Aimag, il patto di sindacato non si ricompone e apre le porte al controllo da parte di Hera

Ecco cosa è successo in Assemblea. In sintesi: c’è un’altra maggioranza che governa Aimag e in essa Hera ha un peso determinante. Non si è voluta portare al voto la possibilità di rinnovare il Patto di Sindacato e si è aperta la porta all’ingresso del socio privato in azienda.

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Durante le sei ore di Assemblea dei Soci di Aimag, giovedì 29 giugno, è successo di tutto. Anche l’approvazione all’unanimità del Bilancio 2022, votato da tutti i soci, pure da chi per mesi ha voluto far credere che l’azienda fosse in difficoltà prefigurando scenari preoccupanti. Niente di vero: zero rilievi da parte degli organi di controllo e la vicenda Soenergy che non grava di un euro sul bilancio dopo il decreto di omologa del concordato. Aimag è un’azienda sana.

Tanto più ingiustificate e pretestuose sono state le denigrazioni se si considera che in Assemblea è stata avanzata la richiesta di poter disporre subito dei dividendi che erano stati accantonati prudenzialmente, ma di cui lo stato delle risorse e riserve di Aimag poteva consentire la distribuzione, analogamente agli anni precedenti, come dichiarato dallo stesso Presidente del Cda: e qui l’Assemblea si è divisa. Sugli utili c’è la prima prova di forza tra i Comuni che si spaccano, i sei dell’Unione Terre d’Argine con Bastiglia e Bomporto (35,16% delle azioni di Aimag) escono . A questo punto, constatata l’impossibilità  di far passare il provvedimento con una maggioranza pubblica, escono anche i quindici della Bassa modenese e mantovana (29,84% del capitale azionario). Viene quindi meno il quorum del 50% necessario per la validità della seduta e il voto sui dividendi viene rinviato.

Non aver ricompattato il Patto di Sindacato tra i ventuno Comuni Soci (65%) pesa anche sulla successiva votazione per il Consiglio di Amministrazione. I Sindaci dell’Unione con Bomporto e Bastiglia presentano cinque nomi: quattro appartengono alla lista sottoscritta anche dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi (7,5% delle azioni) e sono Paola Ruggiero (Presidente), Alberto Papotti (Vice), Monica Brunetti e Paolo Casarini (consiglieri); il quinto nome è quello di Alessandro Baroncini designato da Hera. I Comuni della Bassa modenese e mantovana votano contro (Concordia si astiene insieme ai mantovani San Giacomo delle Segnate, Sa Giovanni del Dosso e Quistello)). L’apporto di Hera diventa determinante per l’approvazione del nuovo Consiglio di Amministrazione. La discussione diventa surreale quando si affronta il tema dei compensi al Cda ma ormai sono trascorse ore e il clima è incandescente, si rinvia la decisione: il Cda per ora presterà servizio gratis.

In sintesi: c’è un’altra maggioranza che governa Aimag e in essa Hera ha un peso determinante. Non si è voluta portare al voto la possibilità di rinnovare il Patto di Sindacato e si è aperta la porta all’ingresso del socio privato in azienda. Una scelta che segna la fine del controllo esclusivamente pubblico e la fine di Aimag così come finora è stata conosciuta. Ai Comuni estromessi dal governo dell’azienda la proposta arrivata il giorno dopo di ricostituire il Patto di Sindacato deve essere suonata come una beffa: non sarà una formalità a cambiare la sostanza perché oggi il socio privato Hera è dentro e il controllo non è più in mano pubblica. Dopo lo scontro politico, è probabile che la querelle si sposti sul piano giudiziario con ricorsi a Corte dei Conti e Consiglio di Stato da parte dei Comuni soci esclusi dal governo della multiutility.

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