Api, la mano della criminalità organizzata dietro i furti di arnie

Sono sempre più frequenti e mirati i furti di alveari in Italia, tanto da parlare ormai di una vera e propria tratta di api regine. L’ipotesi è che dietro questo fenomeno ci sia la mano della criminalità organizzata, come spiega il presidente della Confederazione Italiana Agricoltori dell’Emilia Romagna, Cristiano Fini.

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45 alveari rubati nella notte tra il 18 e il 19 aprile agli apicoltori di una decina di città, da Milano a Siena, passando per Parma, Reggio Emilia, Sassuolo, Bologna, Firenze e Grosseto, sono stati recuperati grazie al Gps inserito all’interno delle arnie. I furti delle arnie sono un problema annoso in Italia, tanto che ogni stagione se ne verificano più di 20mila. Il furto sistematico di interi apiari lascia presupporre l’esistenza di un vero e proprio ‘mercato giallo-nero’ che insidia e mina le basi dell’apicoltura e spezza le gambe a chiunque abbia investito per integrare il proprio reddito. L’ipotesi è che dietro questo fenomeno ci sia la mano della criminalità organizzata, come spiega il presidente della Confederazione Italiana Agricoltori dell’Emilia Romagna, Cristiano Fini.

“Il fatto che questo miele sia stato rubato e commissionato a quanto pare dalla criminalità organizzata – spiega – ci lascia sconcertati. Negli ultimi anni è stato prodotto pochissimo miele italiano e dunque pensiamo che quello rubato, di altissima qualità, venga poi utilizzato per tagliarne altri di provenienza europea o extra Ue di qualità inferiore. C’è una grande carenza di miele nazionale ma la domanda resta alta: non riuscendo a reperirlo sul mercato a prezzi contenuti si commissionano furti”. 

I cambiamenti climatici, conclude Fini, hanno “inciso fortemente sul metabolismo delle api e sulla loro vita e di conseguenza stiamo registrando dei cali produttivi piuttosto consistenti”.

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