre è possibile”.
Chiara Sorrentino