Il corso universitario a Carpi resta al palo

Il problema pare essere il reperimento della ditta che fisicamente eseguirà i lavori: fumata nera sul primo tentativo, fatto qualche mese fa dalla Fondazione, su una base di preventivo di circa 8 milioni. Una cifra talmente sottostimata rispetto ai prezzi di mercato che i potenziali costruttori hanno risposto con un sonante due di picche. E allora la Fondazione che fa? Rilancia e mette nel piatto 10 milioni, qualcuno abboccherà? O l’offerta lieviterà ancora? Una cosa è certa se i lavori non decolleranno quanto prima, difficilmente entro settembre il polo sarà pronto, conditio sine qua non per incassare il necessario accreditamento da parte del Ministero.

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Da sinistra Marco Zanibelli, architetto Lombardini 22 - Enrico Contini, vicepresidente Fondazione CR Carpi - Corrado Faglioni, presidente Fondazione CR Carpi - Juri Franzosi, direttore generale Lombardini 22, davanti all’edificio dell’ex consorzio agrario

Dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Carpi le bocche sono cucite: sul futuro nuovo polo universitario che dovrebbe sorgere nell’Oltreferrovia ed essere pronto entro settembre 2022, pare essere calato il sipario. Dov’è finito il progetto definitivo ed esecutivo affidato a maggio al Gruppo Lombardini 22 di Milano? Di certo ormai non c’è che il nome del corso, l’unico peraltro, Industrial and Manufacturing Engineering, dal momento che la risposta di Unimore, interpellata per capire lo stato avanzamento lavori, non è delle più incoraggianti: “Fermo restando il parere assolutamente positivo espresso degli organi collegiali Unimore rispetto a questa nuova istituzione, si precisa che, al fine di poter richiedere l’accreditamento della sede e del corso al Ministero, è necessario che sia conclusa la realizzazione del polo didattico/amministrativo che dovrà ospitare il Corso di Laurea, ad oggi in fase di costruzione”.

Polo di cui non c’è traccia, perchè a Carpi si sa gli iter funzionano al contrario: prima si sogna, poi si vedrà. 

Il problema pare essere il reperimento della ditta che fisicamente eseguirà i lavori: fumata nera sul primo tentativo, fatto qualche mese fa dalla Fondazione, su una base di preventivo di circa 8 milioni. Una cifra talmente sottostimata rispetto ai prezzi di mercato che i potenziali costruttori hanno risposto con un sonante due di picche. E allora la Fondazione che fa? Rilancia e mette nel piatto 10 milioni, qualcuno abboccherà? O l’offerta lieviterà ancora? 

Una cosa è certa se i lavori non decolleranno quanto prima, difficilmente entro settembre il polo (la cui superficie complessiva è di circa 4mila mq) sarà pronto, conditio sine qua non per incassare il necessario accreditamento da parte del Ministero. Un nullaosta imprescindibile per poter dare il via alle iscrizioni degli studenti e poter ufficialmente decollare. 

“E se il progetto tramonta cosa ce ne faremo di questi nuovi muri?” Si domandava a settembre la consigliera comunale del Movimento 5 Stelle Monica Medici. Pronta la risposta dell’assessore all’Urbanistica Riccardo Righi: “la struttura che verrà realizzata è dinamica e flessibile e potrà essere convertita più volte qualora dovessimo mettere in campo soluzioni alternative ma oggi vogliamo sognare in grande”. 

Intanto in Fondazione i mal di pancia per quest’operazione (partita con l’acquisto da parte della fondazione bancaria dell’ex Consorzio agrario, senza peraltro incassare dal Comune l’agognato cambio di destinazione d’uso dell’area verde di oltre 260mila metri quadri di cui dispone a Santa Croce per erigervi un paio di edifici a servizio del parco che vi sta nascendo) non si contano. 

Qualcuno però sta sorridendo. Quel qualcuno (- ndr Controcampo srl, la società di capitali nata a Parma ma con chiare radici carpigiane) che ha comprato da Cmb quasi 14 ettari di terreno nell’Oltreferrovia a circa (pare) 33 euro al mq (pochino) e che poi ha venduto a sua volta (a quale prezzo non è dato sapere nonostante le richieste fatte alla Fondazione) circa un ettaro all’ente presieduto da Corrado Faglioni affinché vi costruisse il nuovo polo e, non dimentichiamolo, ha pure incassato il via libera per costruire 138 unità abitative, tra condomini fino a cinque piani e ville mono e bi-familiari lungo via Tre Ponti. Alloggi di fascia alta incuneati in un bel parco presentato dal Comune alla cittadinanza come il “parco urbano più grande di Carpi” coi suoi 100mila metri quadri ma che, al netto delle aree verdi di pertinenza privata, si ridurrà a 73mila, ma questa è un’altra storia… O no?

Jessica Bianchi

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