Moldavo di nascita, italiano e, per la precisione, carpigiano d’adozione, Ion Zubco, 30 anni, che ha studiato giornalismo nel suo paese di origine, lavora come addetto alla cucina in una nota catena di fast-food, ma nel tempo libero ha trovato il modo di esprimere la sua creatività attraverso la fotografia e, in particolare, quella di strada.
Ion, come è nata la tua passione per l’arte fotografica?
“In Moldavia scrivevo delle poesie, ma quando sono arrivato in Italia, quattro anni fa, mi sono dovuto scontrare con il problema della lingua. Ho cercato un modo di esprimere le mie emozioni e i miei pensieri che non fosse legato alle parole e l’ho trovato nel mezzo fotografico.
Ho frequentato un corso di fotografia on-line dove ho potuto apprendere le principali tecniche e scoprire i più famosi fotografi del presente e del passato, ho acquistato una macchina fotografica professionale, e ho iniziato ad andare in giro a scattare. Nel tempo libero dal lavoro sono diventato un fotografo di strada e mi sono specializzato nei ritratti”.
Cosa ti avvicina a un volto in strada per chiedergli di essere ritratto?
“È un istinto. Lo guardi e senti la necessità di farne memoria. Quella persona deve trasmettermi un’energia positiva a partire dal volto, dal ritmo nel movimento, si deve creare un’armonia. Poi ovviamente viene il momento dell’incontro e della richiesta di poter scattare foto e pubblicarle sui miei profili social. Con la pratica ho imparato a cogliere velocemente alcuni segnali delle persone che ho davanti, ma non esiste un modo infallibile di gestire questo momento così delicato. E può capitare che non si riesca a realizzare la fotografia. A volte mi capita di camminare per chilometri e non fotografare nulla, perché non è facile trovare una persona con cui si è compatibili. Quando accade non mi dispiace perché so che la fotografia di strada è un’arte che ha bisogno di una scintilla per essere accesa”.
Nella fotografia di strada quali sono i contesti e i paesaggi in cui ti piace di più immergerti?
“A volte costruisco le immagini partendo dalla componente statica (architetture, oggetti, persone sedute o ferme) per poi attendere la componente dinamica (persone, oggetti in movimento), e creare un equilibrio visivo tra queste.
Se invece ho voglia di prossimità e di fare memoria di gesti, sguardi e interazioni più intime tra le persone, allora mi immergo in mezzo alla gente e costruisco equilibri fatti di sguardi, piccoli dettagli e rumore. Ho ritratto al luna park, scatto spesso nel centro storico di Carpi e nelle vie limitrofe. Mi è capitato talvolta di ritrarre in parchi o immerso nella natura ma preferisco decisamente il contesto urbano”.
Sogni per il futuro?
“Vorrei che la fotografia diventasse il mio lavoro principale, senza perderne il lato artistico”.
Chiara Sorrentino