In difesa della sanità pubblica e universalistica, per continuare a garantire – con risorse stabili e adeguate – tenuta e funzionamento del Sistema sanitario nazionale, già messo a dura prova dalla pandemia e ora fortemente a rischio. Con una proposta precisa: portare al 7,5% del Pil il finanziamento annuale del Servizio sanitario nazionale. Per riuscire a dare risposta alle nuove sfide e ai nuovi bisogni di cura e assistenza dei cittadini, e per evitare il collasso finanziario della sanità italiana. La Regione Emilia-Romagna guidata dal presidente Stefano Bonaccini ha pronto un progetto di legge della Giunta – che farà il suo iter in Assemblea legislativa – da sottoporre alle Camere, come prevedono l’articolo 121 comma 2 della Costituzione e l’articolo 28 dello Statuto regionale.
Tre i punti della proposta di legge.
Il primo riguarda l’incremento del finanziamento del fabbisogno sanitario nazionale standard, a cui concorre lo Stato, su base annua dello 0,21% del prodotto interno lordo dal 2023 al 2027 fino a raggiungere una percentuale di finanziamento annuale non inferiore al 7,5% del prodotto interno lordo. Obiettivo che comporta un sostanzioso, ma necessario, incremento delle risorse: da 128,869 miliardi di euro (fabbisogno programmato nel 2023) a oltre 149 miliardi, per avvicinare l’Italia al livello di altri Paesi europei (come ad esempio Francia, Germania e Regno Unito).
Altro punto cardine del progetto di legge della Giunta, il superamento per le Regioni dei vincoli di spesa per il personale degli Enti del Servizio sanitario nazionale imposti dalla legge nazionale, ma anche il superamento di un altro limite, quello che riguarda il trattamento accessorio per il personale. In questo modo le Regioni potrebbero contare su uno strumento in più per fronteggiare il comune e grave problema della carenza di professionisti sanitari, che insieme alla mancanza di risorse adeguate costituisce un nodo fondamentale da sciogliere per la tenuta dell’intero sistema.
Il terzo articolo riguarda, infine, la copertura finanziaria, che sarà garantita in prima battuta da maggiori risorse che dovessero rendersi disponibili dalla crescita economica prevista dalla Nota di aggiornamento al DEF – novembre 2022 e, in seconda battuta, da risorse derivanti dal contrasto all’evasione ed elusione fiscale e contributiva.
“Le risorse che il Governo ha stanziato per finanziare il Servizio sanitario nazionale dal 2023 al 2025 sono assolutamente insufficienti per sostenere la programmazione sanitaria e garantire il diritto di cura ai cittadini. La nostra sanità – afferma l’assessore alle Politiche per la salute, Raffaele Donini – è già stata messa a dura prova dalla pandemia e, se continuerà ad essere sottofinanziata, non potrà più continuare a erogare prestazioni, servizi e assistenza a tutti. Uno scenario a cui non vogliamo neppure pensare, perché significherebbe il crollo del sistema sanitario pubblico e universalistico, con la conseguenza che potrà curarsi solo chi avrà le possibilità economiche di farlo. In gioco c’è la difesa di un diritto costituzionale, quello alla salute; la salute di tutti e di ognuno di noi, a partire dalle persone più fragili, che devono poter contare su cure gratuite e accessibili”.
“L’unica strada – aggiunge Donini – è aumentare progressivamente e sostanzialmente le risorse destinate alla sanità e poter assumere il personale necessario. Come Regione abbiamo fatto la nostra parte, stanziando in questi anni miliardi di fondi propri per consentire alle Aziende sanitarie, dopo il Covid, la crisi energetica e l’aumento dell’inflazione, di chiudere i bilanci in pareggio. Ma non è più possibile andare avanti così, per noi come per tutte le altre Regioni. Con questa proposta di legge, che auspichiamo sia approvata dall’Assemblea legislativa entro settembre, indichiamo una strada concreta per finanziare adeguatamente e stabilmente il sistema sanitario nazionale, con risorse sufficienti per continuare a garantirne tenuta e funzionamento, diversamente a rischio”.