L’ex Campo di concentramento di Fossoli tornerà a nuova vita e, al termine del cantiere iniziato nel 2021, per i visitatori sarà possibile compiere una visita notevolmente più immersiva alla scoperta di un luogo in cui la storia si è stratificata nel tempo. Sito in cui convivono differenti anime, il Campo ha ricevuto un finanziamento da parte del Ministero dei Beni Culturali di 3,5 milioni di euro grazie ai quali sono in corso importanti interventi di restauro conservativo. I mezzi in movimento e i cumuli di terra e detriti hanno però destato qualche preoccupazione circa la “conservazione” e la tutela della memoria storica racchiusa in quelle pietre, testimoni di numerose pagine della storia del Novecento.
A rassicurare gli animi è la direttrice della Fondazione Fossoli, Marzia Luppi: “nulla è stato distrutto, al contrario ogni intervento è volto al recupero e alla conservazione dell’esistente. Per poter lavorare sui muri esterni e interni delle baracche l’impresa ha liberato la pavimentazione da tutto il materiale accumulatosi negli ultimi quarant’anni. Cumuli alti oltre un metro, frutto del crollo dei tetti e ricoperti da terra e vegetazione che impedivano di fatto di poter recuperare ciò che resta delle baracche del campo”.
Prima di procedere con lo svuotamento, prosegue la direttrice, sono stati recuperati “i reperti rinvenuti, a partire da numerose mattonelle integre, poi meticolosamente numerati e registrati. Dopo le operazioni di rimozione delle macerie sono stati riportati alla luce alcuni pavimenti originali del 1942 o di epoche successive e si stanno scoprendo delle tracce significative e importanti per meglio cogliere le storie dei diversi usi di quelle strutture. I detriti ormai inservibili invece verranno in parte recuperati e impiegati per rinforzare varie parti del campo”.
Ora il 90 percento delle baracche è stato ripulito con scrupolosa attenzione; i muri perimetrali, così come quelli interni e le colonne, sono stati rafforzati grazie ad apposite strutture e gli intonaci originali restaurati. “E’ stato necessario anche intervenire sulla vegetazione dopo accurate perizie per eliminare gli alberi secchi e pericolanti a ridosso delle strutture e consentire così agli operai di lavorare in condizioni di massima sicurezza e tenere in sicurezza le baracche stesse. Piante che, una volta terminato il cantiere, presumibilmente entro la primavera 2024, – precisa Marzia Luppi – verranno rimesse a dimora sulla base di uno studio paesaggistico ad hoc”.
Il progetto, seguito direttamente dal Ministero per mezzo del segretariato regionale, va in una direzione ben precisa: quello della tutela e della conservazione di tutte le tracce storiche possibili, “dalle scritte del 1944 ai disegni risalenti al dopoguerra, agli intonaci che testimoniano il passaggio dei giuliano dalmati al campo”, sottolinea la direttrice della Fondazione Fossoli. Al termine dei lavori, “i visitatori potranno finalmente avvicinarsi in sicurezza alle baracche, guardandovi all’interno e sperimentando così un’esperienza di visita molto più completa rispetto a quelle fatte sino a questo momento” conclude Luppi.
E dopo la conservazione giungerà il tempo della specifica valorizzazione di quegli spazi ora finalmente disponibili, “una serie di interventi ancora in fase di studio”.
Jessica Bianchi