Il cibo nelle mense scolastiche? Ci sono ampi margini di miglioramento secondo i genitori dei bambini che frequentano le scuole elementari. L’ultima delusione a Carnevale: il menù per le primarie di Carpi, Novi e Rovereto ispirato alle fiabe (frecce dei cacciatori, foglie di stoffa argentate, verdure dell’orto del re e nastri regali) aveva generato grandi aspettative ma bambini e genitori sono rimasti delusi dal piatto servito per giovedì grasso e solo le frappe sono riuscite a strappare un sorriso agli alunni.
Non si può non concordare sull’importanza di una sana educazione alimentare ma è anche vero che il cibo deve essere appetitoso e da piccoli è molto più difficile apprezzare l’hamburger dell’orto con zucchine, patate, carote, porri e formaggio oppure il burger di zucca e lenticchie. I bambini adorano la pasta al pomodoro e non i sughi dal sapore forte con aglio o capperi. Per alcuni il pane è duro, per altri il pesce stopposo.
La mensa scolastica dovrebbe essere il luogo ideale per promuovere il piacere di un’alimentazione sana ma a volte si trasforma in un incubo a cui i più tenaci reagiscono con il digiuno, mentre altri vengono riforniti di un’abbondante merenda nell’eventualità di saltare il pranzo e c’è chi opta per la dieta in bianco.
Le criticità comuni a più scuole però vanno oltre il menù e il suo scarso gradimento: il problema, sostengono i genitori, è la scarsa qualità nella preparazione. Quando arrivano a scuola i piatti sono freddi, la pasta è appiccicosa o poco cotta, prosciutto cotto gelido, posate sporche e capita che ci siano ritardi nella consegna e le quantità siano variabili a discrezione della refettoriera.
La cosa più grave? Gli errori sui menù degli allergici segnalati da genitori di bambini, per esempio, celiaci.
Da anni le famiglie sono alle prese con gli stessi problemi ma la cooperativa esterna a cui è appaltato il servizio di refezione di tutte le scuole si difende perché i menù devono mantenere gli equilibri nutrizionali, seguire le linee guida per la refezione scolastica e rispettare le indicazioni di Asl che impongono l’introduzione di giornate completamente vegetariane.
Esiste una Commissione Mensa, in cui sono presenti anche i genitori, regolata da un Disciplinare che ne specifica finalità e scopi e alla quale spetta il monitoraggio della qualità del servizio ma non è previsto che i componenti possano assaggiare i pasti ‘a sorpresa’ perché il Comune deve essere preventivamente informato, mentre i controlli sono appaltati a una ditta esterna.
Ai genitori, sommersi dalle normative che governano la refezione scolastica e imbrigliati tra indicazioni e linee guida che definiscono il servizio, non resta che rassegnarsi al loro ruolo: pagare i 5,30 euro a pasto. Anche quando non viene consumato, se appena svegli dimenticano di comunicarlo attraverso la app…
Sara Gelli