Il dato dell’inflazione tendenziale ha raggiunto nella città di Modena il 5,9%, con un balzo di quasi un punto percentuale sul mese precedente (5%). Un dato inferiore a quello nazionale (6,5%), ma con un lieve restringimento della forbice. Nel confronto con le province limitrofe si registrano importanti differenze. Reggio si attesta al 5,3%, miglior dato in Italia, dopo i pessimi dati del 2021 per quella provincia. Bologna va oltre l’inflazione media nazionale, con il 6,8%.
A Modena, assieme alla ulteriore crescita dei beni energetici (poco sotto l’80% rispetto al pari mese del 2021), si registra un pesante effetto nel settore dei trasporti (+3,9% sul mese precedente) e dei servizi ricettivi e di ristorazione (+2,5% sul mese precedente).
I prodotti alimentari crescono dello 0,8% sul mese precedente, con un 4,5% sul pari mese del 2021. Dentro a questo dato vanno però segnalate, rispetto al 2021, la crescita del 12,8% di oli e grassi, del 10,5% dei vegetali, dell’8,4% dei prodotti ittici.
I carburanti registrano una crescita del 10,8% sul mese precedente e del 30,9% sull’anno precedente.
In questo contesto l’inflazione negli Stati Uniti è arrivata all’8,5%, e la media Europea, in modo inatteso, è schizzata al 7,3%. In Spagna l’inflazione è ormai prossima al 10%.
Uno scenario che potrebbe ripetersi in Italia, dove secondo l’Istat nel 2021 i salari sono cresciuti dello 0,6%, mentre nel 2022 le pensioni cresceranno dell’1,7%.
“Tanti numeri, che rendono però chiaro, anche nella nostra provincia – spiega Marzio Govoni, presidente di Federconsumatori Modena APS – il progressivo impoverimento della gran parte di cittadini e famiglie, la perdita di potere d’acquisto di salari e pensioni, il rischio di far precipitare una parte del ceto medio nella fascia della povertà, assieme a quelle migliaia di famiglie che da tempo hanno difficoltà a riscaldare le abitazioni, a fare la spesa, a pagare mutui e affitti. A Modena ci si deve interrogare su questa condizione; non ci sono soltanto fenomeni internazionali incontrollabili; una parte di questi dati sono frutto di speculazioni, e si trasformeranno in utili maggiori, non sempre visibili e nella ulteriore crescita delle diseguaglianze”.