Un colabrodo. E’ certamente questa la definizione maggiormente calzante per descrivere le condizioni deplorevoli in cui versa via Grilli. Una strada non interessata da un sostenuto traffico veicolare ma che, ogni giorno, viene attraversata non solo dai residenti ma anche da tutti coloro che lavorano nelle ditte che sorgono a ridosso dell’aeroporto. Privi di alternative, questi lavoratori con qualsiasi condizione meteo, sono costretti ad avventurarsi lungo quel pericolosissimo groviera. Malgrado ormai conoscano ogni buca, così come ogni cedimento e fessurazione del manto stradale, basta una giornata di pioggia per complicare le cose e rendere il transito estremamente rischioso poichè le pozzanghere celano la reale profondità degli smottamenti. Tra i tanti che, inavvertitamente, sono rovinosamente finiti dentro a una buca nonostante la cautela con cui guidano ogni giorno lungo via Grilli, vi è anche un nostro concittadino che lavora in aeroporto, la cui disavventura ha davvero il sapore dell’incredibile.
“Il 7 dicembre del 2022 mi stavo recando al lavoro e, a causa delle avverse condizioni meteo e della scarsa visibilità, procedevo con particolare lentezza e prudenza. Malgrado l’attenzione però sono incappato in una grossa buca”, racconta. Il risultato? Un cerchio dell’auto piegato e una gomma scoppiata. “Ovviamente – prosegue – ho immediatamente chiamato la Polizia Locale affinché redigesse un verbale finalizzato poi all’ottenimento di un risarcimento. Nonostante vi si legga che il danno subito dall’auto è compatibile con le pessime condizioni della strada però, pressoché a un anno di distanza, del risarcimento non vi è ancora nessuna traccia”.
Il nostro concittadino, dopo aver compilato e inoltrato per via telematica il modulo con la richiesta di risarcimento al Comune e non ottenendo risposta, ha provato a contattare gli uffici preposti ma, aggiunge, “mi hanno liquidato dicendo che mi sarei dovuto interfacciare con l’assicurazione dell’ente. Cosa che naturalmente ho fatto ma con mia sorpresa mi sono sentito dire che il danno riportato dalla mia auto, del valore di circa mille euro, non è una responsabilità del Comune. Non potevo crederci”. Incredulo e sgomento, il nostro concittadino ha deciso di rivolgersi a un legale per ottenere ciò che gli spetta: “ricorrere alle vie legali rappresenta davvero l’ultima ratio ma sinora ogni tentativo di raggiungere il liquidatore dell’assicurazione è caduto nel vuoto. Tutti sono all’improvviso diventati irraggiungibili ed è scandaloso. Sia chiaro, mille euro non sono molti, anche se di questi tempi averli in tasca mi farebbe comodo, ma questa storia per me va ben oltre il tema economico. E’ una questione di principio: il nostro piccolo aeroporto è una realtà minore ma lì vi sono varie realtà imprenditoriali. Chi ci lavora non ha alternative, deve percorrere via Grilli, così come numerosi clienti… dopo la tromba d’aria sono stati vari i politici e gli amministratori che sono accorsi in occasione dell’inaugurazione dei nuovi spazi ma sulle condizioni della strada nemmeno una parola. E se qualcuno si sentisse male? Come potrebbe un’ambulanza prestare soccorso in tempi consoni?”.
Certo la pseudo soluzione adottata in via Pola Esterna – dove, lo ricorderete, a settembre, è stato introdotto un divieto di transito per auto e biciclette, nel tratto compreso tra la Tangenziale 12 luglio 1944 e via Sant’Antonio, a causa della pericolosità del manto stradale – non è praticabile in via Grilli. Anche riasfaltare pare non essere una soluzione praticabile poiché a causa dei cedimenti del terreno sottostante, fessurazioni e smottamenti si moltiplicano, E allora perché non valutare l’ipotesi di rasare tutto l’asfalto presente e rendere via Grilli interamente bianca e ghiaiata? Nel frattempo però tappare le buche maggiori disseminate tra Grilli e Senara sarebbe davvero un ottimo inizio. Una cosa è certa a quella strada occorre metter mano e al più presto. Ne vade della sicurezza di tutti coloro che vi transitano. E chi ha riportato un danno per percorrerla dev’essere quantomeno risarcito. O il nostro Comune è forse figlio di mille euro?
Jessica Bianchi