Stretta, anzi strettina, del Comune di Carpi sui dehors presenti in centro storico e nel resto della città. Il nuovo Regolamento dehor redatto e che verrà discusso stasera in Consiglio Comunale ne siam certi provocherà numerosi mal di pancia, tra alcuni esercenti costretti a smontare e a rimuovere le proprie strutture fisse e tra i residenti del cuore cittadino per i quali, sostanzialmente, non cambia nulla.
Il documento, lo diciamo immediatamente a scanso di equivoci, è quantomai necessario per regolamentare una materia, quella dell’occupazione di suolo pubblico con strutture esterne per la somministrazione e il consumo di alimenti e bevande, sinora lasciata perlopiù alla libera interpretazione dei singoli esercizi. Un “pasticciaccio” che, soprattutto in alcune zone del centro, in primis Piazza Garibaldi, ha sollevato il malumore di numerosi cittadini costretti a barcamenarsi tra una vera e propria distesa di dehor. “Un’accozzaglia – spiega un residente – non solo antiestetica in un luogo tutelato dalla Soprintendenza ma anche problematica dal punto di vista logistico a causa della mancanza di spazio. Ciò che trovo sconcertante è che nella stesura di questo nuovo regolamento siano state ascoltate soltanto le istanze degli esercenti. Perché non sono stati previsti alcuni momenti di scambio coi residenti? Anche noi siamo parte integrante del centro storico eppure nessuno ci ha interpellati”.
Il nuovo regolamento esclude la possibilità di installare in centro delle strutture a padiglione, autoportanti, chiuse e coperte con elementi rigidi. Largo invece a tavoli, sedie, ombrelloni, tende, funghi per riscaldarsi. E, ancora, pollice in su per pedane ed elementi di delimitazione laterali trasparenti (tipologie A e B). Sì anche a pergole e gazebi con possibilità di chiusura laterale con teli trasparenti (tipologia C).
Insomma sono ammesse tutte le strutture che possono essere smontate e facilmente rimosse mentre è messa al bando ogni “infissione al suolo con opere murarie o cementizie”.
“Nel caso in cui l’allestimento dei dehors avvenga su beni vincolati ovvero in Aree soggette a vincolo di bene culturale il rilascio della concessione all’occupazione di suolo pubblico sarà subordinato all’autorizzazione della Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per la Città metropolitana di Bologna e le province di Modena, Reggio Emilia e Ferrara” si legge nel regolamento ma le tipologie “A e B rientrano nell’Allegato A del D.P.R. 13 febbraio 2017, n. 31, punto A17 (ndr – installazioni esterne costituite da elementi facilmente amovibili quali tende, pedane, paratie laterali frangivento, manufatti ornamentali, elementi ombreggianti o altre strutture leggere di copertura, e prive di parti in muratura o strutture stabilmente ancorate al suolo) e sono escluse dall’autorizzazione paesaggistica”. Insomma, proseguono i residenti che avevano presentato un esposto alla Soprintendenza per mettere in luce le criticità della Piazzetta, “qui sostanzialmente non cambia nulla. I dehor dovranno essere a 2 metri l’uno dall’altro, distanza riducibile a 1,50 ma solo con l’assenso scritto da parte dei proprietari dei locali adiacenti. Perché i residenti che hanno i portoni di ingresso delle proprie abitazioni a ridosso di tali distese invece non possono esprimere il proprio parere? Non si deve forse trovare la giusta quadra tra vivibilità e socialità?”. La Piazzetta, che nel corso degli anni è diventata il luogo di ritrovo per antonomasia del centro ed è caratterizzata da un’elevata densità di pubblici esercizi è citata esplicitamente nel Regolamento: “al fine di contemperare sia le esigenze degli esercizi insediati che quelle di cittadini e residenti… si demanda alla Giunta l’individuazione e la definizione degli spazi massimi occupabili dal singolo esercizio… affinché gli spazi occupati dai dehors non determinino difficoltà sia alla circolazione pedonale sia all’accesso e alla circolazione dei mezzi di soccorso”.
Sinora però, “i nostri appelli in tal senso sono sempre caduti nel vuoto e certo non basta tale rassicurazione a farci ben sperare”. I residenti manifestano poi preoccupazione anche sul fronte dell’inquinamento acustico: “nel regolamento abbiamo letto che la Giunta potrà prevedere, in via sperimentale una deroga ai limiti della classe acustica di riferimento e che potrà riguardare esclusivamente i limiti assoluti notturni di zona, equiparabili, al massimo, a quelli diurni. Ci domandiamo a che pro del momento che esiste dal giugno 2022 uno specifico Regolamento per la disciplina delle attività rumorose temporanee che fissa il numero massimo di concerti e manifestazioni per ciascuno esercizio e i limiti acustici previsti peraltro mai rispettati. D’altronde chi controlla? Come si possono parificare poi i limiti notturni con quelli diurni? Di notte si dorme… siamo davvero senza parole”. Inoltre, concludono i residenti, se “nel Regolamento dehor si fa cenno a deroghe in materia di rumore malgrado vi sia un altro documento che regola tale ambito, perché non infilarci dentro anche i limiti orari di somministrazione e vendita di alcolici e superalcolici sanciti dall’articolo 14-bis della legge del 30 marzo 2001, n. 125? Perché non ricordare agli esercenti che i dehor sorgono in aree pubbliche e che pertanto dalle 24 alle ore 7 lì nessuno dovrebbe più bere? Perché non introdurre una nota che impone ai gestori di interdirne l’uso dopo la mezzanotte? Sarebbe stato un segno importante per noi residenti costretti a sorbirci urla e schiamazzi per tutta la notte. Così non è stato. Questo regolamento per noi residenti è l’ennesima occasione di dialogo persa”. Vedremo se stasera il documento riceverà il nullaosta del Consiglio Comunare diventando così operativo a tutti gli effetti.
Jessica Bianchi