Non è stato possibile conoscere l’esatto punto in cui la ciclista 24enne è stata investita da un’auto, lo scorso 7 luglio, in via Pezzana, dal momento che la Polizia Locale si è limitata a un generico “poco prima del sottopasso”. La ragazza fortunatamente non ha riportato gravi conseguenze ma l’episodio ha riacceso le polemiche relative alla pericolosità della “ciclabile” tracciata sull’asse viario e, in particolare, sulla corsia che da viale Manzoni corre proprio verso il sottopassaggio. Nel primo tratto, fino a via Pola Interna, la pista resta sulla strada per poi deviare improvvisamente e, fino a via Lanciano, si incunea davanti alle piazzole di sosta. Da via Monte Sabotino fino al sottopassaggio la ciclabile ritorna sulla carreggiata, correndo dietro ai veicoli parcheggiati (col rischio di essere centrati in pieno dagli automobilisti in retromarcia) proprio in corrispondenza del passaggio pedonale con tanto di isola spartitraffico dotata di due grossi New Jersey in cemento armato che restringono pericolosamente la strada. La ciliegina sulla torta arriva poco dopo, quando ad attendere i ciclisti dopo un percorso a zig zag vi è la bocca spalancata del dinosauro: lì la ciclabile si biforca, conducendo a destra verso il sottopasso che porta in via Lanciano mentre chi osa tirare dritto – incrociando le dita affinché nessuna macchina svolti a destra tagliandogli la strada – può, forse, finalmente dirsi salvo. Via Pezzana è una strada di attraversamento interessata da un intenso flusso di traffico veicolare, tracciare un paio di righe per terra, peraltro in modo del tutto schizofrenico, non è sufficiente per mettere in sicurezza le due ruote.
Jessica Bianchi