“Lottare per un mondo più sostenibile per i nostri figli è il migliore omaggio che possiamo fare ai caduti”

A due anni di distanza dalla visita della presidente della Commissione Europea Ursula von der Layen e del compianto presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, “l’Europa è tornata a casa”, ha commentato il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, Frans Timmermans in occasione della cerimonia di commemorazione della strage dei 67 prigionieri politici reclusi al Campo di Fossoli e fucilati al Poligono di Cibeno il 12 luglio 1944. 

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A due anni di distanza dalla visita della presidente della Commissione Europea Ursula von der Layen e del compianto presidente del Parlamento Europeo David Sassoli, “l’Europa è tornata a casa”, ha commentato il vicepresidente esecutivo della Commissione Europea, Frans Timmermans in occasione della cerimonia di commemorazione della strage dei 67 prigionieri politici reclusi al Campo di Fossoli e fucilati al Poligono di Cibeno il 12 luglio 1944. 

Dopo la lettura dei nomi delle vittime il sindaco Alberto Bellelli ha ribadito come quel gesto sia stato figlio di “un progetto di eugenetica politica. I luoghi dove nacque l’idea di un’Europa libera furono proprio i campi di sterminio, ed è qui, a Fossoli, che noi ogni anno ci prendiamo l’impegno di ricordare. Qui, dove insieme all’orrore, è nata anche una speranza di futuro”. A 79 anni di distanza da quell’eccidio, ha aggiunto il presidente della Fondazione Fossoli, Pierluigi Castagnetti, “farne memoria è necessario per assumersi impegni e responsabilità storiche nuovi”. 

Più volte applaudito l’intervento di Albertina Soliani, presidente dell’Istituto Alcide Cervi di Gattatico: “la resistenza di questi caduti ha contribuito a forgiare in modo differente la nostra vita e a cambiare il destino dell’umanità. Il loro sogno è anche il nostro. Loro sono parte della memoria europea e del mondo. Qui a Fossoli è nata la nuova patria mentre il male pareva trionfare. Oggi tocca a noi raccogliere la sfida: davanti alla mascherata del male, noi resistiamo. Se lo vorremo, dopo il travaglio a cui stiamo assistendo, nascerà un mondo nuovo”. 

Tra le 67 vittime, ha poi sottolineato il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini, “c’erano socialisti, cattolici, anarchici e comunisti, c’erano operai e commercianti, militari e imprenditori, poveri e benestanti. A unirli, il coraggio di chi ha dato la vita per opporsi al regime nazifascista. A chi mi chiede se ha senso rammentare ogni anno queste vicende io ripeto che diventa tanto più necessario quanto più passa il tempo. Ricoprirono i corpi di quei martiri con calce viva perché volevano cancellarli ma noi li ricorderemo sempre: facciamo e continueremo a fare Memoria su chi scelse la libertà e la democrazia. Perché la democrazia non è una conquista definitiva ma va adattata per far fronte alle minacce dell’oggi”.

A chiudere la cerimonia, iniziata con la deposizione di una corona di fiori, è stato Timmermans che in un perfetto italiano ha più volte ribadito il concetto di banalità del male. “I nomi delle 67 vittime sono un elenco come tanti, potrebbe essere la lista degli ospiti di un albergo e, invece, è quello di 67 eroi internati per le proprie idee politiche, trucidati e infine gettati in una fossa comune. Ed è proprio l’apparente banalità di questa lista a renderla tanto agghiacciante. Quelle righe ci urlano in faccia l’umana tragedia e tradiscono la banalità del male. Von der Leyen e il mio caro amico Sassoli si riferirono ai martiri di Cibeno come ai padri fondatori dell’Unione Europea, per questo possiamo dire che oggi l’Europa torna a casa”. Timmermans ha poi sottolineato come oggi “il male dilaghi nuovamente. Sono dolorose le notizie che leggiamo ogni mattina dall’Ucraina, dolorose le notizie che ho appreso dal presidente Bonaccini sull’alluvione in Romagna… Oggi l’Europa si fa ancora campo di battaglia. Nuovi nomi di vittime compaiono quotidianamente. Nuovi Cibeno, nuove Fossoli si affacciano. Sta tornando la notte o ci stiamo risvegliando da un sogno? O tutti e due? Qui si celebra la memoria: non dimenticate mai i partigiani, la bellezza della Resistenza. Qui si richiama al cuore l’orrore certo, ma anche la grandezza del sacrificio di tanti. Qui ci si emoziona, ci si riappropria di un sogno, si è portati all’azione. Sono morti invano quei 67 padri fondatori? No, se saremo in grado di esserne degni figli, diventando a nostra volta degni antenati per le generazioni future. Seguire l’esempio di quei caduti e lottare per un mondo maggiormente sostenibile per i nostri figli è il migliore degli omaggi”.

Jessica Bianchi 

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