La storia di Matteo, un 14enne veronese, nei giorni scorsi ha fatto letteralmente il giro dei social. Il giovanissimo stava andando in bicicletta al campetto di calcio per giocare a pallone con gli amici quando ha sentito delle urla. Matteo ha visto un uomo sdraiato a terra con a fianco la moglie in un evidente stato di agitazione. E allora non ci ha pensato due volte, si è fermato, ha preso il telefono dalle mani della donna, ha dato indicazioni ai soccorritori e poi, guidato dal personale sanitario, ha eseguito il massaggio cardiaco fino all’arrivo dell’ambulanza. “L’avevo visto fare nella serie televisiva Doc” ha dichiarato Matteo, il cui intervento ha di fatto salvato la vita del 65enne. Un lieto fine che dimostra come, un intervento tempestivo, anche seguito da mani inesperte, possa fare la differenza tra la vita e la morte.
Ed è proprio questo lo spirito che anima il progetto 118 sQuola nato in punta di piedi a Modena nel 2013 per poi estendersi a tutta la provincia anche grazie alla creazione di Sapere&Salute una sezione dedicata all’interno del sito dell’Azienda sanitaria di Modena attraverso la quale le scuole, dalle materne alle superiori, possono prenotare la “visita” di operatori del 118, coadiuvati da volontari. “Personale dovutamente formato che entra in classe – spiega il referente del progetto Luca Gherardi del Dipartimento di Emergenza-Urgenza dell’Ausl di Modena – per spiegare in modo chiaro e rapportato all’età degli alunni, l’importanza di fare tutto il possibile per aiutare chi si trova in difficoltà”. La maggior parte dei bambini della scuola primaria sa già utilizzare un telefono pertanto, prosegue Gherardi, “il nostro obiettivo è quello di spiegare cosa possono fare nel caso in cui si trovino in una situazione di potenziale pericolo. Simuliamo una chiamata di emergenza al 118, spieghiamo come comporre il numero e quanto sia fondamentale conoscere il proprio indirizzo e numero civico per dare indicazioni ai soccorritori e aprire loro la porta. Inoltre sfatiamo le paure legate all’ambulanza, mostrando i materiali, alcune procedure da eseguire, come la posizione laterale di sicurezza e le tecniche di rianimazione cardiopolmonare, e diamo le prime basi di anatomia con parole semplici”.
Tanti bambini trascorrono i loro pomeriggi insieme ai nonni e devono essere preparati, nel caso l’adulto si senta male, ad agire prontamente facendo la propria parte. “Investire sui piccoli e, a ricaduta, sulle famiglie, è essenziale per creare maggiore consapevolezza circa la gestione delle emergenze in attesa dei soccorsi. Bastano pochi gesti – prosegue Gherardi – per fare la differenza soprattutto in caso di arresto cardiaco”.
Tra gli operatori del 118 che da anni entra nelle classi vi è anche l’autista soccorritore carpigiano Alan Ferretti: “è un’esperienza estremamente stimolante e che vivo con grande entusiasmo perché i bambini, così come i ragazzi più grandi, sono reattivi e interessati. Questo è un progetto che ci riempie di orgoglio poiché offre ai più giovani conoscenze pratiche e spendibili nella vita quotidiana. E chissà, magari saranno proprio loro a contribuire a salvare la vita qualcuno… Un pensiero che ci rassicura. Ed è davvero bello che vi siano soccorritori che dedicano parte del proprio tempo libero, magari dopo un lungo turno in ambulanza o in Pronto soccorso, a queste attività”.
Il 118 entra anche nelle scuole superiori, grazie al progetto Mini Anne: sai salvare una vita?, dove ai ragazzi viene ribadita l’importanza di dare informazioni dettagliate e di non cedere alla paura quando si verificano episodi gravi: “le conseguenze legate ad abuso di alcol o di sostanze stupefacenti possono spaventare il gruppo dei pari che tende a edulcorare la verità dei fatti o, peggio ancora, a lasciare solo un amico in difficoltà. Allertare tempestivamente il 118 e non abbandonare chi sta male è prioritario: provare a salvare qualcuno non comporta alcuna conseguenza negativa, evitare di farlo sì. Stiamo tentando di costruire una rete di persone che, a tutti i livelli, conosca le manovre salvavita e non abbia timore a utilizzare i DAE. I Defibrillatori Semiautomatici Esterni, lo ricordiamo, possono essere usati dagli over 18 o dai sedicenni se guidati al telefono da un operatore del 118. Non dimentichiamolo mai, tutti possono salvare vite, bambini compresi”.
Ma anche mamme e papà non vengono trascurati: “grazie alla sinergia nata in Area Nord, tra la Pediatria di Comunità e il 118 ha preso forma il progetto Mi stai a cuore. Un ciclo di tre incontri – conclude Alan Ferretti – dedicati alla sicurezza del bambino in auto, alla disostruzione delle vie aeree e al primo soccorso pediatrico in casa dove vengono dispensati consigli utili e pratici per salvaguardare la salute e la sicurezza dei bimbi”.
Jessica Bianchi