Il Pug – Piano urbanistico generale ha fatto il suo debutto ieri sera di fronte al Consiglio dell’Unione delle Terre d’Argine e, a partire dal prossimo mese di gennaio, si presenterà anche alla gente per raccontare quale sarà o, perlomeno dovrebbe essere, la città del futuro. Obiettivo del documento infatti è quello di ribaltare il paradigma che ha guidato sinora la pianificazione e passare da una logica puramente espansiva a una volta alla riqualificazione dell’esistente, per ottenere così un territorio resiliente, inclusivo e attrattivo. 611 elaborati che guardano lontano, basati su cinque assi portanti: Sfida della sostenibilità; Territorio come sistema; Salute e socialità; Attrattività e innovazione; Identità e appartenenza.
Un Pug che, prima di tutto, racconta di una convergenza politica dei quattro comuni che compongono l’Unione delle Terre d’Argine: “trovo molto efficace la definizione utilizzata dalla Regione nei confronti dell’Unione, ovvero Città Diffusa. Un’Unione – spiega il presidente dell’ente, Alberto Bellelli – che ha accettato la sfida di stare insieme per favorire uno sviluppo economico nel segno della sostenibilità. Per affrontare insieme la complessità di una società che muta rapidamente e invecchia. La Città Diffusa del futuro abbiamo provato a scriverla in questo documento”.
Ma in concreto cosa propone il Pug?
“Sul nuovo assetto urbanistico, e dunque sulle strategiche scelte di politiche abitative, mobilità e viabilità, di dotazione di servizi e di aree produttive e sul rapporto con l’ambiente e il paesaggio, si gioca buona parte della prospettiva delle nostre comunità. La sensibilità ecologica – commenta Roberto Solomita, assessore con delega alla Pianificazione Territoriale dell’Unione – deve diventare l’essenza stessa di sviluppo e crescita e non il suo contraltare”.
In soldoni, col nuovo Pug vengono cancellati d’ufficio 170 ettari di aree di espansione (67 ettari residenziali e 103 ettari produttivi/terziari/commerciali) che erano presenti nei piani urbanistici vigenti. “Stiamo parlando di circa 243 campi di calcio. Aree che tornano a destinazione agricola”, spiega l’architetto Moreno Veronesi, responsabile dell’Ufficio di Piano. Su Carpi parliamo di una superficie di circa 78 ettari: a essere decaduta, ad esempio, è l’area in prossimità del casello autostradale.
La disciplina transitoria della nuova legge urbanistica dà però la possibilità di portare a termine le previsioni di trasformazione la cui progettazione è partita prima del Pug. Chi ha presentato i nuovi piani prima del 31 dicembre 2021 può continuare a costruire secondo gli attuali strumenti urbanistici e sono numerosi come dimostrano i tanti cantieri decollati a Carpi. “I termini sono però stringenti: per queste previsioni infatti – prosegue Veronesi – viene fissato un termine massimo per giungere al convezionamento e sono previsti tempi certi per la realizzazione, se tali tempistiche non vengono rispettate anche queste previsioni decadono”.
Il Pug non introduce nessuna nuova area di espansione residenziale, produttiva o commerciale dunque, spiega l’architetto, “le eventuali esigenze insediative future saranno valutate nel momento in cui emergeranno, sfruttando i nuovi strumenti attuativi che consentiranno di valutarne la fattibilità tecnico-economica, la sostenibilità ambientale e il beneficio collettivo entro il limite massimo del 3% del territorio urbanizzato (circa 81 ettari) di suolo agricolo consumabile al 2050. Ergo, nella peggiore delle ipotesi, da qui al 2050, in tutta l’Unione si andrebbero ad occupare al massimo 81 ettari. Se il tetto del 3% venisse raggiunto avremmo comunque un consumo di suolo pari a meno della metà di quello che abbiamo cancellato come previsione”.
Poi, dal 2050 in avanti, non sarà più possibile consumare suolo se non riportando all’uso agricolo una pari quota, il cosiddetto consumo a saldo zero.
Il Pug, come lo ha definito Enrico Diacci, assessore della Giunta dell’Unione, diventa una sorta “di unico sistema nervoso centrale”. L’organo che connette tutti e quattro i territori, che li regola e li dota, prosegue Diacci, “di servizi moderni e maggiormente rispondenti ai bisogni di tutti”.
E se questa Città diffusa del futuro viene considerata alla stregua di un “sistema organico”, aggiunge l’assessore all’Urbanistica di Carpi, Riccardo Righi, regolato da “un’unica governance”, commenta Paola Guerzoni, vice presidente dell’Unione, allo stato attuale è ancora un tratteggio su carta.
Il percorso del Pug infatti, “frutto della lungimiranza dei 4 comuni” come ha sottolineato l’assessore Regionale al Bilancio e Riordino Istituzionale Paolo Calvano, è bel lungi dall’essersi concluso.
Dopo questa fase di assunzione si aprirà una fase di partecipazione: il documento non è ancora formalmente chiuso e potrà essere nuovamente sottoposto a una fase di revisione sulla base delle osservazioni che perverranno. Tra sei mesi il documento tornerà in Consiglio, verrà sottoposto al parere di altri enti, tra cui Regione e Provincia, e finalmente adottato. Verosimilmente quindi, tra un anno, il Pug inizierà a produrre i suoi effetti.
“Finalmente – conclude l’architetto Filippo Boschi – all’urbanistica spetterà il compito di costruire le condizioni affinché le comunità possano vivere al meglio”.
Tutto ineccepibile, “un’esperienza esemplare”, l’ha definita Calvano. Peccato che nel frattempo le nostre città siano state letteralmente invase dal cemento e che, le miopi scelte urbanistiche del passato, abbiano prodotto scempi a cui non si potrà rimediare. E mentre attendiamo l’introduzione di questo “rivoluzionario” strumento, non ci resta che assistere, inermi, al decollo di lotti fermi da anni e che comporteranno la scomparsa di preziosi metri quadri di suolo vergine.
Jessica Bianchi