La parola al tempo dei social media, tra violenza e fake news

Parole di verità, discorsi di odio, rischio di restringimento delle parole in nome dell’inclusività o dei diktat degli algoritmi, e poi quelle che mancano per esprimere ciò che davvero sentiamo, nel profondo. Per un dolore. Un programma ricchissimo, che quasi esonda, sulla questione fondativa per eccellenza: il logos, la Parola appunto, quello del Festivalfilosofia 2023 che si terrà dal 15 al 17 settembre a Modena, Carpi, Sassuolo.

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Parole di verità, discorsi di odio, rischio di restringimento delle parole in nome dell’inclusività o dei diktat degli algoritmi, e poi quelle che mancano per esprimere ciò che davvero sentiamo, nel profondo. Per un dolore. Un programma ricchissimo, che quasi esonda, sulla questione fondativa per eccellenza: il logos, la Parola appunto, quello del Festivalfilosofia 2023 che si terrà dal 15 al 17 settembre a Modena, Carpi, Sassuolo.

La conferenza stampa in Largo Porta Sant’Agostino di oggi ne ha dato un primo assaggio annunciando quasi 200 appuntamenti gratuiti in tre giorni; oltre 50 lezioni magistrali, mostre, spettacoli, iniziative per bambini e cene filosofiche.

Toccante l’introduzione del sindaco di Modena Gian Carlo Muzzarelli che ha da poco perduto la moglie, Alessandra Pederzoli: “Le parole hanno un peso. Grande. A me lo ha insegnato mia moglie. Il linguaggio è centrale. Le parole vengono usate in modo sbagliato le usiamo come muri, non riusciamo a trovarne il senso positivo”.

La parola comune, la funzione politica della parola, le parole che mancano, fare cose con le parole, la disintermediazione del linguaggio, il rapporto tra scrittura e immagine, le lezioni dei classici. Tanta la carne al fuoco come ha ben spiegato Michelina Borsari, del Comitato scientifico: “non aspettatevi una versione ricostruttiva. Non ripercorreremo tutte le domande sul linguaggio che sono state sollevate nella tradizione dell’Occidente ma getteremo le reti a partire dai nostri tempi. Direi quasi a partire da quel presente del mondo che è stato rivelato con la pandemia. Sarà un’edizione – ha proseguito – che muove tra teorie e affondi critici, con l’inserimento di esiti di ricerche super attuali come fonti di complicazione, di sollecito, di disturbo. Una prima traiettoria sarà quella che divarica l’essere e l’avere: quale relazione ha il logos con il reale, con l’essere? La seconda pista affronterà la questione del linguaggio partendo dal suo dorso, ovvero la parola parlata per approdare poi a quella scritta, alla pratica della lettura che favorisce il sapere cumulativo, la creatività, lo spirito critico.  E allora cosa sta comportando l’avvento di una cultura digitale che privilegia l’immagine rispetto alla lettura? Il linguaggio è performativo, non dice le cose, le fa, costruisce la realtà del mondo e del soggetto”. Ci sarà spazio anche per analizzare “la violenza sui social e nella propaganda politica, le fake news… che avvolgono l’uomo nelle loro spire. E allora quali difese possiamo mettere in campo? Le parole sono strumenti potenti, di oppressione e responsabilità, soprattutto se chi parla ha una posizione autorevole, istituzionale. L’uso manipolatorio del linguaggio così come il fenomeno della polarizzazione rappresentano un rischio per la democrazia. Nei social media il privato cittadino usa parole pubbliche laddove prima invece passava per la mediazione dei media. Non vi è più assunzione di responsabilità”.

Tra i protagonisti si ricordano, tra gli altri, Enzo Bianchi, Massimo Cacciari, Barbara Carnevali, Donatella Di Cesare, Roberto Esposito, Maurizio Ferraris, Umberto Galimberti, Michela Marzano, Stefano Massini, Salvatore Natoli, Massimo Recalcati, Carlo Sini.  Tra chi è al “debutto”: Claudia Bianchi, Alex De Voogt, Silvia Ferrara, Tim Ingold, Sverker Johansson, David Le Breton, Franco Lo Piparo, Eva Meijer, Cecilia Robustelli, Gisèle Sapiro, Françoise Waquet, Maryanne Wolf. Il programma filosofico del festival propone anche la sezione La lezione dei classici: studiosi autorevoli commenteranno i testi che, nella storia del pensiero occidentale, hanno costituito modelli o svolte concettuali rilevanti per il tema della parola. 

Se le lezioni magistrali sono il cuore della manifestazione, un vasto programma creativo coinvolgerà performance, musica e spettacoli dal vivo. Mentre diversi appuntamenti espositivi saranno dedicati alla questione del rapporto tra parola e immagine – attraverso un lavoro sulla scrittura o sui prompt linguistici che presiedono alla generazione delle immagini – una serie di esperienze laboratoriali e partecipative metterà in pratica e in scena l’esercizio della presa di parola, coinvolgendo le questioni del multilinguismo, della lingua madre, delle lingue generazionali, delle pratiche affermative di soggettività.

“La migliore introduzione a questa edizione – ha concluso il filosofo Massimo Cacciari, membro del Comitato scientifico del Consorzio – l’hai fatta tu sindaco Muzzarelli. La parola è limitata. Ci manca e tu l’hai mostrato. Manca su tutto ciò che conta. Manca quando dobbiamo dire ciò che patiamo. Mi auguro che i relatori del Festival abbiano questa coscienza: la parola non ci darà mai un’immagine vera di ciò che sentiamo, di ciò che pure proviamo e anche di ciò che vediamo”. Parola sfidanti. Non ci resta che gustarci la tre giorni di Festival.

Jessica Bianchi

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