“Nel 2020 in questo periodo avevamo più di 500 ricoveri nel modenese, oggi sono 63”

Sul balzo dei ricoveri, il direttore generale dell’Ausl precisa come “lo scorso anno, in questo periodo, vi fossero più di 500 pazienti ospedalizzati, mentre ora sono una sessantina e sono tutti o non vaccinati o pazienti fragili con un sistema immunitario compromesso e che quindi non ha risposto correttamente alla vaccinazione”. Certo la soglia di attenzione è massima e l’Ausl sta correndo ai ripari aumentando la dotazione di posti letto.

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La curva del contagio continua a salire nel modenese, così come i ricoveri ma i numeri restano ben lontani da quelli dello scorso anno. Al 29 novembre nella nostra provincia sono stati accertati 1.933 (erano 1.346 il 22 novembre, +44%) casi di persone con in corso l’infezione da Covid-19. Di questi, 1.870 sono in isolamento domiciliare mentre 63 (erano 46 il 22 novembre, +37%) i pazienti assistiti in regime di ricovero negli ospedali della provincia, 59 in Azienda ospedaliero universitaria e 4 al Ramazzini di Carpi. Il virus avanza, soprattutto tra i più giovani, e con lui i tentativi di contenerlo a partire dalla decisione del Governo di sospendere l’attività di screening nelle scuole sentinella coi test salivari e di attivare la quarantena per tutta la classe qualora venga rilevato anche un singolo caso positivo tra studenti o personale scolastico. Una decisione a cui il direttore generale dell’Ausl, Antonio Brambilla, guarda con favore: “in tutto il Paese c’erano dei problemi sull’affidabilità dei test salivari e di organizzazione delle quarantene e del tracciamento. Gran parte delle positività, anche in provincia di Modena, sono in larga parte nella scuola primaria e alle medie, lì la circolazione virale è molto alta, nel modenese addirittura l’incidenza di nuovi casi in quella fascia di età è di 300 ogni 100mila. Insomma credo che la decisione presa a livello centrale sia opportuna: serviva un intervento a tutela di tutti”. Qualcuno poi, come il sindaco di Bologna, ha deciso di introdurre l’uso obbligatorio della mascherina anche all’aperto in centro storico, una stretta a cui sta pensando anche la Giunta carpigiana: “questa è una decisione che spetta ai sindaci. La mascherina – sottolinea Brambilla – va tenuta nelle situazioni di assembramento o parziale assembramento ma non ci sono grandi evidenze che per le strade si possano correre dei grossi rischi. Scegliere di introdurre l’uso obbligatorio della mascherina all’aperto è un fatto che a mio parere dev’essere deciso con criterio a seconda dell’andamento epidemiologico. Una cosa è certa: nella nostra provincia la percentuale di nuovi positivi è significativamente più alta rispetto alla media nazionale ma stato così anche nelle precedenti ondate d’altronde, come hanno spiegato vari esperti epidemiologi, qui c’è una grande circolazione sociale e attività lavorative importante e quindi è inevitabile che il virus circoli in modo sostenuto”. 

Sul balzo dei ricoveri poi, il direttore generale dell’Ausl precisa come “lo scorso anno, in questo periodo, vi fossero più di 500 pazienti ospedalizzati, mentre ora sono una sessantina e sono tutti o non vaccinati o pazienti fragili con un sistema immunitario compromesso e che quindi non ha risposto correttamente alla vaccinazione”. Certo la soglia di attenzione è massima e l’Ausl sta correndo ai ripari aumentando la dotazione di posti letto: “50 era il limite superato il quale avremmo dovuto far entrare in gioco il resto della rete ospedaliera per affiancare Policlinico e Baggiovara nel trattamento dei Covid positivi. Ora quel tetto è stato superato e quindi abbiamo già messo a disposizione una decina di posti letto all’Ospedale Ramazzini di Carpi e stiamo valutando giorno per giorno l’andamento per decidere cosa fare e se implementare ulteriormente la dotazione. Inoltre l’obiettivo che ci siamo dati è quello di potenziare l’assistenza domiciliare affinchè chi sta mediamente bene possa essere seguito a casa”. E infine il direttore Brambilla rilancia l’importanza della vaccinazione: “dopo l’annuncio da parte del Governo del super green pass abbiamo registrato un incremento significativo delle prime dosi, dalle 200 alle 400 al giorno. Ricordo che chi deve ancora fare la prima somministrazione può recarsi in tutti i centri in regime di libero accesso, ovvero senza appuntamento. L’invito ovviamente a tutti i cittadini è quello di non mancare all’appuntamento vaccinale e di completare il ciclo” anche perchè, variante Omicron permettendo, al 24 novembre, il 17,1% della popolazione risulta ancora suscettibile di infezione.

Jessica Bianchi 

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