Nel Comune di Novi di Modena su una popolazione di circa 10mila abitanti, ad oggi quasi 500 persone (tra positivi e contatti) si trovano bloccate nel meccanismo degli isolamenti fiduciari e scaricano la loro frustrazione sul medico curante. Dopo aver appreso di episodi molto spiacevoli è intervenuto il sindaco di Novi Enrico Diacci con una lettera aperta ai cittadini. Pur riconoscendo l’esistenza del problema, invita a un maggiore senso civico e rispetto verso le persone. “Pertanto, in accordo con la medicina di gruppo del nostro Comune, sono a richiederVi di non intasare la linea telefonica con richieste di natura burocratica legate alla quarantena: per queste esigenze potete consultare il Dipartimento di Sanità Pubblica dell’Ausl di Modena. Lasciamo la priorità a coloro che non stanno bene o non hanno accesso a supporti tecnologici ed hanno il diritto di poter raggiungere il proprio medico curante”.
Che la situazione sia molto difficile lo testimonia il dott. Maurizio Bacchelli, medico di famiglia a Rovereto sulla Secchia numeri alla mano. “Senza considerare le telefonate, i messaggi, le mail e i whatsapp che ci arrivano personalmente, nei primi venti giorni di gennaio siamo arrivati a 15mila telefonate in entrata alle due segreterie dei centri medici di Novi e Rovereto. Queste richieste vanno oltre le potenzialità. In questi mesi noi abbiamo assicurato l’attività clinica ordinaria e le vaccinazioni che ci sono abituali a cui si sono sovrapposte le problematiche del COVID che sono state affrontate con grande spirito di servizio da parte di medici e personale. Questo grande sforzo è stato colto inizialmente dalla popolazione che ha dato prova di grande solidarietà ma, dopo due anni, non è più percepito come tale. Ne risultano comportamenti nei confronti di chi opera sul territorio ma anche di chi opera negli ospedali, fortemente rivendicativi, se non proprio ostili, che amplificano il nostro logoramento fisico e mentale. L’effetto che ne deriva è quello di una precoce fuga del personale dai servizi, specie quelli in prima linea come Pronto Soccorso e Medicina del Territorio. Il risultato finale non potrà che essere un impoverimento ulteriore dei servizi stessi nel prossimo futuro con un enorme sovraccarico di lavoro per chi rimane”.
E’ fuori di dubbio che il paziente si rivolga al proprio Medico per avere ragguagli sulla sua salute e sui percorsi anche normativi (Inps, invalidità, Inail) in tempi abituali ma c’è da chiedersi se questo possa avvenire anche in tempi eccezionali come questi. L’eccezionalità del momento ha spinto Enti e Istituzioni a predisporre canali informativi che vanno dai numeri verdi, a pagine Web sui siti Nazionali, Regionali e Ausl. Da tempo questi strumenti, per varie ragioni che vanno dall’impossibilità di accesso alla difficoltà d’interpretazione delle indicazioni in costante mutamento, alla capacità di comprensione del linguaggio da parte dei cittadini fino alla necessità di rapportarsi con un essere umano, sono diventati solo parzialmente efficaci. Si aggiungano le inefficienze del servizio di Dipartimento Sanità Pubblica ai cui sono affidate le comunicazioni di quarantena e la tempistica per avere gli esiti dei tamponi molecolari, le certificazioni INPS.
“Intendiamoci – precisa Bacchellli – sono inefficienze legate a numeri impossibili da gestire nella situazione attuale con il personale a disposizione che fa miracoli nelle condizioni date.
Per avere ragguagli, informazioni, certificazioni necessarie e le richieste non rimane a questo punto che la voce amica del medico di base che, per i numeri e spesso per la caoticità e le modalità scelte di dare l’informazione (vengono prima gli organi di stampa della catena dei servizi), non è in grado di soddisfare la montagna di richieste dei cittadini.
E’ del tutto evidente che nessun tipo di organizzazione può reggere una pressione del genere e che se i cittadini, adeguatamente informati dei fatti non collaborano, il risultato finale che abbiamo non potrà che essere quello della rabbia dei cittadini indirizzata inizialmente a chi gli è più prossimo e successivamente al resto delle istituzioni.
Solo quando tutta questa vicenda, spero presto, si sarà conclusa potremo riconsiderarla nel suo complesso valutando cosa ha o non ha funzionato. Già da ora penso si possa affermare che, al di là degli sforzi fatti a tutti i livelli dai singoli nei vari Organi e con le diverse Funzioni, rimangono dopo due anni modalità organizzative che continuano ad avere spesso i caratteri dell’improvvisazione. C’è da chiedersi se non si sarebbe potuto fare meglio”.
S.G.