I consiglieri del Gruppo Pd – Carpi 2.0 interrogano l’Azienda Usl di Modena circa le gravi lacune del Pronto soccorso dell’Ospedale Ramazzini e l’Ausl risponde in modo del tutto insoddisfacente. La non risposta a cui ha dato lettura durante il Consiglio Comunale del 9 giugno l’assessore alle Politiche sociali Tamara Calzolari è stata “poco rassicurante”, una sorta di “déjà-vu” ha commentato la consigliera Cristina Luppi. “Una risposta che ci restituisce un quadro preoccupante su un bene primario come quello della sanità. Da anni si denunciano i medesimi problemi e oggi siamo ancora qui a discuterne perché nel corso del tempo – prosegue l’esponente del Partito Democratico – non sono mai stati messi in atto i necessari correttivi”.
Le durissime condizioni di lavoro degli operatori, provati da due anni di pandemia e sottoposti a uno stress psicofisico acuito da frequenti aggressioni verbali e fisiche, si legge nel testo dell’interrogazione, “hanno provocato un elevato numero di mobilità e trasferimenti (basti pensare che almeno tre infermieri se ne sono andati solo negli ultimi tre mesi) fenomeno che a sua volta, si è ripercosso sui mancati riposi del personale presente (ci sono operatori che non fanno riposi per oltre 18 giorni); senza contare tutti coloro che hanno chiesto di essere trasferiti in altri reparti e aspettano da anni, in quanto non ci sono nuovi ingressi di unità per le sostituzioni”.
Le difficoltà di reclutamento di personale sanitario dedicato all’area dell’emergenza presenti sull’intero territorio nazionale caratterizzano, spiega Calzolari anche la “Medicina d’urgenza e il Ps dell’ospedale di Carpi. Criticità che influenzano in senso negativo il clima lavorativo in un contesto che per sua natura è più stressante rispetto ad altri settori sanitari esacerbando in alcuni casi i rapporti relazionali tra gli operatori”. E l’Ausl che fa? “È intenzione dell’azienda promuovere tutte le azioni necessarie per supportare a livello psicologico gli operatori affinché facciano fronte allo stress”.
Un’azione insufficiente dal momento che il carico di lavoro – e le inevitabili ripercussioni sull’utenza, ovvero l’allungamento dei tempi di attesa, oggi superiori a quelli del Ps di Mirandola, di Baggiovara e Policlinico per tutti i codici, con punte elevate per i bianchi – non potrà che peggiorare, anche in vista delle vacanze estive, se non verranno reclutati altri professionisti. Sul turn over del personale dell’equipe infermieristica – sulla fuga di medici l’Ausl glissa del tutto – l’azienda precisa che da inizio anno vi sono state “5 uscite di cui 3 dimissioni volontarie mentre 2 operatori sono stati destinati a mansioni superiori. Tunr over in linea con i dati registrati nelle altre unità operative dell’Ospedale. Le difficoltà di reclutamento hanno però determinato un disallineamento rispetto alle dotazioni standard dell’equipe”. Ma, assicura l’Azienda, le valutazioni sui turni di servizio “non hanno evidenziato anomalie sostanziali o violazioni di norme contrattuali e i risposi sono garantiti nella programmazione della turnistica”. Certo è, ammette, che tale “disallineamento può comportare delle modifiche repentine dei turni per garantire la copertura delle posizioni di lavoro”.
Per ovviare alla mancanza di personale l’Ausl ha indetto un bando (al momento lo stato della procedura è in aggiudicazione) per acquisire esterni tramite cooperative, una scelta resasi necessaria per garantire le ferie operatori.
“Siamo convinti – spiega Calazolari – che questa non possa essere una scelta strutturale poiché esperienze simili in altri territori hanno denotato forti limiti dal momento che il personale esterno non è inserito nelle modalità gestionali dell’intero ospedale e questo può causare difficoltà nell’operare e sfociare in disservizi per l’utenza. Inoltre le diverse modalità di remunerazione molto premianti per questi operatori potrebbero creare tensioni in reparto coi colleghi interni meno pagati e che si dovranno fare carico anche del coordinamento di queste nuove figure”.
Ancora irrisolta la questione relativa ai promessi spazi aggiuntivi ma, assicura l’azienda sanitaria, “entro questa estate verrà avviato un ulteriore cantiere adiacente il Ps attuale per consentire una maggiore fruibilità degli spazi e garantendo una completa separazione dei percorsi per pazienti sospetti o positivi al Covid dal resto dell’utenza”. Insomma un grazie, pagherò…
Nel 2021 il Ps di Carpi ha registrato 38.201 accessi (da cui sono scattati 4.218 ricoveri) il 18% dei quali provenienti da fuori provincia, in particolar modo dai comuni reggiani poiché il Ps di Correggio non è ancora rientrato in funzione. “Questo aggrava il carico del Pronto Soccorso di Carpi che per numero di accessi, in provincia, è secondo solo a quello del Policlinico (57.786). Numeri che testimoniano l’importanza del nostro Ps per l’intera rete provinciale e non solo. Per questo motivo – aggiunge l’assessore Calzolari – è necessaria un’attenzione e un impegno da parte dell’Ausl a rafforzare le dotazioni sia strutturali che di personale poiché il nostro Ps svolge un ruolo chiave per un ampio bacino di utenti”.
Il nostro ospedale merita di più, così come la cittadinanza. L’Ausl deve dare risposte e in fretta, perchè sulla salute – di operatori e cittadini – non si può lesinare. Avere un Pronto Soccorso efficiente, con spazi e risorse umane adeguati, è fondamentale per garantire interventi tempestivi e tutelare così il diritto alla salute.
Siamo disposti a ingoiare l’amaro boccone del reclutamento di personale esterno pur di mettere una pezza a una situazione divenuta ormai intollerabile ma servono azioni strutturali, di lungo respiro. “E’ urgente – conclude Tamara Calzolari – intervenire per rafforzare la dotazione del reparto anche con gli strumenti prospettati dalla Regione come l’introduzione del medico di continuità per snellire i codici più lievi o l’attivazione di ambulatori dedicati presso la costituenda Casa della Comunità (ndr – o della Salute che dir si voglia) di cui ci auguriamo possa presto terminare il cantiere e il contestuale rafforzamento dell’attività dei medici di Medicina Generale spesso in affanno per il carico a cui sono sottoposti il che comporta spesso tempi di attesa troppo lunghi per i propri assistiti in quali accedono poi impropriamente al Ps”.
Insomma, cooperative a parte, qualcosa si può fare, ma occorre farlo in fretta perché le risorse umane sono ciò che fanno la differenza, non i muri.
Jessica Bianchi