Tartaro nei denti del cane, perché è importante non trascurare il problema?

Sempre più spesso si sente parlare di detartrasi anche per i cani. Ma di cosa si tratta esattamente e perché si ricorre maggiormente a questa pratica? “Anche nel cane è una pratica comune – afferma Elena Papotti, veterinaria di Rovereto sulla Secchia – per mantenere una corretta igiene orale. Negli ultimi anni se ne sente parlare sempre più spesso grazie alla maggiore attenzione da parte dei proprietari verso la salute dei loro amici a quattro zampe”.

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Sempre più spesso si sente parlare di detartrasi anche per i cani. Ma di cosa si tratta esattamente e perché si ricorre maggiormente a questa pratica? “Anche nel cane è una pratica comune – afferma Elena Papotti, veterinaria di Rovereto sulla Secchia – per mantenere una corretta igiene orale. Negli ultimi anni se ne sente parlare sempre più spesso grazie alla maggiore attenzione da parte dei proprietari verso la salute dei loro amici a quattro zampe”. 

Come si interviene?

“Durante i controlli di routine si valuta lo stato del cavo orale. Se è presente del tartaro in quantità elevata e l’animale è tranquillo, il veterinario può cercare di rimuoverne una parte manualmente. Se la quantità di tartaro è eccessiva e le gengive sono molto arrossate è necessario effettuare una pulizia profonda in sedazione”.

Se non si interviene quali potrebbero essere le conseguenze per i nostri amici a quattro zampe?

“Sono diversi i problemi che possono insorgere a causa dell’eccessiva presenza di tartaro: alitosi, infiammazione delle gengive con sanguinamento e retrazione ossea, perdita dei denti, ascessi, dolore cronico, difficoltà nella masticazione (non di rado succede che rifiuti il cibo abituale), fistole oronasali (vale a dire delle fessurazioni della mucosa che collega naso e bocca); si possono inoltre avere delle infezioni di altri organi, come ad esempio le cistiti, provocate dai batteri presenti in bocca tramite il circolo sanguigno”.

Quante volte deve essere effettuata?

“Dipende dalla razza del cane, dalla taglia e dalla conformazione della bocca: ad esempio l’animale con prognatismo (mandibola troppo lunga) è più soggetto alla formazione del tartaro così come le razze con il muso schiacciato o i cani di piccola taglia. Se il cane è particolarmente predisposto non è da escludere di doverlo sottoporre a pulizia dei denti più di una volta nel corso della sua vita”.

Esistono dei metodi per ritardare o prevenire la formazione del tartaro?

“Sì certo, ad esempio con un’alimentazione che comprenda anche delle parti dure, come i croccantini, con dei mangimi appositi o introducendo degli integratori. Inoltre è consigliabile, per chi riesce, spazzolare i denti del cane o sfregarli anche con una semplice garza”.

Se il cane necessita di una detartrasi in sedazione, quale spesa deve prepararsi ad affrontare il proprietario?

“Si parte da una base di 100-150 euro ma se durante l’ispezione approfondita della bocca emerge la necessità di effettuare l’estrazione di uno o più denti la spesa può aumentare”.

Sinora abbiamo parlato di cani, la formazione di tartaro può però diventare problematica anche in altri animali domestici, come ad esempio il gatto?

“Assolutamente sì: nei gatti tra l’altro esistono delle forme virali che possono causare gravi gengiviti, purtroppo anche in soggetti giovani, fino a rendere necessaria l’estrazione di tutti i denti. Se il felino è in buona salute tende ad accumulare tartaro in età avanzata. Rispetto al cane, le differenze di razza sono ovviamente meno evidenti, ma i gatti con il muso corto, come il persiano, sono più soggetti alla formazione di tartaro”.

Federica Boccaletti

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