Come ogni anno, la comunità sciita carpigiana, una tra le più consistenti nel nord Italia, ha commemorato ieri, sabato 27 maggio, la festa religiosa dell’Ashura: in piazzale Ramazzini si sono ritrovati un centinaio di uomini vestiti di nero in segno di lutto per partecipare al corteo partito alle 14.30. Sfilano lungo via Cavallotti e via Ugo da Carpi fino a Piazzale Francia manifestando cordoglio per il tragico evento storico ed esprimendo contemporaneamente il netto rifiuto di ogni oppressione. Con l’Ashura, si commemora l’anniversario della morte di Hussein, nipote del profeta Maometto nella battaglia di Karbala nell’anno 680 dove ha combattuto con tutte le sue forze contro l’esercito di Yazid. La morte tragica e dolorosa di Hussein consacra la rottura definitiva dei due grandi filoni dell’islam – quello sunnita e quello sciita. Da quel momento, coloro che riconoscono la legittimità del califfo Yazid vengono chiamati sunniti, mentre chi predilige il legame di sangue con la famiglia di Maometto e considera Hussein come il legittimo erede del Profeta, viene identificato come sciita. La leggendaria resistenza di Hussein nei confronti di Yazid è diventata un modello etico per i musulmani sciiti che ne rievocano il martirio e la sofferenza battendosi il petto al ritmo di canti e lamenti che narrano la tragedia di Karbala. Al tavolo con Comune, Questura e Consulta degli stranieri è stato concordato che non si possa stare a petto nudo, come vorrebbe la tradizione, e la violenza sia contenuta.