Cottarelli, “i soldi non bastano, deve aprirsi una stagione di riforme”

L’economista Carlo Cottarelli è stato ospite, venerdì 29 ottobre, di TrasformAzioni - Oltre il Festival e ha “incontrato” on line gli studenti delle scuole superiori di Carpi, confrontandosi con loro sul tema L'economia italiana dopo il Covid.

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“Dall’andamento dell’economia italiana dipenderà il destino economico dei vostri genitori e del vostro, non appena entrerete nel mondo del lavoro”. Sono state queste le prime parole che l’economista Carlo Cottarelli, ospite stamattina, venerdì 29 ottobre, di TrasformAzioniOltre il Festival, ha rivolto on line agli studenti delle scuole superiori di Carpi, durante la conferenza dal titolo L’economia italiana dopo il Covid. 

L’anno scorso l’Italia è stata colpita, come il resto del mondo, da uno choc economico molto forte. “L’emergenza sanitaria e i conseguenti lockdown hanno fatto scendere il nostro reddito di circa il 9%, la caduta più forte dalla seconda guerra mondiale”, ha spiegato Cottarelli. Quest’anno ci si aspetta una crescita del “6% della produzione. Un rimbalzo rapido poiché grazie ai vaccini il problema sanitario migliora e perchè, al contrario di quanto accaduto in passato, in questa occasione l’Italia ha ricevuto un forte sostegno, in termini di risorse, da parte delle istituzioni europee”.

L’anno scorso il deficit del nostro Paese (la differenza tra ciò che lo Stato spende e quello che incassa) ammontava a 160 miliardi (erano 30 nel 2019) perchè servivano “più soldi per l’emergenza sanitaria, la cassa integrazione e i sussidi… La  Banca centrale ha erogato a condizioni vantaggiose 175 miliardi e altri 20 sono giunti dall’Unione Europea. Quest’anno il deficit pubblico è di circa 170 miliardi e l’Italia incasserà dalle due istituzioni 185 miliardi. Tali surplus consentono allo stato italiano, già fortemente indebitato, di sostenere più facilmente l’economia senza preoccuparsi del debito. Credo che a partire dal primo trimestre 2022 torneremo a livelli di produzione e di Pil simili a quelli di fine 2019”.

La parte difficile però, per Cottarelli, arriverà dopo, poiché il 2019 aveva concluso il peggior ventennio della storia economica dell’Italia unitaria. 

“Nel 2019, il reddito, al netto dell’inflazione e in termini di potere d’acquisto, era rimasto fermo al 1999. Per la prima volta i figli non stavano meglio dei genitori, in vent’anni non si era registrato alcun progresso e mentre il resto del mondo cresceva il nostro paese si impoveriva sempre più”. Limitarsi a tornare a quella situazione produrrebbe “conseguenze serie, poiché accrescerebbe il numero dei nuovi poveri e farebbe fuggire tanti giovani all’estero in cerca di lavoro”. Per l’economista è quantomai necessario che si apra una nuova stagione di riforme, anche grazie alla realizzazione del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza. “Attraverso il PNRR e i 200 miliardi che arriveranno dalle istituzioni europee, il nostro Paese registrerà una maggiore crescita, stimabile intorno al 2%. Affinché questo accada occorre incrementare la produttività. Come? Aumentando la quantità di investimenti pubblici e privati”. Per ottenere tale traguardo però oltre ai soldi servono riforme tese a “semplificare il modo con cui opera la burocrazia, da quella statale fino alla comunale. Insomma, gli enti pubblici devono poter decidere più rapidamente. Inoltre si devono creare le condizioni per agevolare chi vuole investire in Italia, agendo sul livello di tassazione, sulla burocrazia e la lentezza della giustizia. Infine – va avanti Cottarelli – si deve investire di più in capitale umano, ovvero su pubblica istruzione, ricerca e formazione”. Certo la realizzazione del Piano, che dovrebbe protrarsi fino al 2026, è tutt’altro che scontata e piena di incertezze, a partire, ammette l’economista, “dalla durata di questo governo. Qualora Draghi diventasse presidente della Repubblica infatti, la coalizione, oggi molto ampia, si sfalderebbe, ci sarebbero nuove elezioni e ciò ritarderebbe il processo delle riforme”. Crescere dev’essere un imperativo, conclude Carlo Cottarelli, “altrimenti il debito diverrà insostenibile e non possiamo permetterci un’altra crisi. D’altronde l’Europa non può sempre salvarci. L’auspicio dunque è che questo piano si realizzi per portare così l’Italia fuori dalla crisi e far crescere, possibilmente in modo sostenibile, il Paese”.

Jessica Bianchi 

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