Spettabile Redazione del Tempo, sono la mamma di due bambini piccoli che frequentano la scuola materna che, come ogni bambino che si rispetti, iniziano a manifestare segni di malessere e sintomi al venerdì pomeriggio intorno alle ore 18, quando il servizio dei pediatri di libera scelta non è disponibile e rimane solo un contatto telefonico al sabato mattina di un pediatra del distretto di riferimento di turno dalle ore 08.00 alle ore 10.00 del mattino. Le indicazioni, al di fuori della fascia oraria di reperibilità del sabato mattina (2 ore e mai in presenza), sono di contattare la guardia medica che non si assume mai la responsabilità di referti a bambini e ti indirizza al pronto soccorso pediatrico più prossimo. Vogliamo davvero intasare il pronto soccorso pediatrico per patologie comuni come una tonsillite o un virus intestinale? Io non sono un medico, posso dare informazioni dettagliate sui sintomi ma non posso auto-prescriverci la terapia corretta e soprattutto iniziarla tempestivamente per evitare l’insorgere di sintomi più gravi che possano provocare alterazioni. L’ultima volta al telefono ho dovuto ricordare al medico che ci ha liquidato in 3 minuti che non tutto è COVID, le malattie che abbiamo sempre affrontato ci sono ancora, anzi, quest’anno sono ancora più aggressive, ma sembra che le dobbiamo affrontare da soli con il metodo “CERCA SU GOOGLE E…TI SENTI FORTUNATO” o sborsando 120 euro, cifra realmente sborsata per una scarlattina ridotta a virus generico con prescrizione di antistaminico per il prurito dei puntini rossi dalla pediatra di turno al sabato mattina telefonicamente, richiamata perché non ero convinta sono stata liquidata con “Signora c’è in giro, gli dia l’antistaminico…” Certo, con 39,5 di febbre, episodio di vomito e puntini rossi ovunque… Al pediatra privato sono bastati 10 minuti di visita dal vivo per capire immediatamente che cosa servisse e per prescrivere la medicina magica e giusta per guarire. Non tutti possono permettersi di pagare 120€ per un consulto privato ed è veramente assurda questa solitudine assoluta nella quale veniamo lasciati.
L’esempio che ho riportato è quello dei pediatri, ma anche i medici di base sono assenti, orari di visita che non coprono le esigenze degli utenti, pre-festivi e festivi assenti, non visitano più e c’è solo un consulto telefonico. Siamo davvero rimasti soli a curarci le ferite, grandi e piccoli vengono dirottati in ospedale che sono al collasso vista la situazione che continuiamo a vivere e che rimarrà con noi per molto tempo.
Davvero non è possibile ripristinare servizi locali sfruttando le Case della Salute per assicurare una continuità assistenziale sanitaria per adulti e bambini? Magari anche a chiamata, ma presente!
Elisa