Il rumore della memoria

Sabato 27 gennaio, nel Giorno della Memoria che commemora le vittime dell'Olocausto, al Museo Monumento al deportato politico e razziale s’inaugura una mostra che presenta una serie di autori, da Picasso a Carrà, da Manzù a Vedova, da Guttuso a Cagli

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Sabato 27 gennaio, nel Giorno della Memoria che commemora le vittime dell’Olocausto, al Museo Monumento al deportato politico e razziale s’inaugura una mostra che presenta una serie di autori, da Picasso a Carrà, da Manzù a Vedova, da Guttuso a Cagli che, con i loro lavori hanno scelto di risvegliare le coscienze umane di fronte alla sconsiderata follia dei campi di sterminio. L’esposizione, dal titolo Il rumore della memoria. Arte e impegno civile per i 50 anni del Museo al Deportato, curata da Ada Patrizia Fiorillo e Lorenza Roversi, allestita fino al 1° maggio 2024, si apre con i bozzetti originali di artisti quali Renato Guttuso e Corrado Cagli che, attraverso segni e graffiti sulle pareti, hanno prestato la propria opera nella costituzione del Museo del Deportato, concepito negli Anni Sessanta su progetto dello studio di architetti milanesi BBPR su iniziativa dell’Amministrazione comunale. 

A questi si aggiungono le opere di Pablo Picasso e di altri pittori e scultori quali Mirko Basaldella, Giacomo Manzù ed Emilio Vedova che, durante il secondo conflitto mondiale o negli anni successivi alla sua fine, hanno sentito forte il richiamo dell’esserci come scelta civile, convinti che l’arte quale espressione di un linguaggio universale potesse e dovesse intervenire a sollecitare i “sensi capaci dell’uomo”.

Una seconda sezione della mostra sarà dedicata ai disegni di Aldo Carpi, di proprietà dei Musei di Carpi, realizzati in gran parte durante la sua prigionia a Mauthausen e Gusen. 

In questo corpus grafico di 150 pezzi, Aldo Carpi descrive una lenta e implacabile discesa nell’inferno, dal quale riesce a sopravvivere grazie al suo talento artistico, presto riconosciuto dalle alte gerarchie naziste. Dipinge molti quadri per i tedeschi, principalmente paesaggi e ritratti, a cui alterna le immagini di un quotidiano devastante, documentando la vita del lager per lo più a matita su fogli di spartito o su quelli recuperati nell’infermeria: i compagni, l’indicibile sofferenza del muselmann, il prigioniero già in fase di pre-agonia, qualche esterno e anche ‘lampi’ di normalità e speranza. 

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