Per il settore dell’autotrasporto sta di nuovo suonando l’allarme prezzo carburanti. Infatti, il gasolio ha iniziato una corsa che in qualche caso sta riportando il costo del “diesel” a valori superiori a quello della benzina.
“Segno – commenta Franco Spaggiari, responsabile di Fita CNA, l’Associazione che raccoglie gli autotrasportatori della Confederazione – di una speculazione testimoniata dalla relazione con il prezzo del petrolio al barile: oggi siamo intorno agli 86 dollari, il prezzo di metà agosto, ma il gasolio costa il 4% in più di allora. E l’aumento, se paragonato a giugno, è sale a circa il 16%”. Numeri tratti dal sito del Ministero dell’ambiente e della sicurezza energetica, che riporta le medie mensili del costo dei carburanti.
E le previsioni non sono favorevoli: il progressivo aumento del petrolio, che è solo uno dei fattori che determinano il prezzo dei carburanti, fanno pensare ad una crescita sui prezzi che potrebbe portare il costo di un litro di gasolio al di sopra dei 2,2 euro. Ed è facile prevedere che, almeno parzialmente, questi aumenti si ripercuoteranno sulle merci trasportate e quindi sui clienti finali, alimentando l’inflazione.
“Occorre avere ben presente – sottolinea sempre Spaggiari – che laddove le imprese del trasporto non riescano a riportare questi costi crescenti sui committenti, i margini delle imprese si restringeranno progressivamente, sino a mettere a repentaglio la sopravvivenza delle imprese più esposte. Questo avrebbe effetti negativi sia direttamente sulle aziende e sull’occupazione, ma anche su tutto il sistema del trasporto di merci e persone. Per ciò che ci riguarda occorre una forte azione di contrasto alla speculazione e un più attento controllo dei prezzi. Strumenti come l’esposizione del costo medio, infatti, hanno dimostrato di non poter dare un contributo al contenimento dei prezzi. Anzi, paradossalmente possono rappresentare un incentivo all’aumento da parte dei distributori più economici”.