Brutte notizie per i proprietari di immobili commerciali sfitti e capannoni messi a rendita. Il Comune di Carpi ha infatti deciso di ritoccare le tasse (Imu e Irpef) per far fronte a spese sempre più salate legate a “rinnovo contrattuale, inflazione, caro energia e maggiori trasferimenti all’Unione e contestualmente a minori entrate, vedi alla voce limitati trasferimenti statali e 300mila euro in meno di utili di Aimag”, spiega l’assessore al Bilancio, Mariella Lugli. Balzelli che consentiranno di far quadrare i conti all’ente pubblico ma che peseranno sulle tasche dei cittadini in un momento economico estremamente complesso. “La filosofia che ci ha guidati – sottolinea l’assessore – è stata sostanzialmente quella di tassare maggiormente i fabbricati sfitti a uso commerciale o il patrimonio immobiliare produttivo non utilizzato direttamente ma messo sul mercato per generare una rendita. In questi casi l’aliquota sale infatti a 1,06% (ndr – la massima applicabile). Quella sui capannoni impiegati per la propria attività imprenditoriale passa invece da 0,86% a 0,90% in conformità con le aliquote già applicate negli altri comuni dell’Unione delle Terre d’Argine. Consapevoli del difficile momento abbiamo però introdotto delle agevolazioni come incentivo per coloro che daranno in locazione immobili (industriali o commerciali) sfitti da almeno 12 mesi tentando così di rimettere in circolo spazi rimasti vuoti da tempo”.
Una mossa che, sommandosi al ritocchino dato all’Irpef, peraltro ferma dal 2007, (l’aliquota passa dallo 0,5% allo 0,6% ma sale la soglia di esenzione da 8 a 12mila euro di reddito, in questo modo oltre 15mila contribuenti vengono esentati), e al recupero dell’evasione fiscale, consentirà al Comune di Carpi di recuperare circa 2 milioni di euro. “Per salvaguardare i servizi siamo stati costretti a metter mano alla leva fiscale ma – conclude l’assessore Lugli – pur avendo inasprito la tassazione abbiamo cercato di farlo nel miglior modo possibile. Grazie a tali correttivi la previsione relativa alle entrate tributarie 2023 è di circa 42 milioni, ovvero 2 milioni in più rispetto a quelle attese nel 2022 e ottenuti agendo su recupero evasione (circa 800mila euro), Imu (le maggiorazioni porteranno in cassa oltre 500mila euro) e Irpef (1 milione e 200mila, cifra resa possibile dall’aggravio di tassazione e all’aumento della base imponibile)”.
Jessica Bianchi