Il suolo è un bene finito, qualsiasi azione tesa a preservarlo è quantomai necessaria, seppur tristemente tardiva

Alzi la mano chi sa cos’è il Pug! Non lo conoscete? Forse dovreste… Sia chiaro sin da subito, le miopi scelte urbanistiche del passato hanno prodotto scempi a cui non si potrà più porre alcun rimedio, così come lo scriteriato consumo di suolo vergine e la conseguente cementificazione selvaggia a cui abbiamo assistito ma, d’ora in avanti, quel che ne resta (pochino a dire il vero) sarà sottoposto a una maggiore tutela.

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C’è caldo e tutti abbiamo un solo pensiero: le vacanze estive. Certo la materia, decisamente ostica da digerire, non aiuta, così come, diciamolo pure chiaramente, sono sempre meno coloro che hanno voglia di approfondire le ricadute che uno strumento come questo avrà sul nostro territorio. Di cosa stiamo parlando? Ma del Pug ovviamente… 

Alzi la mano chi sa sciogliere l’acronimo! Battute a parte, il nuovo Piano Urbanistico generale adottato ieri sera dal consiglio comunale di Carpi (contrari Fratelli d’Italia e Lega, mentre il Movimento 5 stelle era inspiegabilmente assente) e pronto ad essere approvato entro la fine dell’anno, inciderà eccome sui quattro comuni delle Terre d’Argine e sul loro sviluppo futuro. 

Sia chiaro sin da subito, le miopi scelte urbanistiche del passato hanno prodotto scempi a cui non si potrà più porre alcun rimedio, così come lo scriteriato consumo di suolo vergine e la conseguente cementificazione selvaggia a cui abbiamo assistito ma, d’ora in avanti, quel che ne resta (pochino a dire il vero) sarà sottoposto a una maggiore tutela. Il documento infatti ribalta il paradigma che ha guidato sinora la pianificazione, passando da una logica puramente espansiva a una volta alla riqualificazione dell’esistente. Impossibile riassumere in poche parole i suoi 611 elaborati, diciamo però che i 5 assi portanti del Pug (Sfida della sostenibilitàTerritorio come sistemaSalute e socialitàAttrattività e innovazione; Identità e appartenenza) tentano in qualche modo di ridisegnare la città del futuro in tutta la sua organicità e di raccogliere, in modo flessibile e dinamico, le sfide che ci attendono, dai mutamenti sociali a quelli climatici. 

Col Pug vengono cancellati d’ufficio 170 ettari di aree di espansione (67 ettari residenziali e 103 ettari produttivi/terziari/commerciali) che erano presenti nei piani urbanistici vigenti. 243 campi da calcio tornano a destinazione agricola. Su Carpi parliamo di una superficie di circa 78 ettari: a essere decaduta, ad esempio, è l’area in prossimità del casello autostradale. La disciplina transitoria della nuova legge urbanistica dà però la possibilità di portare a termine le previsioni di trasformazione la cui progettazione è partita prima del Pug. In soldoni chi ha presentato i nuovi piani prima del 31 dicembre 2021 può continuare a costruire secondo gli attuali strumenti urbanistici e sono numerosi come dimostrano i tanti cantieri decollati a Carpi. In questo un po’ di coraggio in più sarebbe stato gradito. Il Pug d’altro canto non prevede nessuna nuova area di espansione residenziale, produttiva o commerciale e le eventuali esigenze insediative future saranno valutate nel momento in cui emergeranno, sfruttando i nuovi strumenti attuativi che consentiranno di valutarne anche il beneficio collettivo, una novità assoluta,  entro il limite massimo del 3% del territorio urbanizzato (circa 81 ettari) di suolo agricolo consumabile al 2050. Nella peggiore delle ipotesi dunque, da qui al 2050, in tutta l’Unione si andrebbero a occupare al massimo 81 ettari. Dopodiché non sarà più possibile consumare suolo se non riportando all’uso agricolo una pari quota, il cosiddetto consumo a saldo zero, da non confondersi col consumo zero mi raccomando! “Il Pug – ha più volte ribadito Riccardo Righi, assessore all’Urbanistica – rappresenta un punto di svolta epocale che va verso una urbanistica consapevole, che si prende cura della città per ottenere così un’impronta antropica maggiormente equilibrata. E’ stata fatta una scelta politica forte: sono stati tagliati 780mila mq in termini di capacità edificatoria. E quel 3% da usare per eventuali interventi espansivi sarà attenzionato e dovrà rispettare rigidi parametri di sostenibilità, per garantire, ad esempio, il diritto alla casa e al lavoro. Interventi insomma dalle provate ricadute positive sulla collettività”.

Un documento che, aggiunge l’architetto Boschi, “tenta faticosamente di innalzare la qualità della vita e dell’ambiente”. Come dargli torto… l’impresa è tutt’altro che in discesa. 

Dai banchi della Maggioranza si è levato un coro di unanime approvazione: Maurizio Maio (Pd) ha parlato di “allontanamento del rischio di uno smodato espansionismo urbano senza controllo” e di “uno sviluppo sostenibile, equilibrato e armonioso”; Stefania Campioli (Pd) ha invece lodato le caratteristiche portanti del Pug, “flessibilità, adattabilità e semplificazione delle procedure per effettuare cambi d’uso, utili alla valorizzazione dell’esistente. Elementi fondamentali per stare al passo con le dinamiche sociali e ambientali. Ben vengano anche una regia pubblica sulle trasformazioni più complesse, il monitoraggio che, per la prima volta, attraverso osservazioni e verifiche sistematiche offrirà elementi chiari per maturare riflessioni e azioni da mettere in atto nel corso degli anni, e la valutazione del beneficio pubblico, strumento non dovuto, bensì una scelta politica coraggiosa per garantire trasparenza ed equo trattamento all’iniziativa privata”.

Positivo il giudizio generale di Carpi Futura, seppur con qualche stoccatina come ha sottolineato il consigliere Anna Colli: “l’introduzione della valutazione del beneficio pubblico evidenzia ancor più chiaramente tutta l’inadeguatezza del vecchio Piano regolatore. D’ora in poi dovremo chiederci in modo radicale che beneficio porta un nuovo insediamento: su questo non possiamo più sbagliare. Uno strumento che dev’essere aggiornabile e che, grazie al monitoraggio, dovrà essere cambiato in corso d’opera se non andrà nella direzione sperata. No insomma a un documento  rigido come il vecchio Prg. L’Emilia Romagna è una delle regioni che consuma più suolo e noi non ci risparmieremo affinché si vada nella direzione opposta, quella del saldo zero”. 

“Avremmo sperato che alcune deroghe al Prg vigente non fossero adottate – ha aggiunto il collega Michele Pescetelli   uno sforzo maggiore poteva essere fatto anche prima dell’adozione del Pug ma ora ci assumiamo un impegno concreto. Chi andrà ad amministrare dovrà fare i conti con un piano che mette regole e paletti precisi”.

Seppur riconoscendo l’importanza e la complessità del Pug, Fratelli d’Italia e Lega hanno espresso la propria contrarietà. Giulio Bonzanini (Lega) ha parlato di un “documento cruciale” e di “evidenti passi avanti”. D’altronde, ha sottolineato, “oggi non si può far altro che ragionare in un’ottica rigenerativa”. A non soddisfarlo invece “le lacune relative al trasporto pubblico, in particolare quello su rotaia, la mancata realizzazione di vere piste ciclabili di collegamento tra Carpi e le frazioni e verso gli altri comuni dell’Unione”. Negativo anche il giudizio su “zone 30 e ampliamento della Ztl, temi su cui non avete avuto alcun ripensamento nonostante le esperienze fallimentari di altri territori a noi vicini. Finora ho visto poco dei tanti progetti promessi… forse se alle parole fossero seguiti più fatti i miei giudizi sarebbero stati diversi”.

Annalisa Arletti (Fratelli d’Italia) ha affondato ulteriormente: “è giusto che un’amministrazione incentivi l’edificazione nella misura in cui risponde a logiche di interesse pubblico ma non può negare a un privato di trarne un interesse. Il mio timore poi è che saranno solo i grandi gruppi a sedersi al tavolo delle trattative coi comuni, a discapito dei singoli, per valutare nuovi insediamenti: istituti bancari, multinazionali,  grossi proprietari…”. Critica anche sulla difficoltosa connessione ferroviaria con Modena e sulla mancata realizzazione, dopo anni di discussione, della metropolitana di superficie: “le amministrazioni che si sono susseguite sono state troppo deboli nella concertazione con Rfi e Regione. Sul trasporto pubblico locale siamo molto indietro: l’utilizzo non cresce mentre aumenta il traffico automobilistico. Le Zone 30 non migliorano la sicurezza stradale e non fanno diminuire l’inquinamento pertanto prima di fare scelte a senso unico come queste io vorrei sapere se l’uso bici è davvero cresciuto! Sulla porta urbana per eccellenza, ovvero l’uscita autostrada, occorre lavorare e molto anche. Non ci sono idee chiare nemmeno sull’area del vecchio Ospedale Ramazzini, certo sarà compito dell’Ausl definirne la destinazione ma sulla rigenerazione di una zona tanto strategica l’Amministrazione deve quantomeno definire un progetto”. Semaforo rosso anche per il carattere “sovracomunale” del documento, perché ha aggiunto la collega Federica Boccaletti, “su certe scelte Carpi, con le sue peculiarità e i suoi cittadini, deve restare al centro e le decisioni non possono essere calate dall’alto”. 

Un dato è incontrovertibile, a Carpi, così come a Novi, Soliera e Campogalliano, il suolo vergine è un bene finito e non rinnovabile. Qualsiasi azione tesa a preservarlo è quantomai necessaria seppur tristemente tardiva. 

Jessica Bianchi