Il sogno ad alta quota di Ilaria è diventato realtà con Emirates

Ha 24 anni la carpigiana Ilaria Parmigiani. Un sorriso largo che le illumina il viso e un sogno divenuto realtà ben stretto tra le mani. Dopo due anni trascorsi come assistente di volo di Ryanair, ora lavora per la compagnia di bandiera dell'Emirato Arabo di Dubai. “Non ho mai avuto paura di volare - sorride - probabilmente perché i miei genitori mi hanno fatta salire su un aereo sin da molto piccola. Ho più timore a guidare la macchina”.

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Ha 24 anni la carpigiana Ilaria Parmigiani. Un sorriso largo che le illumina il viso e un sogno divenuto realtà ben stretto tra le mani. Dopo il diploma al Meucci, Indirizzo Turismo, Ilaria ha sperimentato per la prima volta un’esperienza di lavoro all’estero, “uno stage di 3 mesi in un’agenzia di viaggio di Tenerife”, racconta. “All’inizio è stata dura, nonostante io avessi studiato spagnolo castellano a scuola, tra la teoria e la pratica vi è davvero un abisso. Vivere lontano dalla famiglia è un’esperienza forte, totalizzante: si iniziano ad apprezzare cose a cui prima non si dava né peso né valore. Si sperimenta la solitudine, un elemento non trascurabile con cui convivere, si cresce, si impara a cavarsela da soli e, allo stesso tempo, ci si gusta ogni singolo minuto trascorso con la famiglia o gli amici quando si fa rientro a casa. Quella bellissima avventura mi ha permesso di conoscere meglio me stessa e le mie capacità e mi ha fatto comprendere quanto possa essere affascinante e arricchente l’incontro e il confronto con l’altro da te. Per quanto complessa, quella era esattamente la vita che volevo, perché mi rendeva felice e appagata”.  Un amore, quello di Ilaria per i viaggi e le varie culture del mondo, che viene da lontano, instillatole sin da piccina dai suoi genitori: “mia madre e mio padre mi hanno sempre portato con loro. Anche quando ero piccolissima, prendevamo un aereo e partivamo… Credo sia iniziato tutto da lì. Sono loro davvero molto grata per avermi aiutata ad aprire gli occhi e la mente”. Da quella consapevolezza a una completa autonomia il passo è stato breve e il desiderio di dare forma al sogno di diventare un’assistente di volo ha iniziato a diventare sempre più forte.

Ilaria come sei approdata in Ryanair? 

“Al rientro in Italia dallo stage ho iniziato a cercare su Google il modo di diventare assistente di volo e il primo risultato che ho trovato è stato proprio quello di Ryanair. Ho lavorato con loro per due anni, spostandomi in varie basi nel loro network, da Londra a Tenerife, da Vienna a Dublino, a Porto.  Mi piace dire che Ryanair è stata un’ottima scuola da cui partire, anche se molto differente rispetto alla compagnia per la quale lavoro adesso. Poi, con l’irruzione della pandemia da Covid il settore si è fermato, non avevo molti voli da operare, e non sapendo come si potesse evolvere la situazione ho deciso di lasciare”.

Ora lavori per Emirates. La selezione è stata dura? 

“Durante la selezione i candidati devono superare varie prove e un colloquio finale con il recruiter. I requisiti sono un’altezza minima di 1,60 mt, un inglese fluente, il saper lavorare in team, almeno un anno di esperienza in ospitalità o a contatto con il pubblico e non avere tatuaggi visibili. Io ho partecipato a un Open day a Roma, nel luglio del 2022. Ero molto ansiosa, perchè Emirates è sempre stato il mio sogno.  Eravamo 150 candidati quel giorno e solo in 7 siamo arrivati al colloquio finale. Non direi che sia stata dura ma lo stress può giocare davvero dei brutti scherzi e l’azienda punta molto alla genuinità e alla spontaneità dei suoi dipendenti”.

Come è stato il passaggio da una compagnia low cost a quella di bandiera dell’Emirato Arabo di Dubai?

“Ovviamente la mia precedente esperienza mi ha aiutato molto, soprattutto con la terminologia, e non mi sono sentita così tanto spaesata ma allo stesso tempo è stato complicato perché in mente avevo ancora tutte le procedure di emergenza di Ryanair. Dopo un mese e mezzo di training e tanto studio sono riuscita a lasciarmi quel background alle spalle.  Il livello di servizio a bordo è davvero un altro mondo, Emirates ci tiene tantissimo all’esperienza che offre al cliente. L’ospitalità è parte del nostro training, inoltre l’azienda è partner di uno dei più famosi istituti di ospitalità a Losanna, in Svizzera”. 

Com’è la tua vita a Dubai?

“Dubai, sinonimo per antonomasia di lusso sfrenato ed eccessivo, è una città multiculturale che offre di tutto, da esperienze costosissime ad altre a basso costo. Io non sono una fanatica di ristoranti lussuosi, cerco di vivere nello stesso modo in cui ho sempre fatto a Carpi. Con semplicità. Nel mio tempo libero esco con i miei amici Mariana (dal Brasile) e Riad (dalla Siria). Spesso andiamo a mangiare cibo arabo o a bere un té per raccontarci le nostre avventure”. 

Qual è la giornata tipo di una assistente di volo?

Una mia giornata tipo è molto diversa da quella di un lavoro normale. A volte mi capita di recarmi al lavoro a mezzanotte oppure alle 8 di sera o alle 6 del mattino. 

Solitamente 2 ore e mezza prima dell’inizio del mio turno inizio a preparare la mia valigia, farmi i capelli e il trucco. Dopodiché prendo l’autobus della compagnia che mi porta al quartier generale dove incontro i miei colleghi e inizia il nostro briefing. Finito l’incontro, un autobus ci porta direttamente all’aereo dove iniziamo i controlli dell’equipaggiamento e aspettiamo l’imbarco dei passeggeri”. 

Cosa ti piace di più del tuo lavoro?

“Mi piace poter lavorare ogni giorno con persone di nazionalità e culture differenti dalla mia, riuscendo a imparare sempre qualcosa di nuovo”.

La cosa più buffa che ti è accaduta in volo?

“Il mese scorso stavo lavorando su un volo da New York a Dubai. Era un volo notturno e la maggior parte dei passeggeri dormiva. Io e i miei colleghi stavamo preparando alcune cose per il servizio successivo e a un certo punto abbiamo sentito un urlo, siamo corsi in cabina preoccupatissimi: un signore aveva appena avuto un incubo mentre dormiva e si era svegliato di soprassalto. Tutta la cabina stava ridendo”.

Hai mai avuto paura?

“Di volare? No, mai! Probabilmente perché i miei genitori mi hanno fatta salire su un aereo sin da molto piccola: ho più paura di guidare la macchina che di volare”.

Sogni nel cassetto?

“In questo momento sto già vivendo il mio sogno, sicuramente in futuro avrò altri obiettivi ma ora sono felice così”. 

Ti manca qualcosa della tua vita a Carpi?

“La lasagna di mia mamma… scherzi a parte, quel che mi manca maggiormente è poter passare del tempo con la mia famiglia, cenare insieme o, a volte, non poterci essere in occasioni importanti. Fortunatamente però riesco a volare su Bologna spesso e a vedere la mia famiglia per almeno un giorno”.

Jessica Bianchi 

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