Il Governo parte dall’eolico per aumentare l’energia prodotta, sbloccando la realizzazione di altri 6 parchi in Puglia, Basilicata e Sardegna. Ma il gas russo è ancora essenziale. Come fare a contenere prezzi ormai alle stelle? “Mettendo un tetto al prezzo” afferma il fondatore di Nomisma Energia e professore di Unibo, Davide Tabarelli.
Entro 24/30 mesi, secondo quanto affermato nei giorni scorsi dal Ministro Cingolani, l’Italia potrebbe essere indipendente dal gas russo. A suo parere è un obiettivo possibile e realizzabile?
“E’ estremamente difficile. Innanzitutto consideriamo che 30 mesi sono due anni e mezzo, un lasso di tempo troppo lungo per restare privi del gas russo: è come dire di non respirare per un’ora, si muore. Quindi prepariamoci perché non sarà una passeggiata, ma qualcosa si può comunque fare, in 30 mesi, anche se non moltissimo. Dipendiamo dalla Russia per 29miliardi di metri cubi di gas – stando ai numeri dello scorso anno – su 76 di consumo, parliamo quindi di un 40%. Rimpiazzare tutti questi volumi di gas è impossibile in un tempo così breve: e non perché non ce lo vogliano dare, ma perché così tanto gas non c’è in giro. Noi paghiamo il gas a peso d’oro: gli USA lo pagano circa 14 euro a MWh, noi 240. E’ sicuro che se qualcuno ne avesse da vendere sarebbe già arrivato in Italia”.
Quanto costerebbe importare dagli States un maggior volume di gas liquefatto?
“Va detto che molto di quello che gli USA producono lo consumano loro stessi. Un po’ viene esportato, ma non è molto. Consideriamo poi che tutto il mondo stava pensando alle energie rinnovabili, non ai fossili, perché dobbiamo andare verso la transizione e abbandonare il gas: nessuno, quindi, aveva investito su questo, anche perché costruire una nave che trasporta 100mila tonnellate di gas a 170° sottozero comporta investimenti giganteschi e tanti anni. Ricordiamoci poi che al momento i flussi dalla Russia non solo non sono stati bloccati, ma sono addirittura aumentati”.
Quindi se i flussi non sono diminuiti questo aumento dei prezzi è pura speculazione?
“E’ dalla scorsa estate che i mercati erano irrazionali, che ha preso il via la speculazione e i prezzi hanno iniziato a salire: un anno fa pagavamo il gas 17 euro a KWh, saliti a 60 ad agosto e 90 a ottobre: il mercato scontava in anticipo l’evento peggiore, la guerra, che poi si è verificata. La speculazione c’è ed è un tema delicato, ma come ha detto la Commissione Europea si deve intervenire. Si deve mettere un tetto. Che cosa sia però questo tetto è un problema da definire”.
Sul mercato di Amsterdam – riferimento per il mercato europeo – l’Europa ancora non ha agito per contenere il prezzo…
“No, l’hanno lasciato andare. Però, come si insegna in tutte le facoltà di Economia del mondo, i mercati finanziari hanno delle regole e una di queste è che in caso di necessità ci dev’essere una sospensione per eccesso di rialzo. Questo per il gas non è mai stato applicato. E non stiamo parlando di un mondo della finanza lontano dalla realtà: a Sassuolo gli imprenditori non riescono a pagare le bollette perché le loro fatture del gas sono legate a questi prezzi; così si chiudono le fabbriche e la gente resta a casa da lavorare. Dobbiamo arrivare a questo estremo? No, i mercati devono essere regolati prima, dev’essere posto un tetto. Perché noi non dobbiamo mai chiudere le aziende o lasciare la gente al freddo, a costo anche di intervenire da comunisti sui mercati”.
Ma questo tetto chi lo dovrebbe imporre?
“La Commissione Europea insieme alle autorità di regolazione europea, che sono un po’ distratte e drogate dal mercato e che non hanno il coraggio di dare contro alla finanza. Nell’economia moderna è la finanza a decidere, abbiamo paura di far del male alle società quotate in borsa, all’andamento dei titoli e dei tassi di interesse. Ma qui c’è il rischio di rimanere al freddo, di lasciare a casa la gente dal lavoro, di chiudere le fabbriche: la finanza deve essere sempre asservita all’industria, alle cose reali, ai mercati. E asservimento significa che in questo caso la finanza deve fare un passo indietro”.
Se Putin decidesse dall’oggi al domani di “chiudere i rubinetti” quanta autonomia potremmo avere?
“Andiamo verso l’estate e per ora ce la facciamo a non tagliare i consumi, ma da subito dobbiamo pensare di tenere alte le scorte per il prossimo inverno, che comincia il 1° ottobre. E quindi dobbiamo cominciare a razionare. Si sta discutendo se riaprire o no qualche centrale a carbone: non c’è da parlare, dobbiamo aprirle. E poi dobbiamo tornare ad andare a legna, dobbiamo dare la possibilità alla gente di comprarsi una stufa a pellet o a cherosene e di usarla. Dobbiamo imparare a fare economia, a razionare. Questa è economia di guerra e dobbiamo agire di conseguenza”.
Chiara Tassi