Per andare incontro alle esigenze degli esercenti le cui attività erano state pesantemente ridimensionate per le chiusure imposte dal covid, tavolini e sedie hanno invaso metri di spazio pubblico cambiando il volto delle città: un’occupazione straordinaria e temporanea per i dehors vincolata allo stato di emergenza sanitaria la cui fine è fissata per il 31 marzo. Da quella data gli esercenti riprenderanno a versare il pagamento del canone unico, ma la resa dei conti è stata posticipata a giugno.
“Nel Decreto Legge Mille Proroghe il Governo ha prolungato fino al 30 giugno le misure di semplificazione per la presentazione delle domande e la posa in opera temporanea di nuove concessioni per l’occupazione di suolo pubblico o di ampliamento delle superfici già concesse. Resta limitato fino al 31 marzo l’esonero dal pagamento” spiega l’Assessore al Commercio Stefania Gasparini.
Dopo il 30 giugno si dovrebbe tornare al regolamento ordinario di pre pandemia, particolarmente restrittivo, soprattutto per la zona del centro storico dove l’ultima parola spetta alla Soprintendenza ai Beni Culturali di Bologna che deve valutare l’adeguatezza rispetto al contesto soggetto a tutela.
A Bologna è stata un’ordinanza del Sindaco a mettere fine ai ‘tavolini selvaggi’ per quattordici piazze del centro dove i dehors sono concessi per una metratura massima di 10 mq al posto dei 30 o dei 20 previsti fino a oggi. Balza all’occhio la salvaguardia di un migliore transito per pedoni e mezzi: nei passaggi pedonali, ovvero marciapiedi e portici, occorre rispettare una fascia libera di 2 metri a partire dal piano di spiccata degli edifici. Nelle carreggiate stradali, invece, la fascia centrale libera deve essere di 3,5 metri. Infine, tutti i dehors che hanno occupato le strisce blu potranno avere una superficie massima di 10 mq corrispondente a un solo stallo di sosta. Questo succede a Bologna, e a Carpi?
In base al Regolamento approvato nel 2018, a Carpi l’occupazione del dehor deve mantenere libero lo spazio del marciapiede per uno spazio non inferiore a 1,2 metri , sotto i portici sono ammessi esclusivamente sistemi di seduta e tavolini, non è consentito installare dehors in contrasto con il Codice della Strada e gli elementi non devono prevedere alcuna infissione al suolo con opere murarie o cementizie ma solo ancoraggi mediante bullonature. Non è indicata una superficie massima ma il dehor deve essere compatibile per consistenza e conformazione con il contesto nel quale viene inserito. La progettazione ha come criterio di base la permeabilità visiva e la delimitazione deve essere realizzata con strutture metalliche autoportanti. In centro storico non possono essere realizzate pedane; non possono essere installati gazebo ma solo ombrelloni o tende; tavoli e sedie saranno preferibilmente in legno, vimini, ferro o altro metallo non lucido e l’utilizzo delle materie plastiche e/o resine è subordinato alla qualità delle stesse e verrà preventivamente approvato.
Cambierà qualcosa dopo il 30 giugno o farà fede l’attuale Regolamento delle strutture temporanee di arredo esterno (dehor)?
“Siamo al lavoro per arrivare a un accordo quadro con la Soprintendenza per quel che riguarda il centro storico: per le semplici distese (ombrelloni, sedie, tavolini) oggi sottoposte al parere vincolante della Soprintendenza abbiamo chiesto una deroga affinché il controllo passi all’Amministrazione comunale per semplificare le procedure e accelerare le tempistiche. Il parere della Soprintendenza rimarebbe vincolante per le strutture fisse. Non si tratta di una liberalizzazione completa perché gli standard rimarrebbero rigidi su metrature, colori ed estetica. Per provare a cambiare il Regolamento è necessario il coinvolgimento del settore Urbanistica ma per i semplici aspetti estetici si possono già fare alcune valutazioni: a partire da Piazza Garibaldi in cui occorre prendere atto della situazione attuale ed evitare ulteriori distese di dehors in futuro”.
Sara Gelli