Nuovo Biscione: parlano gli architetti che hanno vinto il concorso

Gli architetti Merla e Calzolari lavorano in Francia: hanno redatto il progetto che ha vinto il concorso di progettazione per la riqualificazione dell’edificio di via Unione Sovietica. “Io sono nato in quel quartiere – raccolta l’architetto Calzolari – e la strategia urbana proposta tiene conto della presenza delle scuole medie Fassi e della parrocchia del Corpus Domini”, ma anche un punto di vista totalmente estraneo, come quello dell’architetto Merla, è diventato un punto di forza al fine di individuare nuove potenzialità per superare la condizione che caratterizza la zona.

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Al termine del percorso universitario in Italia hanno scelto la Francia per realizzarsi professionalmente: oggi lavorano a Tolosa dove si sono conosciuti e il concorso di progettazione del Biscione è stata l’occasione per una nuova collaborazione tra loro. L’architetto Francesco Merla, pugliese, 45 anni, ha notato il bando e lo ha sottoposto all’attenzione del collega, l’architetto Filippo Calzolari, che, essendo di Carpi, non poteva rimanere indifferente. 33 anni, laureato al Politecnico di Milano, ha mosso i primi passi in alcuni studi di architettura italiani, a Genova e Milano, poi a 27 anni ha scelto di fare un’esperienza all’estero, a Tolosa. Qui ha scelto di stabilirsi e non c’è, nell’immediato futuro, l’intenzione di rientrare in Italia.

“E’ innegabile – spiegano gli architetti Merla e Calzolari – che la Francia offra contratti più vantaggiosi a chi inizia la professione e che il sistema, dalla progettazione all’esecuzione, sia più snello permettendo di sviluppare le commesse con maggior facilità rispetto a ciò che può accadere in Italia. Un ulteriore vantaggio è costituito dal fatto che la professione è maggiormente tutelata mentre in Italia il lavoro di architetto può essere svolto da altre figure professioniali mentre in Francia solo l’architetto puo firmare progetti edili e architettonici”.

Nel campo dell’edilizia residenziale hanno entrambi maturato la loro esperienza e il concorso di progettazione del Biscione ha offerto la possibilità di sperimentare soluzioni sempre più diffuse nel resto d’Europa dove “il tema dell’abitare – spiegano – è fondamentale e la sfida oggi è quella di riqualificare l’esistente per evitare l’ulteriore consumo di suolo e migliorare la qualità del vivere”.

Insieme all’ing. Pasquale De Bonis hanno redatto il progetto poi risultato vincitore e che concorrerà, nell’ambito di un intervento più complesso che prevede anche il miglioramento sismico e il rifacimento completo dell’impiantistica, alla riqualificazione dell’edificio di via Unione Sovietica a Carpi.

“Oggi intorno al Biscione – affermano Calzolari e Merla – c’è un deserto di cemento e asfalto: quelle aree esterne saranno rese nuovamente permeabili e vi troveranno posto giardini e piazze in grado di migliorare la vita di tutto il quartiere e mitigare l’effetto di isola di calore, perché anche questo è un tema fondamentale nelle nostre città. Demolire è sempre una sconfitta e nel caso del Biscione avrebbe avuto un enorme costo economico e ambientale, perché le macerie sono da smaltire; altrettanto costerebbe costruire ex novo. C’è sempre modo di implementare l’esistente e l’intento del concorso è condivisibile: al di là delle evidenti difficoltà tecniche e sociali, l’intervento di riqualificazione è in linea con ciò che si sta facendo in tutta Europa. Questo è il motivo per cui abbiamo deciso di partecipare al bando”.

Naturalmente conoscere il contesto ha aiutato nella fase di progettazione. “Io sono nato in quel quartiere – raccolta l’architetto Calzolari – e la strategia urbana proposta tiene conto della presenza delle scuole medie Fassi e della parrocchia del Corpus Domini”, ma anche un punto di vista totalmente estraneo, come quello dell’architetto Merla, è diventato un punto di forza al fine di individuare nuove potenzialità per superare la condizione che caratterizza la zona.

Chi ha avuto l’idea di prolungare i balconi lungo l’intera estensione della parete delle due torri del Biscione?

“E’ nata da una riflessione che Francesco ha condiviso con me – spiega l’architetto Calzolari – partendo dalla constatazione degli spazi ridotti a disposizione negli appartamenti”. “Il vero lusso oggi – aggiunge l’arch. Merla – non sta negli arredi o nelle finiture di pregio: lo spazio in sé, a disposizione per l’abitare, è la questione più preziosa e una delle cause del degrado è proprio la mancanza di spazio negli appartamenti del Biscione. In casa non ci si deve sentire in gabbia e in Europa sono stati ottenuti ottimi risultati in questo senso in edifici simili al Biscione. Il degrado si autoalimenta e una riqualificazione estetica aiuterà gli abitanti ad avere più cura del contesto interno ed esterno: per dare maggior valore al parvis, il piazzale esterno davanti agli esercizi commerciali, sarebbe stato importante acquistare una parte del piano terra per trasformarlo in un punto di riferimento per tutto il quartiere facendone un luogo condiviso per abitanti, associazioni e cittadini, una sorta di casa comune. Se nessuno è proprietario di niente, l’esterno diventa terra di nessuno”.

Sara Gelli