Smog, Legambiente Emilia-Romagna: “moltiplicare le città 30”

La misura che ha abbassato i limiti in molte strade della città parte innanzitutto da un tema di sicurezza stradale ma, allo stesso tempo, i dati sulle esperienze simili già esistenti all'estero dimostrano che la Città 30 "ha un impatto positivo sull'inquinamento dell'aria e questo fa sicuramente parte dei benefici per cui abbiamo scelto questa battaglia" aggiunge Legambiente.

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La Città 30 fa bene anche alla qualità dell’aria e per questo Legambiente Emilia-Romagna spinge perchè anche gli altri Comuni della regione seguano la stessa strada.
“Ce lo aspettiamo e l’auguriamo, poi ci confronteremo anche con la Regione nelle prossime settimane e nei prossimi mesi, con l’intento che l’esempio di Bologna cada anche sulle altre città e magari, perché no, vada anche oltre i confini dell’Emilia-Romagna, sebbene ci sia come abbiamo visto e sentito qualche resistenza da parte del ministero. Noi siamo convinti che sia stata una scelta giusta da portare avanti”, afferma Francesco Occhipinti, direttore regionale di Legambiente, in occasione della tappa bolognese dell’iniziativa “Città2030: le città e la sfida del cambiamento”, organizzata dall’associazione ambientalista nell’ambito della Clean Cities Campaign.
Per la Città 30, ci sarà bisogno di una valutazione degli impatti e degli eventuali correttivi”, ma Legambiente “intende impegnarsi affinché diventi una misura adottata da diverse città italiane.
La misura che ha abbassato i limiti in molte strade della città parte innanzitutto da un tema di sicurezza stradale ma, allo stesso tempo, i dati sulle esperienze simili già esistenti all’estero dimostrano che la Città 30 “ha un impatto positivo sull’inquinamento dell’aria e questo fa sicuramente parte dei benefici per cui abbiamo scelto questa battaglia“, aggiunge Legambiente.
Allargando il discorso, Legambiente avverte che per diventare una vera “clean city” entro il 2030 Bologna “dovrà fare i conti con il poco tempo a disposizione, solo sei anni, per abbattere le concentrazioni dei principali inquinanti atmosferici. Entro il 2030, infatti, dovrà ridurre del 5% il Pm10, del 25% il Pm2.5 e del 20% l’No2 per rispettare i limiti previsti dalla nuova direttiva sulla qualità dell’aria“. Obiettivo raggiungibile “intervenendo in maniera trasversale e strutturale- raccomandano gli ambientalisti- sulle principali fonti: riscaldamento ed emissioni veicolari. Il tasso di motorizzazione, pur collocandosi nella fascia mediana della classifica di Ecosistema Urbano 2023, registra comunque 53 auto ogni 100 abitanti, ben al di sopra delle 35 che la città dovrebbe avere entro il 2030. Occorre quindi incentivare l’uso del mezzo pubblico e della sharing mobility, di cui c’è una dotazione complessivamente buona, magari offrendo un abbonamento al medesimo costo per qualsiasi destinazione della città metropolitana”.
Del resto, “è evidente a tutti l’attuale situazione di pesante inquinamento non solo di Bologna, ma di tutta la Pianura Padana- sottolinea Legambiente- e la necessità che la politica metta in campo soluzioni più stringenti”. I valori molto alti di Pm10 e Pm2.5 registrati in alcune stazioni di rilevamento Arpae da inizio anno “sono segnali di allarme per la salute della popolazione. Continuare ad investire in nuove autostrade e nel Passante è miope e anacronistico- dichiara Occhipinti- e le nuove misure previste nel Pair sono ancora troppo deboli”. Occorrono, per Occhipinti, “più controlli sulle strade, misure più stringenti in ambito agricolo e l’incentivazione alla sostituzione di sistemi di riscaldamento a combustione con pompe di calore. Nell’ambito dei trasporti occorrono più mezzi, possibilmente elettrici e non a idrogeno- continua il direttore di Legambiente- e un maggiore investimento nel trasporto ferroviario con il miglioramento del servizio in alcune linee storicamente critiche”: Occhipinti cita la Bologna-Porretta, la Bologna-Vignola, la Bologna-Portomaggiore (tutte e tre parte della rete Sfm), la Bologna-Ravenna-Rimini e la Parma-Brescia.
Sempre su questi temi, infine, l’Osservatorio Stili di mobilità di Legambiente e Ipsos ha fornito con l’edizione 2023 “un’utile istantanea del fenomeno delle disparità nell’ambito degli spostamenti in città”, segnala Legambiente: “A Bologna, ben il 24% del campione ha dovuto rinunciare a una opportunità di lavoro, il 19% a visita sanitaria o opportunità di cura e il 17% a una opportunità di studio a causa dei tempi di spostamento troppo lunghi, dei costi eccessivi del viaggio o per l’assenza dei servizi di mobilità“. Occorre dunque “migliorare il servizio in tutta la Città metropolitana”, è l’appello di Legambiente.