E’ tempo di decisioni riguardo al futuro del Monastero delle Cappuccine di via Trento Trieste e appartenente alla Federazione delle Clarisse Cappuccine d’Italia dove non sono rimaste che tre suore di clausura.
Già nel gennaio 2022, il vescovo Erio Castellucci e il consiglio presbiterale diocesano avevano esaminato la situazione della comunità delle Cappuccine di Carpi dal momento che per essere un monastero autonomo le monache devono essere almeno cinque.
“Da più di un anno – ha spiegato la presidente della Federazione, madre Chiara Francesca Lacchini – le sorelle sono sotto particolare attenzione e cura, a motivo del loro esiguo numero e dell’età anagrafica avanzata. Le due condizioni insieme hanno richiesto l’avvio di un processo di verifica riguardo al futuro della comunità”. Per questo motivo, prosegue la madre presidente, “in accordo con le sorelle e con la Diocesi, prossimamente le suore si sposteranno nel monastero delle Clarisse Cappuccine di Correggio”, scelto, sottolinea, “perché geograficamente vicino a Carpi e con una possibilità di rimanere in contatto con le molteplici realtà e le innumerevoli persone che hanno consentito loro di poter vivere serenamente fino a questo momento, con molte attenzioni affettive, donazioni, provvidenza; e – conclude – per le quali sono state un punto di riferimento importante per l’ascolto, la preghiera, l’accoglienza, la carità condivisa”.
Quella delle suore Cappuccine a Carpi è una storia che affonda le proprie radici in un passato lontanissimo. Correva l’anno 1643 quando a Reggio Emilia, Lucia Ferrari, dopo essere rimasta orfana, insieme ad altre quattro giovani, decise di dedicarsi a una vita di preghiera nella vicina Guastalla. Nacque così il primo nucleo di Cappuccine. La comunità si consolidò sempre più con il dono di vocazioni, tanto che si ebbero a distanza l’uno dall’altro l’apertura di quattro monasteri: Venezia, Treviso, Mantova e Como. Numerose le traversie che le suorine dovettero attraversare nel corso dei secoli e nel 1866 il monastero venne occupato dalle autorità governative italiane, per essere utilizzato come alloggio militare obbligando le sorelle ad andarsene e a trovare ospitalità presso le religiose agostiniane di Modena.
Dopo sei anni la madre ebbe un sogno nel quale vide San Giuseppe con in braccio il Bambino e questo additava alla madre abbadessa uno stabile che lei conosceva. Pochi giorni dopo, una persona di fiducia le riferì che a Carpi vi era un immobile in vendita, che forse rispondeva a quanto cercava la comunità delle Cappuccine. La madre vi si recò e riconobbe le caratteristiche che aveva visto nel sogno. In breve si effettuarono le trattative e lo stabile di Carpi venne acquistato per la somma di 32.432 lire. Si trattava degli edifici di quella che era la caserma dei Dragoni estensi, un tempo parte del grande monastero delle Clarisse. Dopo gli opportuni adattamenti, le suore vi si insediarono nel 1872. Una presenza orante accolta favorevolmente al pari delle sorelle Clarisse il cui monastero nacque “in loco” grazie alla volontà della principessa Camilla Pio. Le Cappuccine restarono per 68 anni in via Santa Chiara poi, nel 1950, si trasferirono in un’area attigua alla Chiesa di San Bernardino da Siena dove risiedono tuttora. La crisi delle vocazioni ha però assestato un colpo durissimo e alle suore rimaste non resta ora che unirsi alle consorelle di Correggio. Dopo l’addio dei cinque Frati Minori di San Nicolò nel 2019, dopo cinquecento anni di presenza spirituale e di attiva vicinanza e di aiuto alla comunità cristiana carpigiana, ora a lasciare la nostra città saranno anche le Cappuccine.
Sulla futura destinazione d’uso dell’immobile di via Trento Trieste invece, di proprietà della Federazione delle Clarisse Cappuccine d’Italia e non della Diocesi di Carpi, non è ancora dato sapere…
Jessica Bianchi