Un’atmosfera densa di emozione e tanta, tanta, commozione. Questa mattina nessuno è voluto mancare, dai grandi ai piccoli, alle istituzioni, alla visita del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, prima a Medolla e poi a Finale Emilia, nella Bassa modenese, in occasione del decennale del sisma che il 20 e il 29 maggio del 2012 piegò i nostri cuori e la nostra terra. “Il ricordo non svanisce mai. Mai. Ti resta attaccato sulla pelle e ora basta una piccolissima scossa per metterti in allarme”, scuote il capo una giovane donna. “Poveretti, dici, quando alla Tv vedi immagini di altri terremoti, ma fino a quando non lo sperimenti davvero, non puoi capire fino in fondo come un’esperienza di questo tipo ti cambi totalmente la vita. Come fa ad andarsene quel ricordo? Come si può scordare – aggiunge un altro residente di Medolla – quando il 20 maggio crollarono le chiese e si aprirono i capannoni e quando il 29 cadde tutto il resto? Quelle immagini sono ben vive e presenti, non le scorderò mai”.
“Mio marito è invalido ed era in mezzo alla strada durante la seconda scossa, lo sentivo urlare fortissimo perchè per un attimo non mi ha vista e dietro la mia macchina ha visto venir giù il campanile della chiesa. Questa mattina quando ho visto i Vigili del Fuoco mi sono commossa: ci hanno aiutato tanto, fisicamente e moralmente, è una cosa che non dimenticherò mai: i Vigili del Fuoco sono i miei figli”, racconta con voce rotta un’anziana signora.
Il “paese – ricorda un altro signore – sembrava irreale. Il primo mese fu terribile. Impossibile dimenticare. Oggi però siamo rinati e siamo felici che il presidente venga a vedere quel che siamo stati capaci di fare tutti insieme”.
“Quello di oggi – ha commentato Alberto Calciolari, sindaco di Medolla – è un grande dono che ci fa il presidente. Oggi ricordiamo una giornata, quella di dieci anni fa, carica di dolore ma ricordiamo anche dieci anni di tenacia e ricostruzione. La visita del capo dello Stato è anche un invito ad andare avanti con speranza e con la stessa determinazione che ci ha contraddistinti in questi anni di lavoro. Il mio ringraziamento più grande va ai cittadini, alla loro forza, così come agli imprenditori che hanno tenuto botta, che non se ne sono andati e che, al contrario, hanno creduto in questo territorio”.
Alle sue parole si unisce anche Filippo Molinari, primo cittadino di Medolla nel 2012: “c’è un prima e c’è un dopo terremoto. Questi sono stati dieci anni di fatica e di dolore ma anche di forza e di tenacia. La nostra gente si è saputa risollevare e a distanza di dieci anni la visita di Mattarella chiude simbolicamente un cerchio”.
“La giornata di oggi ci rimarrà nel cuore tutta la vita, così come il terremoto. La notte del 20 maggio fu terribile – racconta una signora – un vero trauma, ma si deve andare avanti. Sempre”.
“Io dormo pochissimo – aggiunge un’altra medollese – e alle 4 del mattino di quel 20 maggio ero in cucina a leggere, lo ricordo perfettamente. La sedia ballava, mi sono sentita letteralmente scaraventare a terra. Fu l’inizio della fine ma ci siamo rimboccati le maniche e la comunità si è aiutata moltissimo. Il sindaco Molinari ci prese letteralmente per mano e vedere oggi Medolla rinata è per noi motivo di grande orgoglio”.
“Ricordo quel periodo con grande dolore – spiega il cantautore Nek presente alla cerimonia per il decennale a Medolla – anche perchè da lì a poco sarebbe mancato il mio papà. Una sofferenza che si aggiunse a quella del sisma. Io vengo da Sassuolo e ci mobilitammo immediatamente per portare un aiuto alle comunità più colpite che dimostrarono sin da subito una forza immensa. Quella di oggi è una festa che racconta del nostro desidero di rinascere, di ricostruirci. Tutti quanti ricordiamo chi perso la vita, chi ha dovuto organizzarsi perché la sua casa era crollata e ha dovuto fare i conti con un’esistenza del tutto stravolta, ma siamo anche qui a gioire, perchè siamo qui insieme per mostrare un’Emilia che non si piange addosso”.
A dieci anni dal sisma, la ricostruzione in Emilia è ormai in fase di completamento. Ogni cosa deve tornare al suo posto, si disse dopo le terribili scosse del 20 e 29 maggio 2012 e le prime settimane dell’emergenza più dura, e per riuscire a farlo, portando a termine la gran parte dei lavori previsti, sono stati concessi complessivamente contributi per quasi 6,5 miliardi di euro, erogati alle famiglie e alle imprese delle aree colpite (di questi, già liquidati oltre 5 miliardi di euro). La ricostruzione, privata e produttiva, è praticamente chiusa, mentre proseguono i lavori per completare la realizzazione del Piano delle opere pubbliche e dei beni culturali.
È questo, in sintesi, il quadro della ricostruzione a dieci anni dal sisma che colpì quattro province emiliane – Modena, Reggio Emilia, Bologna, Ferrara –, insieme a quelle di Mantova e Rovigo, causando 28 morti, 300 feriti, 45mila sfollati e danni per 12,2 miliardi di euro. Un cratere iniziale che contava 59 Comuni, oggi ristretto a 15: in 45 comuni, infatti, la ricostruzione è pressoché terminata, mentre nei rimanenti è a buon punto ma servono ancora procedure e risorse specifiche.
“Abbiamo vissuto un momento difficilissimo – ha commentato il senatore Vasco Errani, già presidente della regione e commissario per la ricostruzione – ma la cosa più importante è che la comunità abbia saputo ripartire, trovando i giusti valori e le energie necessarie. Abbiamo tracciato una strada utile per il Paese per quanto riguarda la ricostruzione ma non esistono modelli o schemi da applicare, occorre, ogni volta, saper interpretare il territorio colpito”.
“Quando le istituzioni e i cittadini si uniscono succede quanto accaduto qui in Emilia Romagna. Abbiamo gestito un’emergenza in modo esemplare, in un momento in cui il quadro normativo era complicatissimo. Oggi – spiega Rita Nicolini, direttore dell’Agenzia per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile della Regione Emilia-Romagna – è una grande giornata di festa in cui si vuole raccontare un bel pezzo d’Italia”.
“Questi dieci anni – ha dichiarato il presidente della Regione, Stefano Bonaccini – rappresentano una storia collettiva di cui andare orgogliosi, che merita di essere raccontata e di essere ascoltata, sia qui, perché la memoria collettiva è un patrimonio prezioso di identità, sia nel Paese, perché ciò che qui è stato fatto possa essere patrimonio per l’Italia. “La sola cosa che non potremo riavere sono le persone che non ci sono più a loro e ai familiari va il nostro pensiero. Né si può cancellare la sofferenza di tanti causata dal sisma. In questo decennale, voglio dire grazie di cuore a tutti coloro che donarono o vennero qui ad aiutarci, in una gara di solidarietà enorme. Così come ringrazio sindaci, amministratori, tecnici, imprese, volontari, professionisti e operatori sanitari, sociali e della scuola, quelli di allora e quelli di oggi, naturalmente, artefici di una staffetta che non si è mai fermata. Ma il ringraziamento più forte lo merita la nostra gente: cittadine e cittadini che non si sono mai arresi”.
Sentito l’intervento del presidente Sergio Mattarella che ha voluto sottolineare come i nostri “territori abbiano reagito con laboriosità, animati dal desiderio di rinascita e mettendo al centro quella solidarietà che li connota anche nei momenti di difficoltà e disperazione”. Il capo dello Stato ha poi ribadito come la ricostruzione debba essere proseguita, “poichè vi sono opere da concludere e programmi da sviluppare”. Tanto però è già stato fatto grazie a “una concorde cooperazione istituzionale” e all’impegno “quotidiano dei sindaci”. Con lucidità, ha proseguito Mattarella, si è messo “il lavoro al centro” e così si è stati in grado di “saldare una frattura, continuare a produrre e a crescere e a rafforzare la coesione sociale”. La forza di questa comunità “è quella di credere nella partecipazione, poiché ciascuno di noi, nessuno escluso, ha bisogno degli altri, nella consapevolezza che le istituzioni possono essere un ancoraggio sicuro nelle difficoltà, come è avvenuto qui. Il decennale celebra la resilienza di questa comunità e i suoi valori. A tutti voi va la riconoscenza della Repubblica”.
Il presidente della Regione ha quindi accompagnato il Capo dello Stato a Finale Emilia a inaugurare la nuova sede della banda musicale Rulli Frulli, un simbolo di cultura, inclusione, socialità, nella sede dell’ex autostazione delle corriere, ristrutturata anche col contributo della Regione. La banda, diretta da Federico Alberghini, composta da tanti ragazze e ragazzi alcuni con disabilità, ha accolto festosa il Presidente suonando l’Inno di Mameli: le scosse del 2012 privarono il gruppo della sede, oggi ritrovano una nuova casa, bella e sicura. Taglio del nastro insieme al sindaco di Finale Emilia, Claudio Poletti. Bonaccini, ringraziando Mattarella per la sua visita, ha detto che “questa stazione è il simbolo di come abbiamo scommesso sul futuro, sui giovani e sulle loro esigenze. Esempio concreto di come abbiamo cercato di lenire le ferite del sisma”.
Giada Chiari e Jessica Bianchi