“Stiamo facendo l’accoglienza con le persone che arrivano in contatto con i servizi sociali, i primi che accolgono le persone insieme alla questura” afferma il direttore sanitario Ausl Silvana Borsari. Un pezzo importante della macchina dell’accoglienza per i profughi dall’Ucraina è quello dell’assistenza sanitaria. In provincia di Modena- dove mercoledì e giovedì è salito a 135 (di cui 60 minori) il numero dei rifugiati- l’Azienda Usl ha attivato dei punti di assistenza in tutti i distretti.
Qui i cittadini ucraini potranno ricevere il codice STP, straniero temporaneamente presente, che garantisce la presa in carico da parte del sistema sanitario nazionale e ha validità in tutto il Paese. I minori verranno iscritti al Servizio sanitario regionale e verrà loro assegnato un pediatra di libera scelta o un medico di medicina generale.
“Per gli adulti – spiega la dottoressa Borsari – sono previste solo le prestazioni urgenti o importanti e quindi potranno accedere ai nostri servizi vaccinali o ai consultori familiari o alle prestazioni urgenti. Con il rilascio della tessera STP, saranno comunicati loro i diritti e contemporaneamente ci sarà personale sanitario che prescrive o esegue il tampone naso faringeo se non è stato fatto prima di entrare nelle famiglie che li accolgono e viene valutata la situazione vaccinale rispetto al Covid”.
Tutti i profughi, dunque, saranno sottoposti inoltre a tampone per il Covid. In assenza di documentazione valida sullo stato vaccinale o su pregresse infezioni da Covid-19 si procederà a favorire la vaccinazione. Se necessario gli operatori sanitari presenti nei punti di accesso potranno attivare il servizio di mediazione linguistica per le persone che non parlano la lingua italiana o che non sono accompagnate da qualcuno che parla italiano (al numero telefonico di ogni distretto rispondono invece operatori che parlano solo italiano).
“L’Ucraina ha un’adesione alla campagna vaccinale molto bassa, del 35%, quindi noi offriremo attivamente alle persone la vaccinazione. La persona potrà dare o meno il proprio consenso. Per chi risulta positivo ci stiamo organizzando autoisolamento nella famiglia o nella struttura dove alloggia se non è possibile troveremo delle collocazioni come abbiamo già fatto per la popolazione italiana”.
Sono oltre 700, a ieri, i profughi ucraini arrivati in Emilia-Romagna e ospitati prevalentemente da associazioni di volontariato e parenti. Nell’area metropolitana di Bologna, risultavano arrivate 141 persone (60 nuclei familiari), di cui 73 ospitate nella rete Cas, i Centri di accoglienza straordinaria. Per rendere disponibili ulteriori posti, è già stata pubblicata una manifestazione di interesse per 200 unità, ricevendo, al momento, una buona risposta da parte dei gestori. A Rimini si contano una ventina di persone, ospitate con accoglienza volontaria, e quindi non tramite Cas. A Parma, le 60 arrivate hanno trovato accoglienza da familiari e amici. A Ferrara sono giunte un centinaio di persone, ospitate in gran parte presso enti di assistenza e parenti. Anche a Ravenna i profughi ucraini finora arrivati -una cinquantina- hanno ricevuto tutti ospitalità da parenti e associazioni di volontariato. Reggio Emilia ha a disposizione 100 posti Cas attivi (già ospitate 10 persone su 50 scappate dal conflitto). A Piacenza sono arrivate 96 persone, che hanno trovato accoglienza da parenti e amici. Forlì ha comunicato di avere a disposizione in tutto 18 posti Cas. A Modena sono arrivate 135 persone, accolte dalla rete del volontariato sociale. Il panorama è emerso nel corso dell’incontro di ieri (venerdì 4 marzo) in Regione della cabina di regia con prefetti, sindaci e presidenti di Provincia in cui sono state individuate le prime necessità e definito un impegno comune per snellire le procedure di accoglienza. Raccomandato uno stretto monitoraggio per tracciare l’arrivo dei profughi, con massima attenzione alle procedure Covid.
S.G.