Oggi, 31 luglio 2023, è un giorno di dolore.
Per ore il rumore ossessivo della sega ha lacerato il mio cuore. Adesso, nel silenzio ritrovato, del mio compagno di tanti e tanti anni, con il quale ho condiviso stagioni, temporali e siccità, con il quale ho intrecciato le radici nel buio della terra e confuso le foglie nella luce del sole…del mio compagno, non restano che tronconi accatastati sul ciglio della strada. Il ceppo, circondato da tristi polloni, rimarrà lì, non vivo non morto, come già è accaduto ad altri alberi del viale.
Hanno detto che era malato. Chissà…Forse lo sono anch’io. Forse lo siamo tutti…tutti noi, allineati lungo la strada. Condannati. Al prossimo temporale un altro ramo cadrà con fragore al suolo…e un altro di noi verrà sacrificato. E così via, fino all’ ultimo.
La malattia esiste, per gli alberi come per gli esseri umani. Esiste la vecchiaia. Anche se per noi tigli è molto molto lontana. Un tiglio vive almeno fino a 250 anni, ma ce ne sono di molto più longevi.
Noi alberi, come tutti gli esseri viventi, conosciamo bene il cambiamento climatico.
Sentiamo dire che l’unico modo per contrastare l’aumento delle temperature nei centri urbani consiste nel creare parchi e viali alberati.
Ci fa piacere. Ne siamo orgogliosi.
Ci piace allungare le nostre ombre sull’asfalto bollente dell’estate e creare un tunnel verde di ombra e frescura.
D’altra parte, l’altra faccia del cambiamento climatico è l’estremizzazione dei fenomeni meteorologici, con manifestazioni più frequenti e violente. E qui nasce il problema. I nostri rami, potati molto raramente (e forse in modo non appropriato) costituiscono oggettivamente un pericolo. La pioggia appesantisce le fronde e il vento completa l’opera. E’ proprio vero che un ramo caduto è sempre sintomo di malattia?
Anche il grande pioppo secolare del viale vicino è stato abbattuto dopo il crollo di un ramo. Si è detto che era molto malato da molti anni…allora, perché in questo caso non si è provveduto, lasciando che costituisse un pericolo per così lungo tempo?
Non avete l’impressione che qualcosa non quadri?
Insomma, non si fa prevenzione valutando con oggettività lo stato di salute degli alberi e soprattutto potandoli regolarmente in modo adeguato. Si aspetta che cada il ramo, prevedibilmente dato il peso delle frasche, e a questo punto, indipendentemente dalla causa reale, si taglia l’albero, sostenendo che è malato (il che in alcuni casi è vero). Ma esiste un “medico degli alberi” che abbia una competenza specifica sul verde urbano? Qualcuno da cui ci si possano aspettare vere risposte, non il solito “era malato” di chi esegue gli ordini ma non prende le decisioni…Qualcuno in cui alberi e uomini possano riporre la loro fiducia…Un albero è uno fra gli esseri viventi più grandi e più forti. Ma avete considerato quanto è indifeso?
Abbiamo davanti una lunga vita, alberi e uomini, lunghe stagioni di fresco e di ombra, di api e profumo…da vivere insieme.
Uno degli 83 82 tigli di via Marco Polo