Sanità, Salviamo il salvabile! Della serie: si fa il pane con la farina che si ha

“Occorre avere un dibattito franco sul ruolo del Privato accreditato in sanità liberandosi da dogmi e preconcetti ideologici: in Emilia Romagna ci sono 45 strutture di ricovero e cura accreditate con quasi il 25% dei posti letto che fanno parte a pieno titolo del SSN e che “coprono” oltre il 30% delle procedure operatorie di media e bassa intensità ed alcune (vedi Hesperia Hospital) vere e proprie eccellenze in branche ad alta complessità come la cardiochirurgia. Non esiste quindi una dicotomia reale tra il servizio pubblico e privato ma solo ideologica”. L’intervento del Dottor Giorgio Verrini.

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Dottor Giorgio Verrini

Molti si chiedono cosa fa la sinistra per contrastare questo disastro non più annunciato ma presente, riguardante il Sistema Sanitario Nazionale, ma la domanda vera è cosa fa la Destra che è al governo e che può agire mentre l’opposizione si oppone ma non decide. Il Ministro competente fa molti discorsi dal tono un po’ affranto, elenca le molte promesse, sottolinea le cose non fatte e, in concerto con sindacati, stampa e tanti politici, decide che la crisi del SSN è dovuta al sottofinanziamento. Si tratta solo di mancanza di denaro o di mala gestio, di superficialità o peggio ancora di paura di scardinare lo status quo? 

Se la sanità è ridotta come è ridotta , non sarà per errori strutturali che bisogna affrontare con molta onestà intellettuale?

 Intanto un po’ di storia partendo dall’Art 32 della Costituzione: la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività…

Dic. 1978 Legge 833 (governo Andreotti) Ministro Tina Anselmi, nasce il SSN (fine delle Casse Mutue e creazione delle USL, unità sanitarie locali).

1992, DL 502 (governo Amato), Ministro DeLorenzo  : Regionalizzazione del governo  sanitario e nascita delle ASL ( ziende sanitarie locali).  Per aziendalizzazione si intende controllo della spesa socio sanitaria proporzionata alle entrate e non più rapportata solo ai bisogni. Il Direttore Generale diventa potente controllore del bilancio e del personale sanitario con la nomina dei Primari.

1999, DL 229 (governo D’Alema), Ministro  Rosi Bindi   : Rinforzo della aziendalizzazione e istituzione dei fondi integrativi sanitari, cioè fondi o convenzioni per le prestazioni che il SSN appalta ai privati ( Privato accreditato). 

2001, Legge Costituzionale n3 ( governo Amato) : Nascita di 21 Sistemi Sanitari Regionali con  autonomia Amministrativa, cioè essi attuano l’organizzazione ed il finanziamento delle ASL . Nascono i PAL (Piani Attuativi Locali) ed il sistema ospedaliero “hub and spoke”.

Lo Stato provvede al Fondo Sanitario Nazionale che utilizza un algoritmo (Quota Capitaria Ponderata) per finanziare le Regioni in base cioè alla estensione geografica, numero abitanti, densità, anzianità, ecc. Inoltre lo Stato determina i Livelli essenziali di assistenza (LEA).

Quindi per difficoltà economiche il Sistema Sanitario Nazionale, nato 40 anni fa per implementare il concetto costituzionale di salute come bene comune, ha subito duri colpi legislativi che ne hanno ridimensionato i propositi iniziali.

Le conseguenze dei suddetti “colpi legislativi “sono sotto gli occhi di tutti: la regionalizzazione con la quota capitaria ponderata fa sì che le Regioni del Sud più bisognose di assistenza sono state sottofinanziate rispetto a quelle del Nord con conseguente migrazione sanitaria sud – nord con relativi rimborsi economici tra regione e regione. La mancanza di fondi (e la “difficoltà “politica” ad aumentare le tasse) hanno indotto il Ministro Rosi Bindi alla istituzione dei fondi integrativi aprendo la strada alla privatizzazione e assicurazioni (oltre 40 miliardi/ anno su un totale di 120 miliardi di spesa totale sanitaria   vanno ai privati convenzionati e alle assicurazioni). Del mandato istituzionale ai Direttori Generali di far quadrare i bilanci abbiamo già parlato: conseguenti sono i “tagli” di personale (contratti non rinnovati da 10 anni sia per medici che per infermieri), tagli dei posti letto e chiusura nosocomi, e a cascata allungamento delle liste di attesa sia per attività ambulatoriali che per attività operatoria e fuga (per chi può) nel privato. 

I medici di famiglia(MMG)  sono pochi e poco considerati e la sanità territoriale, una cenerentola, fino a scoprire, causa pandemia da Covid, che curare gli ammalati a casa è meglio in termini di efficacia e risparmio e allora via con il DM 77 che porta alla costruzione delle Case della Salute e altri presidi utilizzando i  fondi europei del Pnrr e via con  i Corsi di Formazione in Medicina Generale per aver a disposizione quei professionisti che dovranno far funzionare i suddetti presidi territoriali . Da segnalare però una preoccupante tendenza di tutti i concorsi per l’accesso alle specializzazioni sanitarie: circa 1/4 dei posti disponibili restano senza candidati. Questo trend che riguarda tutte le professioni sanitarie non si arresta solo con incentivi economici ( che comunque non sono ancora stati messi in campo) ma con  stimoli motivazionali che iniziano dalla formazione universitaria e specialistica , considerata di scarsa qualità ed efficacia, da una premialità professionale che metta al centro l’impegno ed il merito e non solo la anzianità di servizio, e da una attenta gestione del tempo lavorativo da porre in equilibrio con la qualità di vita personale e familiare ( da segnalare che oltre il 50 % del personale sanitario è rappresentato da donne ) .

Quindi non solo di vil denaro (mancante!) si tratta, ma anche di coraggio di mettere le mani nel sistema universitario , vero centro di potere politico e amministrativo della Sanità per modificarlo ed efficientarlo soprattutto sul versante accademico. Ricordo che è il professore universitario che gestisce i concorsi per i primariati ospedalieri e che controlla la spesa per l’acquisto di nuove attrezzature sanitarie ( come i costosissimi robot chirurgici).

Per ultimo dico che occorre avere un dibattito franco sul ruolo del Privato accreditato in sanità liberandosi da dogmi e preconcetti ideologici: in Emilia Romagna ci sono 45 strutture di ricovero e cura accreditate con quasi il 25% dei posti letto che fanno parte a pieno titolo del SSN e che “coprono” oltre il 30% delle procedure operatorie di media e bassa intensità ed alcune (vedi Hesperia Hospital) vere e proprie eccellenze in branche ad alta complessità come la cardiochirurgia. Non esiste quindi una dicotomia reale tra il servizio pubblico e privato ma solo ideologica: il privato è solo una esternalizzazione di servizi e prestazioni che l’ente pubblico ospedaliero non riesce a dare in tempi brevi ed efficaci e quindi occorre decidere nei riguardi del SSN se prendere la strada della riforma o quella della apologia.

Dottor Giorgio Verrini

  

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