Eravamo uno dei pochi comuni, quattro in tutta Italia secondo quanto riferito in Consiglio comunale il 5 ottobre scorso dall’assessore Mariella Lugli, a disporre di un servizio di onoranze funebri comunale, ma resteranno in tre dopo l’approvazione nella seduta del Consiglio comunale della delibera che ne decreta la dismissione a distanza di 44 anni da quella del 1979 che disponeva la gestione diretta del trasporto e delle onoranze funebri. Chi ha votato a favore della cessazione del servizio di onoranze funebri comunali (Pd – Carpi2.0) ha detto di averlo fatto in applicazione al Decreto legislativo 201 del 2022, manifestando senso di responsabilità e “dopo argomentazioni svolte in modo esauriente e con acribia” ha sottolineato il capogruppo Maurizio Maio (Pd) sfoderando una rara ricercatezza linguistica. Alla richiesta avanzata da Mauro D’Orazi (PD) di un chiarimento rispetto al destino dei sei dipendenti, l’assessore Lugli ha chiarito che quattro dipendenti comunali saranno reintegrati nel settore mentre per le due figure interinali non ci sono possibilità di essere inseriti all’interno dell’Ente.
Ai tredici voti della maggioranza hanno fatto da contraltare le sei astensioni dell’opposizione. “Il servizio di onoranze funebri comunali è stato un punto di riferimento per la comunità anche considerando che assorbiva il 15% dell’attività del settore a Carpi, cioè quindici funerali su cento” ha sottolineato Annalisa Arletti, consigliere comunale di Fratelli d’Italia, in riferimento ai dati del 2022. Per Monica Medici (Movimento 5 Stelle) la legge non imponeva la cessazione e si sarebbe dovuta attivare la procedura per mantenere la gestione del servizio, con l’assurdità che ora il Comune deve procedere con la gara d’appalto per quei servizi funebri che gli competono (per indigenza o disinteresse dei familiari e per recupero salme su suolo pubblico).
Nella sua introduzione l’assessore Lugli aveva rimarcato l’insussistenza dei requisiti per mantenere in house le onoranze funebri rispetto a un quadro normativo che limita la discrezionalità degli enti locali a gestire in proprio i servizi soltanto in mancanza di una reale concorrenza sul mercato. Nel 2022 sono stati 33 i privati che hanno operato in città. Nelle intenzioni del legislatore sarà il regime di concorrenza a garantire libertà di azione rispetto all’offerta e ai costi ma “non è il Comune il regolatore dei prezzi, né è suo compito attenzionare questi servizi”. Sull’ipotesi di ‘funerali calmierati’ a contrasto del caro estinto l’assessore Lugli non si sbilancia e in quel caso il Comune avrebbe solo il compito di mettere allo stesso tavolo le parti: associazioni di consumatori e operatori commerciali disponibili. Cosa succederà ora? Dal 1° gennaio 2024 cesserà il servizio di onoranze funebri comunali e saranno affidati tramite procedura i funerali delle persone indigenti o di cui si disinteressano i familiari e il recupero salme su suolo pubblico. La fine del welfare state “dalla culla alla tomba” è decretata da Maio che declama “affidiamo questo servizio alla storia della città”.
Sara Gelli