Razzismo in cattedra

Il 16 ottobre, alle 18, alla Libreria Fenice, il ricercatore dell’Università di Milano Emanuele Edallo approfondirà il tema della persecuzione antiebraica nel mondo dell’istruzione e in particolare in quello dell’accademia.

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La persecuzione contro gli ebrei fu una pagina tragica della storia italiana. Tuttavia, è ancora diffusa l’idea che la legislazione antiebraica fascista non fosse troppo dura, e che la responsabilità degli arresti e delle deportazioni fosse esclusivamente dei nazisti: con gli anni sono tuttavia emersi la radicalità dell’antisemitismo fascista e il decisivo ruolo di Mussolini. 

Il settore da cui nel 1938 si avviò la politica persecutoria fu quello dell’istruzione, ritenuta il cardine attraverso cui plasmare la mentalità degli italiani, e un ruolo di primo piano, per elaborare e propugnare il razzismo di Stato, sarebbe stato occupato dall’università. 

E sarà proprio l’attuazione della politica razziale e antiebraica in accademia il tema dell’incontro di lunedì 16 ottobre, alle 18, presso la Libreria Fenice, dove, insieme all’autore Emanuele Edallo, ricercatore di Storia contemporanea presso il Dipartimento di Studi storici dell’Università degli Studi di Milano, sarà presentato Il razzismo in cattedra. L’Università di Milano e la persecuzione degli ebrei. 

L’incontro, promosso dalla Fondazione Fossoli nell’ambito della rassegna Letture d’autore, è a partecipazione libera e gratuita, e sarà condotto dalla Direttrice della Fondazione, Marzia Luppi.

Il libro ricostruisce l’applicazione della legislazione antiebraica all’Università di Milano, dove la svolta antisemita fascista colpì quaranta tra professori, aiuti e assistenti. In molti casi erano illustri studiosi, che avevano messo a disposizione della causa fascista il proprio sapere; personalità diverse, per età ed esperienze, le cui vite vennero tragicamente accomunate dalla persecuzione. L’autore ne ripercorre le storie, raccontando le loro carriere, l’adesione al fascismo e il rapporto con l’ebraismo; ma anche l’allontanamento dall’accademia, le scelte di vita, la ricerca della salvezza e il ritorno a guerra finita. Sono storie di privazione, di fuga, di resistenza e, purtroppo, anche di deportazione. Al termine del conflitto, molti decisero di riprendere il proprio posto, spesso al fianco di chi li aveva sostituiti, in una sorta di continuità con il passato. Così fu anche per gli studenti, il cui ritorno fu segnato dall’indifferenza con cui ripresero gli studi. 

Come nota Michele Sarfatti nella prefazione, il libro intreccia la storia generale alle storie dei singoli, mettendo in luce il processo di rimozione che ha caratterizzato la realtà italiana del dopoguerra e contribuendo così all’adozione di uno sguardo “democratico e sincero su quel passato”.