A Sant’Antonio in Mercadello, nel Comune di Novi di Modena, è stato “soppresso” l’ambulatorio medico. In pratica nella piccola frazione, la cui popolazione è perlopiù costituita da persone anziane, il medico di base, dallo scorso primo febbraio, non c’è più. Chi ha bisogno di una visita, o anche solo di una prescrizione medica, deve andare fino a Rovereto o a Novi. A determinare questo vuoto, che inevitabilmente sta creando pesanti disagi alle persone, peraltro in un periodo di pandemia, in cui la medicina territoriale ha dimostrato di essere fondamentale, è stato il pensionamento del dottor Fabrizio Locatelli, che fino al 25 gennaio scorso aveva un ambulatorio a Rovereto e, appunto, a Sant’Antonio. La dottoressa che gli è subentrata ha accettato, come ha puntualizzato il Sindaco Enrico Diacci in un comunicato stampa, per un anno l’ambulatorio singolo su Rovereto, lasciando però completamente scoperta la sede di Sant’Antonio. E questo nonostante il dottor Locatelli avesse chiesto all’Ausl di Modena una deroga sul pensionamento: “io – ha chiarito il medico che è anche responsabile dipartimento salute di Noi con l’Italia – ho dato sin da subito la mia disponibilità a continuare il mio lavoro, nonostante avessi raggiunto l’età pensionabile, ma la Direzione Generale dell’Ausl di Modena è stata irremovibile. Nessuna deroga e dunque ho dovuto lasciare l’ambulatorio di Sant’Antonio, dove ora manca un servizio essenziale”.
Il dottor Locatelli la deroga, con un contratto per ora di un anno, l’ha però avuta dalla vicina Ausl di Reggio Emilia e dal primo febbraio lavora come medico di base a Correggio.
Stessa Regione, ma con Ausl diverse che adottano politiche addirittura divergenti: laddove un medico nella provincia modenese viene “obbligato” ad andare in pensione, avendo raggiunto l’età, e ad abbandonare i suoi pazienti, nella vicina provincia reggiana può invece continuare a lavorare, con buona pace dei “vecchi” pazienti e nonostante la grave carenza di medici di base.
Federica Boccaletti